martedì 29 aprile 2014

Tirano una banama a Dani Alves, calciatore del Barcellona: la sua risposta intelligente ai tifosi imbecilli




Dani Alves mangia la banana lanciata dai tifosi: "Sono in Spagna da undici anni, non è cambiato nulla"

Ora tutti sono delle scimmie. Il gesto di Dani Alves di mangiare la banana lanciatagli da un gruppo di tifosi razzisti ha incoraggiato le star del calcio e dello spettacolo a sostenere il terzino del Barcellona. Ha iniziato il suo compagna di squadra Neymar, postando un suo selfie mentre mangiava una banana. L'hashtag proposto dall'attaccante #weareallmonkeys è diventato subito virale. A lui si è aggiunto la fidanzata Thaissa Carvalho e a ruota altre star come Roberto Carlos e Aguero.



D'altronde il padre di Dani Alves era stato profetico: "Figlio mio, mangia le banane per evitare i crampi". E lui ha eseguito il suggerimento paterno. Durante la partita tra il Villareal e il Barcellona, ancora sconvolto e commosso per la morte dell'ex allenatore Tito Villanova, dagli spalti che si affacciano sul calcio d'angolo, oltre ai cori razzisti, piove una banana. Di fronte al simbolo
d'eccellenza della discriminazione verso le persone di colore, il brasiliano non ha fatto una piega: l'ha sbucciata, osservata e ingoiata in un sol boccone. E poi ha continuato a giocare. Ben vi sta razzisti: il gesto di Dani Alves è subito diventato un messaggio mondiale contro il razzismo.

Il riscatto dei calciatori discriminati passa da un gesto semplice ma al tempo stesso di una potenza comunicativa gigantesca. Quella che doveva essere un'offesa si è rivoltata contro gli stessi provocatori, zittiti e umiliati nella loro bassezza culturale. Il coraggio di Dani Alves è stato subito ripreso dal compagna di squadra e connazionale Neymar, che in passato ha ricevuto offesse simili. Sul suo profilo Instagram, l'attaccante si è immortalato in un selfie con un suo figlio in cui sbuccia una banana. Al sito Sport.es, Dani Alves ha dichiarato: "Sono in Spagna da undici anni, non è cambiato nulla.Non ci rimane che ridere di questi ritardati"
Purtroppo la casistica di episodi del genere è vasta nel mondo del calcio. Solo qualche mese fa il centrocampista del Milan Boateng fu ricoperto da "buu" razzisti in un'amichevole contro la Pro Patria. Il ghanese calciò la palla contro i tifosi e abbandonò il campo.
Roberto Carlos, mitico terzino del Brasile, non riuscì a reagire come Dani Alves. Durante la sua esperienza in Russia con la maglia dell'Anzhi, dei tifosi gli lanciarono una banana, ma lui preferì abbandonare la partita.

Il razzismo purtroppo non ha età. Lo scorso 12 marzo, Alberto Grassi, centrocampista diciannovenne della Primavera dell'Atalanta, si rivolse a un suo avversario di nazionalità marocchina con un "alzati vu' cumpra". Per questo insulto ha ricevuto 10 giornate di squalifica. Purtroppo il razzismo non ha età, ma il gesto di Dani Alves ancora una volta ha alzato i riflettori su un fenomeno difficile da debellare.

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