da: Famiglia Cristiana
Papa
Francesco parte dalle piaghe di Gesù per spiegare la santità di Giovanni XXIII
e Giovanni Paolo II. Non se ne sono scandalizzati, anzi hanno toccato le piaghe
dei fratelli.
Santi
perché non hanno avuto vergogna di toccare le piaghe dei fratelli, perché non
si sono scandalizzati delle piaghe di Gesù. Santi perchè sono
stati docili alla voce dello Spirito. L'uno, Giovanni XXIII, nel convocare il
Concilio dimostrando in questo «una delicata docilità allo Spirito santo e
dando un grande servizio alla Chiesa». L'altro, Giovanni Paolo II, perché è
stato il Papa della famiglia e lo ricordiamo «proprio mentre stiamo vivendo un
cammino sinodale sulla famiglia e con le famiglie. cammino che sicuramente dal
cielo lui accompagna e sostiene».
Così papa Francesco spiega la
canonizzazione di due dei suoi predessori: Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.
Alla presenza di Benedetto XVI e con
una folla complessiva di 800 mila persone che hanno seguito la cerimonia, oltre
che da piazza san Pietro anche da 19 maxischermi dislocati fin lungo il corso dei Fori Imperiali, papa Francesco ha pronunciato la formula di rito dopo la richiesta del cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione dei santi. Con le parole «Beatos Ioannem XXIII et Ioannem Paulum II Sancots esse decernimus et definimus, ac Sanctorum catalogo adscribimus, statuentes eos in universa Ecclesia inter Sanctos pia devotione recoli debere» i due Papi sono stati canonizzati.
che da piazza san Pietro anche da 19 maxischermi dislocati fin lungo il corso dei Fori Imperiali, papa Francesco ha pronunciato la formula di rito dopo la richiesta del cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione dei santi. Con le parole «Beatos Ioannem XXIII et Ioannem Paulum II Sancots esse decernimus et definimus, ac Sanctorum catalogo adscribimus, statuentes eos in universa Ecclesia inter Sanctos pia devotione recoli debere» i due Papi sono stati canonizzati.
Il lungo giorno, cominciato già nella
mattina di ieri - e per alcuni già dal venerdì sera - non ha fatto venir meno
l'entusiasmo dei 500mila presenti in piazza che, però, al momento dell'omelia,
hanno fatto scendere un raccolto silenzio.
In una cornice di 30mila rose provenienti
dall'Ecuador, Papa Francesco ha subito ricordato che fu proprio Giovanni paolo
II a voler intitolare questa domenica dell'ottava di Pasqua alla Divina
misericordia. E poi ha spiegato il
Vangelo, anche in questa domenica letto sia in latino che in greco, per
ricordare che quest'anno la Pasqua cade nello stesso giorno sia anche per chi
segue il rito orientale.
Non parla a braccio papa Francesco mentre ricorda l'apparizione
di Gesù a Tommaso «quando Cristo si
rivolse a lui e lo invitò a toccare le sue piaghe. E allora quell’uomo sincero,
quell’uomo abituato a verificare di persona, si inginocchiò davanti a Gesù e
disse: "Mio Signore e mio Dio!". Le piaghe di Gesù sono scandalo per
la fede, ma sono anche la verifica della fede. Per questo nel corpo di Cristo
risorto le piaghe non scompaiono, rimangono, perché quelle piaghe sono il segno
permanente dell’amore di Dio per noi, e sono indispensabili per credere in Dio.
Non per credere che Dio esiste, ma per credere che Dio è amore, misericordia, fedeltà».
E di queste piaghe non si sono
scandalizzati e non si sono vergognati i due Papi oggi santi. Anzi. Dice
Francesco: «Hanno avuto il coraggio di guardare le ferite di Gesù, di toccare
le sue mani piagate e il suo costato trafitto. Non hanno avuto vergogna della
carne di Cristo, non si sono scandalizzati di Lui, della sua croce; non hanno
avuto vergogna della carne del fratello, perché in ogni persona sofferente
vedevano Gesù. Sono stati due uomini coraggiosi, pieni della parresia dello
Spirito Santo, e hanno dato testimonianza alla Chiesa e al mondo della bontà di
Dio, della sua misericordia».
Non sono stati sopraffatti dalle tragedie,
perché più forte era la fede e la «misericordia di Dio che si manifesta in
queste cinque piaghe; più forte era la vicinanza materna di Maria. In questi
due uomini contemplativi delle piaghe di Cristo e testimoni della sua
misericordia dimorava una speranza viva, insieme con una gioia indicibile e
gloriosa. La speranza e la gioia che Cristo risorto dà ai suoi discepoli, e delle
quali nulla e nessuno può privarli».
«Questa speranza e questa gioia si
respiravano nella prima comunità dei credenti», continua papa Francesco. «Una
comunità in cui si vive l’essenziale del Vangelo, vale a dire l’amore, la
misericordia, in semplicità e fraternità. E questa è l’immagine di Chiesa che
il Concilio Vaticano II ha tenuto davanti a sé. Giovanni XXIII e Giovanni Paolo
II hanno collaborato con lo Spirito Santo per ripristinare e aggiornare la
Chiesa secondo la sua fisionomia originaria, la fisionomia che le hanno dato i
santi nel corso dei secoli. Non dimentichiamo che sono proprio i santi che
mandano avanti e fanno crescere la Chiesa».
Infine l'augurio per tutti: «Che entrambi
», dice papa Francesco, «ci insegnino a non scandalizzarci delle piaghe di
Cristo, ad addentrarci nel mistero della misericordia divina che sempre spera,
sempre perdona, perché sempre ama».
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