lunedì 28 aprile 2014

Stragi: si aprono gli archivi ma non si svelano i segreti



da: Cadoinpiedi

Stragi: lo Stato apre gli archivi, ma non è detto che sveli i segreti
Sulle materie oggetto della declassificazione annunciata dal presidente del Consiglio non c`è segreto di Stato, regolato dalla legge di riforma dei servizi segreti che lo impedisce perché si tratta di stragi. Ma è pur sempre un fatto rilevante, al netto dell'operazione di marketing politico. Resta una domanda: chi metterà mano a questi documenti?
di Stefania Limiti

l nostro paese aspetta da anni la verità sulle stragi e sulle menti della strategia della tensione che ha colpito al cuore la nostra sovranità.
La declassificazione di molti documenti contenuti nelle segreterie speciali dei ministeri e dei servizi annunciata da Matteo Renzi arriva dunque tardiva ma è pur sempre un fatto rilevante, al netto del marketing politico che la contraddistingue.
Naturalmente occorre intendersi: sulle materie oggetto della declassificazione annunciata dal presidente del Consiglio non c’è segreto di Stato, regolato dalla legge di riforma dei servizi segreti che, infatti, lo impedisce - perché si tratta di stragi. La pubblicistica ed anche esponenti delle istituzioni in questi anni hanno
spesso parlato in modo improprio di segreto di Stato, alimentando l'attesa di una verità nascosta. In realtà, la norma più generale in merito alla "copertura" degli atti della Pubblica Amministrazione è contenuta nel Codice dei Beni culturali e del paesaggio e prevede la loro declassificazione non prima di 40 anni se si tratta di provvedimenti di natura penale, di 50 anni per gli atti di politica estera o interna dello Stato e di ben 70 anni nel caso di documenti contenenti dati sensibili relativi alle persone. Una norma che speriamo sia rivista presto.

Gli atti a cui si riferisce Renzi non sono dunque coperti da segreto di Stato ma si tratta di documenti classificati che difficilmente potranno contenere le attese verità - a meno di essere passati inosservati sotto il naso di inquirenti, magistrati e varie commissioni parlamentari d'inchiesta - ed è davvero assurdo e intollerabile che ci sia voluto così tanto tempo per mettere a disposizione di tutti questi documenti. Dunque, l'operazione di Renzi non è priva di sostanza, ancorchè di grande impatto di immagine. Questi documenti dovranno essere letti, compresi, "ricollocati" nella storia a cui rinviano. Un lavoro tutto da fare prima di poter dire che si è fatto uno o più passi in avanti verso la verità. C'è comunque da sperare che il gesto possa dare anche coraggio a quanti hanno qualcosa da dire dentro gli apparati dello Stato e non parlano per paura delle ritorsioni; che, insomma, escano allo scoperto altri Enrico Rossi (l'ex ispettore di Ps che ha raccontato gli ostacoli alla sua indagine su via Fani). Perché strutture e uomini della strategia della tensione, non lo dimentichiamo, non si sono dissolti al vento.

Dunque, lo Stato apre gli archivi ma non è detto che sveli i segreti. Per scoprire la verità occorre una grande operazione di ricostruzione nella quale utilizzare e ricomporre come un puzzle tutti i pezzi mancanti. Perché ormai abbiamo capito che la verità è una conquista più che una concessione: anche perché chi mai potrà mettere mano ai documenti che non sono mai arrivati negli archivi?

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