lunedì 7 aprile 2014

Aquila, 5 anni dal terremoto: ancora 23.900 persone fuori casa



da: Il Fatto Quotidiano

Terremoto L’Aquila, la città 5 anni dopo: ancora 23.900 persone fuori casa
Il sisma ha causato 309 vittime e fatto crollare le abitazioni. Poi è stata distrutta anche la socialità. Nei quartieri temporanei realizzati con il progetto C.a.s.e., fiore all'occhiello di Berlusconi, gli anziani vagano come anime smarrite per le strade senza marciapiedi
di Sandra Amurri 

C’è una frase che più di ogni altra fotografa lo stato d’animo degli aquilani cinque anni dopo le 3,32 di quel 6 aprile del 2009 quando il sisma, magnitudo 5.9 della scala Richter cancellò la vita di 309. “In un convegno mi chiesero: cosa vi ha spaventato più del terremoto? Ho risposto: il dopo terremoto”. È il commento che Raffaela Coccia affida al gruppo su Facebook “Sei aquilano se…”, fondato da Angela Schiavone e Francesca Romano a fine gennaio 2014 e che oggi conta oltre 16 mila iscritti. Un luogo virtuale per restare aggrappati, come esuli alla propria terra. Cittadine e cittadini, espropriati dei loro luoghi, del sentire comune, dei loro diritti, del bisogno di dialogare per condividere i piccoli e i grandi gesti quotidiani, il ricordo di quel dolore mai sopito.

Un dolore che ogni anno si ripresenta in tutta la sua ferocia accompagnato dalla delusione di promesse disattese, dalla violenza che l’inganno porta con sé, dal ricordo delle risate dell’imprenditore Francesco De Vito Piscicelli (arrestato per gli appalti facili) che al telefono disse: “Io stamattina ridevo alle tre e mezzo dentro al letto…”, al pensiero di quanto avrebbero fruttato quelle macerie che nascondevano cadaveri ancora caldi. Alle passerelle dei politici di turno, alle inchieste per dare un nome a chi non ha fatto ciò avrebbe dovuto per scongiurare una tragedia annunciata.

Le regole antisismiche ignorate
Eh sì perché come dimostrano le inchieste, il terremoto non è stata la sola causa ma una concausa, appunto, dei crolli che hanno seppellito vite umane, il resto lo ha fatto il non rispetto delle regole antisismiche. L’Aquila non era soltanto la città delle chiese e dei monumenti, era anche il luogo dei sapori e degli odori, come quello del caciocavallo che usciva fuori dalle tante botteghe del centro storico. Erano 900 le botteghe, ne sono rimaste circa 30. Al posto dei negozi ci sono i centri commerciali in periferia che il sabato pomeriggio diventano luoghi d’incontro. La vita, quella vera, fatta di ricordi e speranze, gli aquilani la cercano su Facebook: “Se ti metti a letto e ripercorri quei tragici momenti, non so se capita anche a voi ma ricordo perfettamente ogni movimento, ogni singolo respiro e poi quel silenzio… trattenevo il respiro per cercare di capire se il mio compagno stava venendo a liberarmi e poi l’angoscia, la paura…”, scrive Donatella Di Marco. Se il terremoto ha fatto crollare le case e ucciso 309 persone, il dopo terremoto ha distrutto la socialità. Basta andare nei quartieri temporanei, il progetto C.a.s.e., fiore all’occhiello di Berlusconi, vedere gli anziani, quelli che non si sono lasciati morire, che vagano come anime smarrite per le strade senza marciapiedi. Ripetono gesti conosciuti nella speranza, mai sopita, di tornare nella propria casa per ritrovare il sapore della loro vita. Gli nomini un politico, uno qualsiasi, e la risposta sono valanghe di improperie. Trasportati qui, temporaneamente, gli avevano detto, una provvisorietà che dura da cinque anni. Alcuni vivono con i figli, i nipoti, in case che la mancanza di manutenzione sta divorando: pavimenti che si alzano, la pioggia che entra dai tetti. Tutto intorno il degrado.

Il buco delle bollette pazze
“Cani randagi, erbacce, carte dappertutto che vengono spazzate via solo in prossimità delle campagne elettorali”, dice Luciana Tomei, volontaria, gestisce la tenda Amica. Pesa come un macigno sul bilancio del Comune la morosità per le spese di riscaldamento, luce ecc… le società di riscossione per conto di alcune aziende che riforniscono l’energia, si fanno avanti per incassare crediti per ben oltre 4 milioni di euro mentre il buco delle “bollette pazze” delle 185 palazzine antisismiche sfiora gli 11 milioni di euro. Il sindaco Cialente, che passerà alla storia per le dimissioni annunciate e mai date, chiede di saldare i conti, gli abitanti denunciano errori, carenza di trasparenza, mala gestione. Tra un po’ partiranno anche gli sfratti per gli oltre mille assegnatari che non hanno mai pagato il canone di affitto. Altro tema dolente sono le scuole ancora inagibili ospitate nei Musp (Moduli a uso scolastico provvisorio) costruiti all’indomani del sisma. Diciannove per le scuole statali e cinque per quelle paritarie. Solo la Casa dello studente, dove morirono otto ragazzi, è stata ricostruita. E grazie alla solidarietà di artisti come Renato Zero, Fiorella Mannoia, Laura Pausini, Gianna Nannini, Giorgia è stato realizzato un intero padiglione dell’Università Scientifica. Ma non basta.

Non è un paese per giovani
I giovani, senza più luoghi dove ritrovarsi, sempre più spesso si rifugiano nell’alcool e nella droga, e le risse, le aggressioni notturne nei bar del centro sono sempre di più. Il cuore della città è ancora zona rossa ma, sfuggendo al controllo degli alpini che la presidiano, scansando qualche transenna, è possibile entrare. Si vedono macerie, porte sbrancate, case impacchettate, e anche gru ma non il futuro. Con 250 cantieri nel centro storico, L’Aquila è la città-cantiere più grande d’Europa. “Quella notte Piazza Duomo era affollatissima: donne, bambini, uomini, con indosso coperte, in pigiama, scalzi sfuggiti alla furia del terremoto. Poi ci siamo persi, chi in albergo fuori città, chi nelle case delle illusioni chi dai parenti e non ci riconosciamo più”. Marta aveva 16 anni quando con la mamma e il fratellino di 4 è riuscita miracolosamente a scappare prima che crollasse tutto. Oggi dice di non aver perduto solo la casa ma anche le lacrime: “Non piango più. Non ho pianto neppure un mese fa quando mi ha lasciato il mio ragazzo, niente è più doloroso di ciò che ho vissuto e vivo dentro di me”.

Gli sprechi non si contano
Sono state stanziate risorse per 12 miliardi di euro. Spesi 6,3 miliardi. Molti per l’emergenza e solo 2,8 milioni per ricostruzione privata e pubblica, secondo il monitoraggio del Comune. Gli sprechi non si contano. Basti pensare al G8 che si doveva tenere alla Maddalena e poi, per volere del governo Berlusconi, Bertolaso spostò sul palcoscenico de L’Aquila. Quasi cinque milioni di euro per ospitare alla Caserma Coppito i “grandi” della Terra: Obama, Putin, Sarkozy, Gheddafi, Merkel. Mentre le persone non avevano il pane venivano spesi 26 mila euro per i cadeau: penne in edizione limitata, 22,500 euro per i portacenere di Bulgari. Fino all’incredibile costo di 35 milioni di euro per i gabinetti chimici, spreco denunciato da Libera. Per non parlare della corruzione. Solo l’ultima inchiesta, in ordine di tempo, denominata Do ut des, ha smantellato un giroditangentipercirca500milaeuro.Sono23.900 le persone che vivono ancora fuori casa. La cassa integrazionenellaprovinciaaquilana,secondoidati della Cgil, è passata dalle 850 mila ore del 2008 agli 8 milioni: ogni 300 mila abitanti, 40 mila sono senza lavoro. Lievita anche il consumo degli psicofarmaci e il numero delle persone morte suicide.

Processi e condanne
A ottobre si aprirà il processo d’appello ai sette componenti della Commissione grandi rischi condannati in primo grado a sei anni per omicidio colposo e lesioni per aver fornito, al termine della riunione del 31 marzo, cinque giorni prima della tragedia, informazioni rassicuranti agli abitanti nonostante lo sciame sismico facesse tremare la terra da tempo. Per il crollo della Casa dello studente sono state condannate in primo grado a quattro anni i tre tecnici autori dei lavori di restauro avvenuti nel 2000, in quanto avrebbero reso ancora più debole il palazzo, che già presentava vizi strutturali all’epoca della sua edificazione negli anni ’60, e a due anni e mezzo il tecnico dell’Azienda per il diritto allo studio che gestisce l’immobile. La maxi inchiesta sui crolli ha visto la condanna in primo grado a tre anni di carcere per omicidio colposo e lesioni dell’ingegnere Diego De Angelis, per il crollo di un palazzo che ha ucciso diciassette persone, compresa sua figlia. Verità e ricostruzione sono ancora lontane ma come dicono qui: “Jemo ’nnanzi”(andiamo avanti), come ha ripetuto papa Francesco nel giorno della preghiera per i terremotati.

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