da: Il Fatto Quotidiano
Siccome in Italia – come diceva Flaiano – “i fascisti sono una trascurabile maggioranza”,
nessun intellettuale (o quasi) riesce a
comprendere l’allarme di Zagrebelsky, di Rodotà e degli altri firmatari
dell’appello di Libertà e Giustizia contro la “svolta autoritaria”. Infatti,
dopo una settimana di ostracismo su tutti i tg e i giornali (tranne il nostro),
l’appello e i suoi firmatari sono diventati il bersaglio di attacchi concentrici,
insulti plenari e scomuniche trasversali che vanno dalla destra al centro alla
sinistra. “Professoroni”, “tromboni”, “parrucconi”, “conservatori” (che –
almeno a proposito della Costituzione del 1948 – è un meraviglioso
complimento).
Nessuno – a parte Michele Ainis sul Corriere – ha risposto nel merito alle loro obiezioni. Quasi tutti
le hanno falsificate e caricaturate per poterle meglio ignorare e demolire.
Qualcuno ha detto che è ridicolo definire “autoritaria” la riforma del Senato:
infatti non è solo a quella che si riferisce l’appello, ma a un insieme di
riforme scritte o annunciate che vanno tutte nella direzione di una democrazia
verticale, sempre meno partecipata, dunque non più democratica.
Proviamo a immaginare come sarebbe l’Italia
fra qualche anno se tutto ciò che Renzi e i suoi alleati sparsi qua e là
(Berlusconi, Casini, Alfano, qualche ex-M5S) hanno in mente diventasse legge.
Il presidente della Repubblica sarà eletto
(ancora) da un Parlamento di nominati. La Camera sarà (ancora) formata da
deputati scelti da 3-4 segretari, padroni assoluti dei propri partiti con
leadership sempre più personali e carismatiche, tagliando fuori qualunque
minoranza che non voglia coalizzarsi e non superi l’8% o qualunque coalizione
che non salti l’ostacolo del 12%. Il Senato, privo di poteri, sarà formato da
governatori, consiglieri regionali, sindaci e amici del capo dello Stato,
eletti per fare tutt’altro o non eletti tout court.
Il premier sarà il boss dell’unico ramo del
Parlamento che ancora può impensierirlo grazie a un premio di maggioranza
mostruoso, che regala il 53% dei deputati anche se il partito-guida della
coalizione vincente ha solo il 20% dei voti validi (cioè il 12-13% degli
elettori), e incasserà entro 60 giorni il via libera obbligatorio a qualunque
suo disegno di legge. Le province cambieranno soltanto nome e, a loro volta,
non saranno più elettive, ma nominate dai soliti noti.
Poi, se tutto va bene, si provvederà a
rafforzare vieppiù i poteri del premier, consentendogli di sfiduciare i
ministri quando pare a lui. Uno comanderà e gli altri eseguiranno, in un
sistema mostruoso dove il potere sarà concentrato in pochissime mani (perlopiù
due) e diventerà difficilmente scalabile e contendibile.
Cosa resterà dei checks and balances, cioè
dei pesi e dei contrappesi previsti dai testi sacri della democrazia liberale,
dove i poteri sono separati e si controllano e si bilanciano l’uno con l’altro?
Poco o nulla. Chi cita i sistemi presidenzialisti francesi o americano non sa
quel che dice: lì può addirittura
capitare che il primo ministro o il Presidente si ritrovino un Parlamento di
colore opposto al loro. Cosa che in Italia sarebbe impensabile. Ma l’allarme
sulla “svolta autoritaria” inista in questo accrocco di controriforme cade nel
vuoto proprio perché l’Italia è giù dominata da culture autoritarie:
l’intellighenzia è già cortigiana dal Rinascimento (anche se al posto di
Lorenzo il Magnifico ci sono Renzi, la Boschi e Verdini). La democrazia
verticale, per affermarsi, necessita di intellettuali orizzontali. L’anno
scorso stuoli di giuristi di corte accorsero festosi alla chiamata di
Napolitano&Letta per arruolarsi in comitati di “saggi” incaricati di
devastare la Costituzione: e a nessuno venne in mente che quello scapicollarsi
a Palazzo era la negazione del ruolo dell’intellettuale. Infatti Zagrebelsky,
Rodotà & C. vengono “scomunicati” dai colleghi proprio perché non
s’intruppano al servizio del potere: non sono abbastanza governativi.
“Un giorno – per dirla ancora con Flaiano –
il fascismo sarà curato con la psicoanalisi”.
Che cosa non accade in questo "POVERO PAESE" guidato da una marmaglia di azzeccagarbugli.
RispondiEliminaUn bel paese in mano a dei giocolieri e prestigiatori. Mi rendo conto che "LOTTARE PER LA DEMOCRAZIA" sarà un compito aspro, senza quartiere e senza tregua.
Nonostante 2000 anni e più di storia e di civiltà siamo ancora alla ricerca del governo del popolo, che nello stesso periodo in Grecia era normalità.
Ci sarebbe da vergognarsi!