lunedì 7 aprile 2014

Sulla nostra pelle e dalle nostre tasche: i guadagni di Big Pharma sugli antitumorali



da: Il Fatto Quotidiano

Case farmaceutiche: quanto guadagna Big Pharma sulla nostra malattia?
di Domenico De Felice

Giusto un mese fa l’Antitrust si è pronunciata infliggendo una multa di 180 milioni di euro in via solidale a due multinazionali del farmaco, Novartis e Roche, ipotizzando un accordo di cartello per fare utilizzare in oculistica un farmaco uguale ad un altro ma con un costo iniziale di 70 volte maggiore. Ma quanto guadagna Big Pharma sulla nostre malattie?
Sono stato informato che nel campo dei farmaci antitumorali, e nello specifico quelli utilizzati per le metastasi ossee di tumori primari in altri organi, si rilevano aumenti (euro/Kg) dal fabbricante del solo principio attivo Api (Active Pharmaceutical Ingredient, come viene definito in gergo il principio attivo) al farmaco finito di più di 1.000.000 di volte! Considerando che Big Pharma produce “in autonomia” i suoi principi attivi dei brand, il guadagno aumenta ancora: il principio attivo è l’acido zoledronico, il cui nome brand è Aclasta, guarda caso di Novartis, che costa 105 Euro/Kg. che, diventando farmaco finito, ha un costo al pubblico di 111.472.000 euro/Kg.!!! 

Ma questo ricarico per un farmaco salvavita è giustificato? Qualcuno controlla che Big Pharma non sfrutti il potere che ha sui cittadini malati?
Da tempo sono scettico sui farmaci generici, ma soprattutto sui metodi di controllo che influenzano la biodisponibilità. Ma nel caso specifico lo scarto di biodisponibilità del 20% viene superato dal fatto che sono iniettati direttamente in vena. In questo campo quindi la liberalizzazione dei farmaci generici non potrà che aiutare a ridurre in modo totale il costo al cittadino. Ma la legge 349/91 ha di fatto escluso l’Italia da circa 400 molecole con brevetti in scadenza, che costituivano il pane per gli anni a venire del nostro settore di produzione delle materie prime e che ha obbligato i nostri clienti, soprattutto americani, a rivolgersi a cinesi ed indiani (esenti da problemi brevettuali) per potersi rifornire di Api per i generici di loro futuro interesse. L’Italia che copriva storicamente circa il 35% del mercato mondiale delle materie prime farmaceutiche (4.000 miliardi di lire nel 1991) è scesa a circa il 24%, sostituita da cinesi ed indiani a cui abbiamo regalato su un piatto d’argento un mercato nel quale non sarebbero potuti entrare senza il forzato ritiro delle aziende Italiane.
Ministro Lorenzin, ha qualcosa da dire? Ministro Padoan, vogliamo parlare di spending review? Primo Ministro Renzi, non pensa che potremmo fare quattro chiacchiere lungo l’Arno o lungo il Tevere?

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