da: Il Fatto Quotidiano
Non si può più fare una battuta che viene
subito presa per un suggerimento e si avvera. Da tempo scherziamo sul Partito
Unico Renzusconi, fra patti e ripatti del Nazareno, tête-à-tête a Palazzo Chigi fra lo spregiudicato e il pregiudicato,
controriforme della Costituzione, della giustizia e dell’articolo 18, grattini
della Boschi a caval Donato Bruno, smancerie, toccatine, pizzini, baci e
bacetti.
Bene: pare
che l’ultima volta che si sono visti, B. abbia proposto a Renzi di unificare i
rispettivi partiti, magari dopo aver depurato
il Pd di ciò che resta dell’anima di centrosinistra con l’apposita
devastazione dei diritti dei lavoratori. Ciò gli consentirebbe di risolvere
l’annoso problema della successione:
perché baloccarsi ancora tra Alfano, che ormai sfugge ai radar, e Fitto, che
non è mai sfuggito ai tribunali, quando c’è Matteo, il figlio adottivo prediletto? Ora ha pure il padre inquisito per bancarotta: è la sua prova d’amore,
che si vuole di più dalla vita? Potrebbe chiamarsi Forza Pd, o Partito Demo-forzista:
qualche elettore gufo, ancorato ai vecchi steccati ideologici del passato,
storcerebbe il naso per un pò. Ma poi la gran parte se ne farebbe una ragione.
L’operazione garantirebbe anzitutto la governabilità: stando ai sondaggi, Forza Pd assommerebbe il 40 %
del Pd e il 16-17 di FI, avvicinandosi al 60. A quel punto, anche le estenuanti
discussioni sulla legge
elettorale sarebbero superate: il Renzusconi governerebbe sereno, senza bisogno di premi di
maggioranza, sbarramenti e altre rotture di palle. In fondo, è quel che succede
già oggi sotto mentite spoglie di
una maggioranza finta (Pd, Ncd e
centrini sparsi) che nasconde quella vera (i Nazareni).
Il Renzusconi finalmente depositato dal
notaio avrebbe pure il pregio della chiarezza, a beneficio degli smemorati e
degli sbadati. Tutto, ormai, in Italia è
figlio di babbo Silvio e del giovin Matteo. Il rieletto presidente Napolitano, che infatti non perde
occasione di ringraziare. Il governo, che vanta due berlusconiani doc come la ministra Guidi (Sviluppo) e il sottosegretario Ferri (Giustizia). Il nuovo Senato e l’Italicum. Ma anche il nuovo
Csm, dove gli 8 laici eletti dal Parlamento rappresentano tutti i partiti
tranne il più votato in Italia alle ultime Politiche: i 5 Stelle. Ecco dunque 3
pidini (il sottosegretario Legnini, Fanfani e Bene) e 2 forzisti (Casellati e
Zanettin, genero di Coppi e nipote del card. Parolin), col contorno dell’Ncd
Leone, del montiano Balduzzi e della vendoliana Balducci (la famosa sinistra
radicale). Presto avremo anche due renzusconiani alla Consulta: Violante e un
forzista non indagato al posto di Bruno, sempreché ne trovino uno.
A giugno
l’anticorruzione era pronta per il voto in commissione Giustizia, ma poi Renzi incontrò B. & Verdini e il
governo la bloccò annunciandone una nuova di zecca, che naturalmente non è
mai arrivata: Silvio non vuole. L’autoriciclaggio
era pronto l’altro giorno in commissione Finanze, ma il governo l’ha bloccato
per farlo riscrivere da Boschi & Ghedini. Il risultato, contrariamente
a quel che era parso in un primo tempo, è il colpo di spugna dell’altroieri
firmato dal ministro Orlando: Silvio non vuole. Invece vuole salvare Mediaset dai guai, e dunque ecco
pronto Antonio Pilati, già consulente della legge Gasparri, alla presidenza
della Rai, nel frattempo rapinata dal governo di 150 milioni. Ed ecco i saldi
di fine stagione targati Agcom per far risparmiare 25 milioni a Mediaset
sull’affitto delle frequenze. Sfido io che l’Unità ed Europa chiudono: a che servono a Renzi altri
due giornali di partito, quando ha già – gratis – gli house organ di Arcore, dal Foglio
al Giornale, che lo turibolano e lo
leccano manco fosse il loro padrone. Del resto Ferrara e Sallusti vanno capiti:
quando gli ricapita un premier che fa ciò che nemmeno B. era riuscito a fare
contro i magistrati, i sindacati e i lavoratori, e per giunta tiene buona la
piazza perché lui è “di sinistra”, o almeno così credono i gonzi. Vale sempre
la legge di Corrado Guzzanti, nella parodia di Rutelli con la voce di Sordi:
“L’Italia non è né di destra né di sinistra. L’Italia è di Berlusconi”.
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