da: la
Repubblica
“Non c’è
più traccia del sogno berlusconiano”, spiega una sconsolata Stefania
Prestigiacomo abbandonando il Pdl. Spiace contraddirla, ma il “sogno
berlusconiano” non è affatto svanito; al contrario si è perfettamente inverato,
secondo gli auspici politici, gli indirizzi culturali, perfino i gusti
personali del suo indiscusso artefice. Il sogno berlusconiano si è incarnato in
Lavitola, Tarantino, le cene di Arcore, la Minetti, la nipote di Mubarak, il
Parlamento che spergiura dichiarando che quella, per Berlusconi, era davvero la
nipote di Mubarak. Nel conflitto di interessi e nelle leggi ad personam.
Nei quaranta milioni a Dell’Utri. Nella compravendita di senatori e deputati,
in Bossi e la sua sciagurata corte tradotti al potere e stipendiati da
un’Italia sulla quale sputano, nell’editto bulgaro, nell’occupazione della Rai
con uomini Mediaset, nelle corna e gli schiamazzi ai summit mondiali, nelle
barzellette imbarazzanti. Che cosa avrebbe dovuto accadere di più e di peggio,
gentile signora Prestigiacomo, per capire che il sogno berlusconiano era quella
roba lì?
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