da: Il Fatto Quotidiano
Terremoto
L’Aquila, la città 5 anni dopo: ancora 23.900 persone fuori casa
Il
sisma ha causato 309 vittime e fatto crollare le abitazioni. Poi è stata
distrutta anche la socialità. Nei quartieri temporanei realizzati con il
progetto C.a.s.e., fiore all'occhiello di Berlusconi, gli anziani vagano come
anime smarrite per le strade senza marciapiedi
di Sandra
Amurri
C’è una frase che più di ogni altra
fotografa lo stato d’animo degli aquilani cinque anni dopo le 3,32 di quel 6
aprile del 2009 quando il sisma, magnitudo 5.9 della scala Richter cancellò la
vita di 309. “In un convegno mi chiesero: cosa vi ha spaventato più del
terremoto? Ho risposto: il dopo terremoto”. È il commento che Raffaela Coccia
affida al gruppo su Facebook “Sei aquilano se…”, fondato da Angela Schiavone e
Francesca Romano a fine gennaio 2014 e che oggi conta oltre 16 mila iscritti. Un
luogo virtuale per restare aggrappati, come esuli alla propria terra. Cittadine
e cittadini, espropriati dei loro luoghi, del sentire comune, dei loro diritti,
del bisogno di dialogare per condividere i piccoli e i grandi gesti quotidiani,
il ricordo di quel dolore mai sopito.
Un dolore che ogni anno si ripresenta in
tutta la sua ferocia accompagnato dalla delusione di promesse disattese, dalla
violenza che l’inganno porta con sé, dal ricordo delle risate dell’imprenditore
Francesco De Vito Piscicelli (arrestato per gli appalti facili) che al telefono
disse: “Io stamattina ridevo alle tre e mezzo dentro al letto…”, al pensiero di
quanto avrebbero fruttato quelle macerie che nascondevano cadaveri ancora
caldi. Alle passerelle dei politici di turno, alle inchieste per dare un nome a
chi non ha fatto ciò avrebbe dovuto per scongiurare una tragedia annunciata.
Le
regole antisismiche ignorate
Eh sì perché come dimostrano le inchieste,
il terremoto non è stata la sola causa ma una concausa, appunto, dei crolli che
hanno seppellito vite umane, il resto lo ha fatto il non rispetto delle regole
antisismiche. L’Aquila non era soltanto la città delle chiese e dei monumenti,
era anche il luogo dei sapori e degli odori, come quello del caciocavallo che
usciva fuori dalle tante botteghe del centro storico. Erano 900 le botteghe, ne
sono rimaste circa 30. Al posto dei negozi ci sono i centri commerciali in
periferia che il sabato pomeriggio diventano luoghi d’incontro. La vita, quella
vera, fatta di ricordi e speranze, gli aquilani la cercano su Facebook: “Se ti
metti a letto e ripercorri quei tragici momenti, non so se capita anche a voi
ma ricordo perfettamente ogni movimento, ogni singolo respiro e poi quel
silenzio… trattenevo il respiro per cercare di capire se il mio compagno stava
venendo a liberarmi e poi l’angoscia, la paura…”, scrive Donatella Di Marco. Se
il terremoto ha fatto crollare le case e ucciso 309 persone, il dopo terremoto
ha distrutto la socialità. Basta andare nei quartieri temporanei, il progetto C.a.s.e.,
fiore all’occhiello di Berlusconi, vedere gli anziani, quelli che non si sono
lasciati morire, che vagano come anime smarrite per le strade senza
marciapiedi. Ripetono gesti conosciuti nella speranza, mai sopita, di tornare
nella propria casa per ritrovare il sapore della loro vita. Gli nomini un
politico, uno qualsiasi, e la risposta sono valanghe di improperie. Trasportati
qui, temporaneamente, gli avevano detto, una provvisorietà che dura da cinque
anni. Alcuni vivono con i figli, i nipoti, in case che la mancanza di
manutenzione sta divorando: pavimenti che si alzano, la pioggia che entra dai
tetti. Tutto intorno il degrado.
Il
buco delle bollette pazze
“Cani randagi, erbacce, carte dappertutto
che vengono spazzate via solo in prossimità delle campagne elettorali”, dice
Luciana Tomei, volontaria, gestisce la tenda Amica. Pesa come un macigno sul
bilancio del Comune la morosità per le spese di riscaldamento, luce ecc… le
società di riscossione per conto di alcune aziende che riforniscono l’energia, si
fanno avanti per incassare crediti per ben oltre 4 milioni di euro mentre il
buco delle “bollette pazze” delle 185 palazzine antisismiche sfiora gli 11
milioni di euro. Il sindaco Cialente, che passerà alla storia per le dimissioni
annunciate e mai date, chiede di saldare i conti, gli abitanti denunciano
errori, carenza di trasparenza, mala gestione. Tra un po’ partiranno anche gli
sfratti per gli oltre mille assegnatari che non hanno mai pagato il canone di
affitto. Altro tema dolente sono le scuole ancora inagibili ospitate nei Musp
(Moduli a uso scolastico provvisorio) costruiti all’indomani del sisma.
Diciannove per le scuole statali e cinque per quelle paritarie. Solo la Casa
dello studente, dove morirono otto ragazzi, è stata ricostruita. E grazie alla
solidarietà di artisti come Renato Zero, Fiorella Mannoia, Laura Pausini,
Gianna Nannini, Giorgia è stato realizzato un intero padiglione dell’Università
Scientifica. Ma non basta.
Non
è un paese per giovani
I giovani, senza più luoghi dove
ritrovarsi, sempre più spesso si rifugiano nell’alcool e nella droga, e le
risse, le aggressioni notturne nei bar del centro sono sempre di più. Il cuore
della città è ancora zona rossa ma, sfuggendo al controllo degli alpini che la
presidiano, scansando qualche transenna, è possibile entrare. Si vedono
macerie, porte sbrancate, case impacchettate, e anche gru ma non il futuro. Con
250 cantieri nel centro storico, L’Aquila è la città-cantiere più grande
d’Europa. “Quella notte Piazza Duomo era affollatissima: donne, bambini,
uomini, con indosso coperte, in pigiama, scalzi sfuggiti alla furia del
terremoto. Poi ci siamo persi, chi in albergo fuori città, chi nelle case delle
illusioni chi dai parenti e non ci riconosciamo più”. Marta aveva 16 anni
quando con la mamma e il fratellino di 4 è riuscita miracolosamente a scappare
prima che crollasse tutto. Oggi dice di non aver perduto solo la casa ma anche
le lacrime: “Non piango più. Non ho pianto neppure un mese fa quando mi ha
lasciato il mio ragazzo, niente è più doloroso di ciò che ho vissuto e vivo
dentro di me”.
Gli
sprechi non si contano
Sono state stanziate risorse per 12
miliardi di euro. Spesi 6,3 miliardi. Molti per l’emergenza e solo 2,8 milioni
per ricostruzione privata e pubblica, secondo il monitoraggio del Comune. Gli
sprechi non si contano. Basti pensare al G8 che si doveva tenere alla Maddalena
e poi, per volere del governo Berlusconi, Bertolaso spostò sul palcoscenico de
L’Aquila. Quasi cinque milioni di euro per ospitare alla Caserma Coppito i
“grandi” della Terra: Obama, Putin, Sarkozy, Gheddafi, Merkel. Mentre le
persone non avevano il pane venivano spesi 26 mila euro per i cadeau: penne in
edizione limitata, 22,500 euro per i portacenere di Bulgari. Fino
all’incredibile costo di 35 milioni di euro per i gabinetti chimici, spreco
denunciato da Libera. Per non parlare della corruzione. Solo l’ultima
inchiesta, in ordine di tempo, denominata Do ut des, ha smantellato un
giroditangentipercirca500milaeuro.Sono23.900 le persone che vivono ancora fuori
casa. La cassa integrazionenellaprovinciaaquilana,secondoidati della Cgil, è
passata dalle 850 mila ore del 2008 agli 8 milioni: ogni 300 mila abitanti, 40
mila sono senza lavoro. Lievita anche il consumo degli psicofarmaci e il numero
delle persone morte suicide.
Processi
e condanne
A ottobre si aprirà il processo d’appello
ai sette componenti della Commissione grandi rischi condannati in primo grado a
sei anni per omicidio colposo e lesioni per aver fornito, al termine della
riunione del 31 marzo, cinque giorni prima della tragedia, informazioni
rassicuranti agli abitanti nonostante lo sciame sismico facesse tremare la
terra da tempo. Per il crollo della Casa dello studente sono state condannate
in primo grado a quattro anni i tre tecnici autori dei lavori di restauro
avvenuti nel 2000, in quanto avrebbero reso ancora più debole il palazzo, che
già presentava vizi strutturali all’epoca della sua edificazione negli anni
’60, e a due anni e mezzo il tecnico dell’Azienda per il diritto allo studio
che gestisce l’immobile. La maxi inchiesta sui crolli ha visto la condanna in
primo grado a tre anni di carcere per omicidio colposo e lesioni dell’ingegnere
Diego De Angelis, per il crollo di un palazzo che ha ucciso diciassette
persone, compresa sua figlia. Verità e ricostruzione sono ancora lontane ma
come dicono qui: “Jemo ’nnanzi”(andiamo avanti), come ha ripetuto papa
Francesco nel giorno della preghiera per i terremotati.
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