giovedì 25 settembre 2014

Marco Travaglio: “Questo matrimonio s’ha da fare”



da: Il Fatto Quotidiano

Non si può più fare una battuta che viene subito presa per un suggerimento e si avvera. Da tempo scherziamo sul Partito Unico Renzusconi, fra patti e ripatti del Nazareno, tête-à-tête a Palazzo Chigi fra lo spregiudicato e il pregiudicato, controriforme della Costituzione, della giustizia e dell’articolo 18, grattini della Boschi a caval Donato Bruno, smancerie, toccatine, pizzini, baci e bacetti.
Bene: pare che l’ultima volta che si sono visti, B. abbia proposto a Renzi di unificare i rispettivi partiti, magari dopo aver depurato il Pd di ciò che resta dell’anima di centrosinistra con l’apposita devastazione dei diritti dei lavoratori. Ciò gli consentirebbe di risolvere l’annoso problema della successione: perché baloccarsi ancora tra Alfano, che ormai sfugge ai radar, e Fitto, che non è mai sfuggito ai tribunali, quando c’è Matteo, il figlio adottivo prediletto? Ora ha pure il padre inquisito per bancarotta: è la sua prova d’amore, che si vuole di più dalla vita? Potrebbe chiamarsi Forza Pd, o Partito Demo-forzista: qualche elettore gufo, ancorato ai vecchi steccati ideologici del passato, storcerebbe il naso per un pò. Ma poi la gran parte se ne farebbe una ragione. L’operazione garantirebbe anzitutto la governabilità: stando ai sondaggi, Forza Pd assommerebbe il 40 % del Pd e il 16-17 di FI, avvicinandosi al 60. A quel punto, anche le estenuanti discussioni sulla legge
elettorale sarebbero superate: il Renzusconi governerebbe sereno, senza bisogno di premi di maggioranza, sbarramenti e altre rotture di palle. In fondo, è quel che succede già oggi sotto mentite spoglie di una maggioranza finta (Pd, Ncd e centrini sparsi) che nasconde quella vera (i Nazareni).

Il Renzusconi finalmente depositato dal notaio avrebbe pure il pregio della chiarezza, a beneficio degli smemorati e degli sbadati. Tutto, ormai, in Italia è figlio di babbo Silvio e del giovin Matteo. Il rieletto presidente Napolitano, che infatti non perde occasione di ringraziare. Il governo, che vanta due berlusconiani doc come la ministra Guidi (Sviluppo) e il sottosegretario Ferri (Giustizia). Il nuovo Senato e l’Italicum. Ma anche il nuovo Csm, dove gli 8 laici eletti dal Parlamento rappresentano tutti i partiti tranne il più votato in Italia alle ultime Politiche: i 5 Stelle. Ecco dunque 3 pidini (il sottosegretario Legnini, Fanfani e Bene) e 2 forzisti (Casellati e Zanettin, genero di Coppi e nipote del card. Parolin), col contorno dell’Ncd Leone, del montiano Balduzzi e della vendoliana Balducci (la famosa sinistra radicale). Presto avremo anche due renzusconiani alla Consulta: Violante e un forzista non indagato al posto di Bruno, sempreché ne trovino uno.
A giugno l’anticorruzione era pronta per il voto in commissione Giustizia, ma poi Renzi incontrò B. & Verdini e il governo la bloccò annunciandone una nuova di zecca, che naturalmente non è mai arrivata: Silvio non vuole. L’autoriciclaggio era pronto l’altro giorno in commissione Finanze, ma il governo l’ha bloccato per farlo riscrivere da Boschi & Ghedini. Il risultato, contrariamente a quel che era parso in un primo tempo, è il colpo di spugna dell’altroieri firmato dal ministro Orlando: Silvio non vuole. Invece vuole salvare Mediaset dai guai, e dunque ecco pronto Antonio Pilati, già consulente della legge Gasparri, alla presidenza della Rai, nel frattempo rapinata dal governo di 150 milioni. Ed ecco i saldi di fine stagione targati Agcom per far risparmiare 25 milioni a Mediaset sull’affitto delle frequenze. Sfido io che l’Unità ed Europa chiudono: a che servono a Renzi altri due giornali di partito, quando ha già – gratis – gli house organ di Arcore, dal Foglio al Giornale, che lo turibolano e lo leccano manco fosse il loro padrone. Del resto Ferrara e Sallusti vanno capiti: quando gli ricapita un premier che fa ciò che nemmeno B. era riuscito a fare contro i magistrati, i sindacati e i lavoratori, e per giunta tiene buona la piazza perché lui è “di sinistra”, o almeno così credono i gonzi. Vale sempre la legge di Corrado Guzzanti, nella parodia di Rutelli con la voce di Sordi: “L’Italia non è né di destra né di sinistra. L’Italia è di Berlusconi”.

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