mercoledì 30 aprile 2014

Sky, Andrea Scrosati: “Gomorra, la fiction italiana al pari di quella Usa”




Andrea Scrosati: ''Con Gomorra la Serie fiction italiana al pari di quella USA''

'Gomorra' di Roberto Saviano, un caso letterario da oltre 10 milioni di copie vendute in tutto il mondo, che il film di Matteo Garrone ha messo in scena con straordinaria intensita', diventa ora, grazie ad un'idea dello stesso scrittore-giornalista, un kolossal televisivo in 12 episodi da un'ora (il debutto il 6 maggio su Sky Atlantic e in simulcast su Sky Cinema 1 HD) realizzato da Sky con due tra le maggiori società italiane di produzione televisiva e cinematografica, Cattleya e Fandango, in collaborazione con La7 e in associazione con Beta Film.

«Una serie -sottolinea il vicepresidente di Sky Italia, Andrea Scrosati- che non ha nulla da invidiare alla grande produzioni di fiction statunitensi (con un budget che supera i 15 milioni di euro) e che infatti è stata già  venduta (sulla base dello script, cosa praticamente inedita per un prodotto italiano) dal distributore internazionale Beta Film in oltre 40 paesi» tra cui gli Stati Uniti. 

Al centro della serie, ambientata tra Scampia e altre zone dell'hinterland
napoletano, la guerra spietata tra due clan camorristici: quello guidato da Pietro Savastano e quello dell'emergente Salvatore Conte, raccontata con scene d'azione degne di Hollywood.

«Una serie di enorme innovazione - spiega Riccardo Tozzi di Cattleya, che aveva già prodotto un altro successo internazionale con la serie di 'Romanzo Criminale' - che mescola un grandissimo passo in avanti sul linguaggio di genere (tra action e gangster movie) della fiction televisiva mescolandoci peò il recupero della tradizione neorealista, perchè nei 12 episodi vedrete davvero la realtà del 'sistema' camorristico in tutta la sua crudezza».

A chi chiede se l'efficacia del racconto non rischia di creare nei giovani telespettatori un effetto emulativo, risponde subito Roberto Saviano che in proposito ha registrato un videomessaggio per la presentazione della serie, a cui non ha potuto partecipare:
«Credo che guardare Gomorra e poi emulare le gesta dei personaggi sia profondamente improbabile. Guardare alle serie televisive come ad un 'ufficio stampa del male' è uno sguardo un po’ superficiale. L'elemento di prudenza è semplicemente nel descrivere con rigore quella realtà'. Non nel togliere cose, perchè altrimenti un ragazzo potrebbe imitare quel gesto. Questo è l'unico modo per evitare maschere epiche, esaltazioni. Quelle avvengono quando i personaggi non riesci a descriverli e hai bisogno di 'doparlì, renderli carismatici, affascinanti. Il carisma e il fascino ci sono, perché sono uomini di potere, ma sono descritti dai loro gesti. La realtà non la voglio spiegare, non voglio dire cosa è giusto e cosa è sbagliato. E’ ovvio che poi ne emerge un giudizio. Ho la sensazione che non si possano amare questi personaggi, perché sono raccontati così come sono, quindi con tutto l'apporto violento delle loro contraddizioni. Non sono uomini visti semplicemente nel loro momento trionfante o quando vengono ammazzati - perche' in genere il cinema tende a vedere solo questi due momenti - ma sono visti nella miseria quotidiana, nell'inferno delle loro vite», conclude Saviano.

«Il punto di vista del racconto non poteva che essere interno all'organizzazione criminale, il Sistema del narcotraffico sarebbe stato svelato dai suoi stessi affiliati, dai suoi stessi meccanismi di funzionamento», aggiunge il regista Stefano Sollima, che ha già diretto la serie cult 'Romanzo Criminale' e che cura anche la supervisione artistica.
«L'approccio etico al racconto, però -sottolinea Sollima- è stato estremamente rigoroso e deciso. Se i meccanismi di narrazione appassioneranno lo spettatore e lo inchioderanno, la verità sottostante gli consentirà  di mantenere una visione non contaminata. Nessuno vedrà nei personaggi della serie altro da quello che sono. Nessuna identificazione e meno che mai emulazione. Semmai conoscenza e consapevolezza».
Ma dietro la macchina da presa, oltre a Sollima, ci sono anche altri due registi: Francesca Comencini e Claudio Cupellini. 
«Abbiamo scelto di raccontare le tre diverse fasi del grande arco narrativo della serie - chiarisce Stefano Sollima - attraverso tre punti di vista diversi, quello del vecchio boss Pietro, negli episodi diretti da me, quello della moglie Imma che si trova a diventare reggente del clan, negli episodi diretti dalla Comenicini, e quello del figlio Genny che succederà a Pietro alla guida del clan, negli episodi diretti da Cupellini».

La scrittura è stata affidata a Stefano Bises (che ha curato anche il coordinamento editoriale), Leonardo Fasoli, Ludovica Rampoldi e Giovanni Bianconi, a cui si sono aggiunti in fase di sceneggiatura Filippo Gravino e Maddalena Ravagli. Mentre Saviano, oltre a firmare l'idea del soggetto della serie è stato consulente degli sceneggiatori, soprattutto per rendere il comportamento dei singoli affiliati al clan il più possibile vicino alla realtà. Il cast è tutto composto da attori legati al territorio (e la lingua che i telespettatori ascolteranno e' il napoletano, tanto che Sky offrira' anche in Italia la sottotitolazione), con esordienti che si mischiano ad attori professionisti: Marco D'Amore,Fortunato Cerlino, Maria Pia Calzone, Salvatore Esposito, Marco Palvetti, Domenico Balsamo e tanti altri.

Intanto, alla vigilia della messa in onda, lunedì 5 maggio su Sky Cinema Cult Hd, saranno riproposti i cinque corti del Laboratorio Mina (creato dalle associazioni di Scampia che ogni giorno si oppongono al 'sistema' della camorra) su storie dure legate al territorio, realizzati da 25 ragazzi tra i 18 e i 26 anni (gia' andati in onda ed ora visibili sul sito di Sky). Saranno inoltre trasmessi due film su tematiche simili, «La'-Bas-Educazione criminale», esordio alla regia di Guido Lombardi, e «L'intervallo», di Leonardo Di Costanzo.

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