lunedì 22 settembre 2014

Terra dei fuochi, l'emergenza si allarga



da: Lettera 43
Sversati 10 mln di tonnellate di rifiuti. Esercito impotente: è allarme Vesuviano.
di Enzo Ciaccio

Gli operatori del Wwf, che di notte fanno ronda volontaria nelle campagne affumicate, assicurano che l’incendio dei rifiuti ad alto rischio continua come e peggio di prima.
Sotto i cavalcavia dell’Asse Mediano, negli anfratti più remoti della periferia sgarrupata, ovunque non penetri l’occhio dello Stato. Terra dei fuochi, anno zero.
Dopo l’oceano di lacrime e funerali, di proclami, di impegni e promesse solenni il dramma dei tumori e delle leucemie che dilagano tra la gente che vive nell’area dei 55 Comuni tra Napoli e Caserta non solo non è stato vinto ma neanche un po’ intaccato nelle cifre. Per l’associazione Terra dei fuochi di Angelo Ferrillo la vergogna dei roghi di rifiuti tossici «continua ogni notte indisturbata ed è assolutamente al di fuori di qualsiasi controllo da parte delle forze dell’ordine, dell’esercito, delle autorità preposte».

«ESERCITO E DRONI SERVONO A POCO». Sono centinaia, secondo Ferrillo, i roghi di rifiuti speciali che imprenditori senza scrupoli affidano alla criminalità
organizzata perché siano smaltiti di nascosto risparmiando su tasse, spese varie e salute altrui. Per convincere chi ancora fa finta di non crederci, Ferrillo sta pubblicando sul suo sito le fotografie degli scempi con l’indicazione dei luoghi e delle relative date: nelle notti d’agosto 2014 si è registrato il picco massimo, ma la vergogna continua impunita. «I vigili del fuoco sono in perenne carenza di organico e non reggono l’impatto con l’incalzare del fenomeno», avverte Ferrillo. Che aggiunge: «Le denunce depositate in procura a Napoli non si contano più, non c’è traccia di una seria opera di investigazione, l’esercito - cioè i 100 uomini spediti sul territorio da quattro mesi - riesce a contrastare solo qualche episodio». Inoltre, i droni hanno prodotto risultati modesti. «Insomma: magistrati, prefetti e amministratori locali stanno facendo la figura dei dilettanti allo sbaraglio».

IL VESCOVO DI ACERRA RINNOVA L'ALLARME. A rilanciare l’allarme Terra dei fuochi, dopo alcuni mesi di dormiveglia da parte delle istituzioni, è stato il nuovo vescovo di Acerra, la cittadina nel cuore dell’area avvelenata che ospita uno dei più grandi (e travagliati) inceneritori d’Europa. Monsignor Antonio Di Donna, dal pulpito della chiesa madre nel giorno della Madonna Assunta (15 agosto), ha ricordato ai dirigenti della A2a (la società che gestisce l’impianto e ha lanciato una campagna pubblicitaria all’insegna dello slogan «cittadini, qui stiamo scrivendo un’altra storia»), «il dolore delle mamme dei bambini che continuano a morire per tumori o leucemia».
«Dieci anni fa», ha urlato il vescovo tra gli applausi dei fedeli in lacrime, «ho visto soccombere il mio popolo di fronte alla costruzione di un inceneritore imposto con la violenza dei lacrimogeni, oggi gli slogan retorici della pubblicità di A2a appaiono una inaccettabile provocazione di fronte al dramma dei morti per tumore». Eppure, c’è chi ancora minimizza. O addirittura nega il pericolo.

1.806 DENUNCE, 443 AZIENDE COINVOLTE. È stato calcolato che in 20 anni sono stati sversati nella Terra dei fuochi 10 milioni di tonnellate di rifiuti tossici. Dal 1991 in poi, Legambiente ha censito 82 inchieste giudiziarie per traffico di rifiuti illeciti, 915 sono state le ordinanze di custodia cautelare, 1.806 sono le persone denunciate, 443 le aziende (del Centro e Nord Italia) accusate di aver ordinato gli smaltimenti illegali.
L’aggiornamento dello studio dell’Istituto superiore della sanità (denominato Sentieri) ribadisce, contro tutte le interpretazioni del ministro Beatrice Lorenzin («Qui solo il 2% dell’area è a rischio», aveva detto), che nella Terra dei fuochi «continua a registrarsi un eccesso di mortalità per tumori rispetto al resto della Campania pari al 13%».

Caldoro, tra coscienza della gravità e tutela degli interessi
Il governatore Stefano Caldoro, che non ha ancora attivato a dovere il registro regionale dei tumori, si barcamena tra la coscienza della innegabile gravità del fenomeno e l’esigenza di tutelare gli interessi dei prodotti agricoli del territorio. La regione Campania è pronta a lanciare una campagna promozionale denominata Campania si…cura, che punta a rilanciare l’immagine appannata di pizza, mozzarelle, olio, frutta e verdure della Terra dei fuochi grazie al coinvolgimento di società e associazioni sportive di più efficace richiamo.
L’obiettivo è di cucire lo slogan anti-roghi sulle maglie dei calciatori del Napoli, ma ciò sarà possibile solo dopo un eventuale accordo (non facile) con il patron Aurelio De Laurentiis.
Fumi, fetori, veleni di ogni tipo. «Ad Acerra», racconta un residente, «va di moda il test del naso fino: che cos'è? Consiste nel fermarsi in strada in tre o quattro e annusare l’aria per qualche minuto. Chi riesce a distinguere il maggior numero di cattivi odori emanati dall’inceneritore e dalle altre fonti inquinanti tutt’intorno vince un caffè».

LA PROFEZIA DI CARMINE SCHIAVONE. La paura di ammalarsi (e morire) si esorcizza anche sorridendo, qui nella Terra «dove se non respiri è meglio». Paure antiche, e mai sopite. Risale al lontanissimo 1998 la frase di Carmine Schiavone, ex boss dei Casalesi e pentito di camorra, che profetizzò gelido ai magistrati: «Credetemi, tra 20 anni qui moriranno tutti di tumore». Don Maurizio Patriciello, parroco del parco Verde a Caivano e anima indomita del movimento anti-roghi, ripete spesso: «Celebro troppi funerali di bambini, giovani, padri di famiglia. E sempre meno battesimi e matrimoni». E aggiunge: «A volte mi sento solo. E preso in giro».
Da quando l’ex prefetto di Napoli Andrea De Martino lo rimproverò in pubblico per aver definito «signora» il prefetto donna di Caserta, don Maurizio va in giro per l’Italia a discutere di veleni e Terra dei fuochi. Delusioni, stanchezza, accuse di protagonismo. Ma lui non molla.

ALLERTA ANCHE ATTORNO AL VESUVIO. Gli ha scritto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, poi il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe. Ormai è lui, don Terra dei fuochi.
Perfino papa Francesco si è recato a Caserta per incontrarlo. E ha promesso che tornerà. «Solo Francesco», racconta don Patriciello, «ha la forza per spegnere quei fuochi di morte». Ma ai roghi che ardono tra Napoli e Caserta bisogna aggiungere quelli che ora divampano nelle terre attorno al Vesuvio. San Giuseppe Vesuviano, Terzigno, Poggiomarino, Palma Campania, Striano: è stato don Patriciello a denunciare la presenza in quelle campagne di tonnellate di scarti tessili velenosi abbandonati dalla comunità dei cinesi che a migliaia lavorano nelle piccole aziende disseminate in zona. Dunque, c’è un nuovo e orrendo fronte di veleni. Che dovrebbe allarmare e mobilitare politici e istituzioni. Invece? Invece, niente.

VENTI KM QUADRATI DI TERRA ORMAI MORTI. In Campania, non c’è traccia di piani attivi di smaltimento e bonifica per le ex discariche. Né si ha idea di come smaltire i milioni di tonnellate di cosiddette eco-balle, vere e proprie bombe ecologiche depositate a marcire qua e là sul territorio.
Per Antonio Giordano, scienziato della Temple University di Philadelphia, «20 chilometri quadrati di territorio tra Napoli e Caserta sono da considerare ormai morti». Meno male che vige (sulla carta) il Piano regionale per le bonifiche, che ha accertato l’esistenza di 183 siti contaminati in Campania e ha indicato altri 3 mila siti da analizzare «con urgenza». Con urgenza, ma quando?

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