(..) La legge marziale dava facoltà
all’esercito di assumere funzioni di arbitro nella controversia, ma non fu
fatto nessun tentativo di conciliazione. (..) Verso le dodici, in attesa di un
treno che non arrivava, più di tremila persone, tra lavoratori e bambini,
traboccavano nello spazio scoperto davanti alla stazione e si ammassavano nelle
strade adiacenti che l’esercito chiuse con file di mitragliatrici. (..) Di
fianco a Josè Arcadio Secondo c’era una donna scalza, molto grassa, con due
bambini di quattro e sette anni circa. Prese in braccio il minore, e chiese a
Josè Arcadio Secondo, senza conoscerlo, di alzare l’altro perchè potesse
sentire meglio quello che avrebbero detto. Secondi prese il bambino sulle
spalle. Molti anni dopo, quel bambino che avrebbe continuato a raccontare,
anche se nessuno gli credeva, di aver visto il tenente leggere dentro una
tromba da grammofono il Decreto Numero 4 del Capo Civile e Militare della
provincia..e in tre articoli di ottanta parole dichiarava gli scioperanti un
branco di malfattori e dava facoltà all’esercito di ucciderli a fucilate.
(..) «Signore e signorie» disse il capitano
con voce bassa, lenta, un pò stanca, «concedo cinque minuti perchè tutti si
ritirino» ..... «Sono passati cinque minuti» disse il capitano con lo stesso
tono. «Un minuto ancora e poi darò fuoco» Josè Arcadio Secondo, sudando
ghiaccio, fece scendere il bambino dalle spalle e lo consegnò a sua madre. «Questi
cornuti sono capaci si sparare» mormorò la donna.
(..) Josè Arcadio Secondo si alzò sulla
punta dei piedi al di sopra delle teste che aveva davanti a lui, per la prima
volta in vita sua alzò la voce. «Cornuti! » gridò. «Vi regaliamo il minuto che
manca.»
(..) Quando Josè Arcadio Secondo si svegliò
era disteso supino nel buio. Si accorse che stava viaggiando su un treno
interminabile e silenzioso, e che aveva i capelli appiccicati dal sangue secco
e gli dolevano tutte le ossa. (..) Dovevano essere trascorse parecchie ore dal
massacro perchè i cadaveri avevano la temperatura del gesso in autunno, e la
sua stessa consistenza di schiuma pietrificata, e coloro che li avevano messi
nel vagone avevano avuto il tempo di stivarli nell’ordine e nel senso con cui
si trasportano i caschi di banane.
(..) Non pioveva da circa tre mesi ed era
tempo di secca. Ma quando il signor Brown annunciò la sua decisione scrosciò in
tutta la zona bananiera l’acquazzone torrenziale che aveva colto Josè Arcadio
Secondo sulla strada per Macondo. Una settimana dopo pioveva ancora. La
versione ufficiale, mille volte ripetuta e ribattua in tutto il paese con
quanti mezzi di divulgazione fossero alla portata del governo, finì per
imporsi: i lavoratori soddisfatti erano tornati alle loro famiglie, e la
compagnia bananiera avrebbe sospeso le sue attività finchè fosse durata la
pioggia. La legge marziale continuava, in previsione che fosse necessario
applicare misure di emergenza a causa della calamità pubblica dell’acquazzione
interminabile, ma la truppa era accasermata. (..)«A Macondo non è successo
nulla, nè sta succedendo, nè succederà mai nulla. Questo è un villaggio felice.
» Così consumarono lo sterminio dei capi sindacali.
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