da: Il Fatto Quotidiano
Dal
disastro Santa Giulia alla maxi bonifica Falck, vince ancora Comunione
liberazione
Milano, Ambienthesis spa ottiene
l'affidamento dei lavori da Milanosesto spa dell'immobiliarista Davide Bizzi.
La società è controllata dalla Green Holding già riconducibile all'ex re delle
bonifiche Giuseppe Grossi morto nel 2011. Dopo l'arresto di Rognoni il potere
di Cl torna a dettare legge
di Davide Milosa
Le bonifiche in Lombardia. Un affare per i
soliti noti. Perché al di là delle inchieste, dei processi e delle condanne, la
ruota gira e si ferma sempre sulla medesima casella che prima si chiamava Sadi
servizi industriali e ora Ambienthesis spa. Nomi diversi, ma stesso gruppo: la
Green Holding di Giuseppe Grossi, il re delle bonifiche morto l’11 ottobre 2011
dopo che un anno prima il tribunale di Milano lo aveva rinviato a giudizio per
associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale nell’inchiesta sui
fondi neri creati gonfiando i costi della bonifica di Montecity-Santa Giulia.
Quattro anni dopo il nastro si riavvolge, la storia torna sui propri passi
rimettendo sulla scacchiera nuovi affari ambientali: la bonifica dell’ex area
Falck di Sesto San Giovanni sulla
quale sorgerà la Città della Salute (progetto
oggi seguito dal governatore Roberto Maroni) e che sarà eseguita proprio da
Ambienthesis della famiglia Grossi.
La società quotata in borsa ne dà notizia
il 5 aprile 2014 quando annuncia la costituzione della società Grandi bonifiche
industriali, una srl che per ora resta sulla carta assumendo la forma di un’Ati
composta per il 90% da Ambienthesis e per il 10% dalla società di trasporti
Germani spa. Il passaggio successivo, atteso entro il 31 maggio 2014, è l’entrata
di un terzo soggetto che darà concretezza alla nuova srl. Terzo soggetto che
potrà arrivare fino al 41% delle quote e che sarà scelto direttamente da
Milanosesto spa, la società dell’immobiliarista Davide Bizzi che nel 2010 ha
acquistato i terreni da Risanamento del bancarottiere Luigi Zunino. Qui la
bonifica complessiva vale 270 milioni di euro. I primi lavori (22 milioni di
euro) inizieranno su un lotto limitato e coincidente con l’area sopra cui
nascerà la cittadella della salute che nel progetto, voluto dall’ex governatore
Formigoni e firmato da Renzo Piano, accorperà l’Istituto dei tumori e il Besta.
Il futuro polo sanitario sarà finanziato in buona parte con denaro pubblico
sborsato da Infrastrutture Lombarda, la società diretta dal’ingegner Giulio Antonio
Rognoni arrestato nel marzo 2014 per turbativa d’asta.
Nuovi nomi, ma stessa storia e stessi
“padrini” politici. Roberto Formigoni, tanto per cominciare. Garante, oggi un
po’ in affanno dopo l’inchiesta Maugeri, degli interessi della Compagnia delle
opere, braccio finanziario di Cl e storico amico della famiglia Grossi.
L’attuale ministro alle Infrastrutture Maurizio Lupi, tanto per proseguire. Il
quale da vicepresidente della Camera fu uno dei primi ad andare a trovare in
carcere l’amico Giuseppe Grossi. Mentre nel 2010, da deputato Pdl, inaugurò a
New York il grattacielo tutto italiano creato dall’immobiliarista milanese
Davide Bizzi, il quale, con la sua Bizzi&Parteners development, è socio di
maggioranza di Milanosesto.
Da un lato il disastro (ambientale e
finanziario) di Santa Giulia, dall’altro l’affare di Sesto San Giovanni. Storie
nuove e storie giudiziarie sopre le quali, negli anni, si sono sedimentati
altri fatti, altri arresti, altre indagini. Eppure a infilarsi negli assetti
societari di Ambienthesis si scopre che ben poco è cambiato dal febbraio 2009
quando scoppia lo scandalo Santa Giulia con l’arresto dell’avvocato d’affari
Fabrizio Pessina e di due ex finanzieri. Seguito, nell’ottobre successivo,
dalle manette per lo stesso Grossi e per alcuni suoi stretti collaboratori.
Sotto la lente della procura fatture gonfiate incassate dalla Sadi e poi
trasferite in fondi neri per 22 milioni di euro. Dall’inchiesta madre
nasceranno altri filoni. L’ipotesi, mai provata, è la corruzione. Segreti e
misteri, finiti nella tomba assieme a Grossi.
Qualcosa, però, ora torna ad affiorare.
Ieri come oggi, prima Sadi e ora Ambienthesis, si portano dietro un bel filotto
di società anonime quasi tutte radicate in Lichtenstein. Ambienthesis, infatti,
per il 51,63% è di proprietà di Blue holding srl e per il 10,52% di Green
Holding. Il resto è distribuito tra società sempre della galassia Grossi. Blue
Holding, poi, per l’80,33% è della stessa Green Holding, mentre piccole
percentuali di proprietà (inferiori all’1%) sono riconducibili a due
fedelissimi di Grossi, anche loro finiti in carcere nel 2009. Si tratta di
Paolo Titta (la cui richiesta di patteggiamento è stata respinta dal tribunale)
e di Cesarina Ferruzzi che il 14 aprile 2010 patteggia una pena (sospesa) di
due anni. A sua volta, poi, l’intero capitale di Green Holding che controlla
Ambiethesis è posseduto da due società anonime lussemburghesi (la Adami e la
Double Green). Dal 2005 e fino al 2010, la Adami viene gestita dal
commercialista Federico Ventura che storicamente affianca le società di Grossi
e dal 2010 dall’avvocato svizzero Francesco Sperti anche lui legato alla
galassia dell’ex re delle bonifiche.
Davide Bizzi e la sua Milanosesto però non
hanno avuto dubbi. Ambiethesis è la società giusta. Perché non ha processi
pendenti (vero) e ha il certificato antimafia (vero). E perché, sostiene
Milanosesto, è in grado di fare la bonifica senza affidarsi ai subappalti. E
perché, è la voce ufficiale della società, di meglio in giro non c’è. Tutto
bene, dunque. Tanto più che la gara, nonostante riguardi un sito sensibile, è
totalmente privata.
Qualche dubbio, però, viene sfogliando le
340 pagine della relazione 2011 della Commissione parlamentare d’inchiesta sul
ciclo dei rifiuti sul territorio lombardo. E dove emerge il nome dell’ingegnere
Caludio Tedesi che nel gennaio 2014 è finito indagato nell’inchiesta sulla
bonifica dell’ex area Sisas di Pioltello. Tedesi, per la cronaca, è il
progettista della bonifica dell’ex area Falck. Scrive la commissione: “Merita
poi di essere sottolineata la circostanza, fortemente sospetta, della presenza
in tutte le bonifiche del Grossi dell’ingegner Claudio Tedesi, in qualità di
elaboratore dei relativi progetti, nonché di direttore dei lavori”. Tedesi “si
è occupato anche delle bonifiche effettuate in numerosi comuni del mantovano
con fondi regionali”. Un capitolo, quello dei lavori in provincia di Mantova,
al quale viene dedicato un capitolo a parte e dove si scopre che alcune
bonifiche, tutte finanziate con denaro regionale, “sono state affidate alla
Sadi Servizi Industriali Spa, società quotata in borsa, che fa capo alla Green
Holding di Giuseppe Grossi”. In questi appalti, annotano senatori e deputati,
“figura l’ingegner Claudio Tedesi, quale progettista e/o direttore dei lavori
di bonifica che, nella provincia di Mantova, aveva predisposto anche il
progetto di bonifica di un’area posta all’interno di un parco naturale del
comune di Acquanegra sul Chiese per lavori del complessivo importo di 3 milioni
di euro”. I risultati di tutte queste bonifiche, si legge, “sono stati
deludenti”.
La vittoria di Grossi e compagnia a Sesto
San Giovanni arriva dopo che nel dicembre 2013 viene annullata una gara perché
le quattro cordate partecipanti si portavano in pancia diverse aziende finite
poi in guai giudiziari. Su quella gara mise il veto lo stesso Rognoni di
Infrastrutture, partner pubblico dell’intero affare. Rognoni perderà la
partita, perché dopo il suo arresto, il potere di Cl torna a dettar legge.
Quello stesso potere che nella maxi gara per la piastra dell’Expo, nonostante
il muro di Rognoni, è riuscito a piazzare la sua impresa.
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