da: Il Fatto Quotidiano
Ior,
la guerra del cardinal Bertone per far nominare un suo uomo al vertice
Il
Segretario di Stato del Vaticano vuole escludere il cardinale Attilio Nicora,
collaborativo con i pm italiani e severo sulla normativa antiriciclaggio. Il
nuovo direttore dell'autorità antiriciclaggio vaticana è invece il bertoniano
René Brulhart, uno svizzero che lavorava in un paradiso fiscale
di Marco
Lillo
Sarà ricordato per i rotoloni di contanti
sotto le tuniche questo Conclave. I cardinali in arrivo da tutto il mondo
dovranno portare le mazzette di banconote, se vorranno fare acquisti dentro le
mura Leonine, perché i pos dei bancomat della Santa Sede continuano a essere
bloccati da gennaio. La Vigilanza della Banca d’Italia negli incontri delle scorse
settimane ha posto un aut aut al nuovo direttore dell’Aif, l’autorità
antiriciclaggio vaticana, René Brulhart. I soldi non devono più passare per lo
Ior ma direttamente dal conto della Deutsche Bank Italia Spa, soggetta alla
Vigilanza di Bankitalia. Il Vaticano però ha risposto picche perché non vuole
rendere controllabili da Bankitalia i reali intestatari dei flussi e pensa di
poter scavalcare l’Italia con una mossa astuta: il bancomat sarà riaperto e
appoggiato estero su estero su una banca extracomunitaria non soggetta al
controllo di Bankitalia né dell’Europa.
Quella dei rotoloni di contante e dei pos
fermi non è l’ombra più lunga dello scandalo Ior che si allunga sulla
successione al soglio di Pietro. Nella scelta di Joseph Ratzinger di
abbandonare la carica ha giocato un ruolo importante anche
la sua sensazione di
essere troppo debole per arginare la “mattanza” portata avanti nel settore del
controllo delle finanze vaticane dal Segretario di Stato Tarcisio Bertone.
Mattanza, più che lotta, è il termine giusto per descrivere l’andazzo degli
ultimi mesi confermato ancora il 12 febbraio dall’ultima indiscrezione: il
Segretario di Stato ha comunicato informalmente durante i colloqui bilaterali
con l’Italia di volere approfittare dei pochi giorni di pieni poteri rimasti
per nominare il nuovo consiglio di sovrintendenza e il nuovo presidente dello Ior,
la banca del Vaticano.
Bertone presiede la commissione
cardinalizia che sovrintende allo Ior della quale fa parte anche il suo rivale,
il cardinale Attilio Nicora. Nove mesi dopo la rimozione del presidente Ettore
Gotti Tedeschi, più vicino a Nicora e al Papa, Bertone sta per piazzare un suo
fedelissimo al suo posto. Il favorito era un ex compagno di studi di Bertone,
l’avvocato torinese Carlo Maria Marocco. A dicembre però l’ex notaio, membro
dell’attuale Consiglio di sovrintendenza dello Ior, è stato nominato presidente
della Cassa di Risparmio di Torino e ora si fa il nome di Pellegrino Capaldo.
L’altra partita fondamentale per Bertone è
quella dell’Autorità antiriciclaggio, l’Aif. Dopo essere stato sostituito nel
2011 con il bertoniano monsignor Domenico Calcagno alla guida dell’Apsa,
l’amministrazione del patrimonio Santa Sede, Nicora rischia ora di essere
rimosso anche dalla presidenza dell’Aif. Bertone potrebbe far valere il doppio
incarico di Nicora come ragione di incompatibilità per farlo fuori o dalla
presidenza dell’organismo antiriciclaggio Aif o dalla Commissione cardinalizia
che controlla lo Ior. Si completerebbe così il disegno che mira a ricondurre
sotto il suo controllo l’Aif e lo Ior rimuovendo gli uomini più collaborativi
con le autorità italiane.
Gotti Tedeschi ha dovuto lasciare la
presidenza dello Ior non certo per il coinvolgimento del banchiere
nell’inchiesta della procura di Roma – come erroneamente è stato scritto – ma
per una ragione opposta. Insieme al cardinale Attilio Nicora e all’ex direttore
generale dell’Aif Francesco De Pasquale, Gotti era il fautore
dell’inserimento di una normativa più seria in materia di antiriciclaggio. Lo
Ior per decenni si è comportato in Italia come una fiduciaria che scherma i
reali proprietari dei fondi, talvolta politici corrotti o criminali comuni
dotati della sponda Oltretevere. La Procura di Roma ha indagato nel 2010 il
direttore generale dello Ior Paolo Cipriani e Gotti Tedeschi proprio per
violazione della normativa formale antiriciclaggio. Ma Gotti, a differenza di
Cipriani, si è mostrato collaborativo con la Procura e Bankitalia, un
atteggiamento sgradito Oltretevere. Nel dicembre del 2010 Benedetto XVI vara
una legislazione antiriciclaggio severa e crea l’Aif, un’autorità
antiriciclaggio per dialogare con l’Uif italiana. Comincia lo scambio di
informazioni tra Aif e le procure italiane, attraverso l’Uif. Per far capire
che fa sul serio, il Vaticano nomina come direttore generale dell’Aif un ex
funzionario dell’Uif di Bankitalia, l’avvocato Francesco De Pasquale e come
presidente proprio il cardinale Nicora.
A quel punto lo Ior e l’antiriciclaggio
diventano il teatro dello scontro tra la fazione dei “vincenti” capeggiata dal
segretario di Stato Tarcisio Bertone e i “perdenti” del cardinale Nicora. A
gennaio del 2012 Bertone si riprende i poteri ispettivi sullo Ior. L’autorità
di Nicora e De Pasquale non può più ficcare il naso nei conti Ior per poi riferire
ai pm italiani. A maggio viene messo alla porta il presidente Gotti Tedeschi,
favorevole alla normativa più severa. Alla fine del 2012 salta il direttore
generale Aif De Pasquale retrocesso a semplice consigliere. Al suo posto arriva
René Brulhart, svizzero, ma soprattutto ex capo dell’autorità omologa di un
paradiso fiscale come il Liechtenstein. Non proprio un segnale di severità.
Il cardinale Attilio Nicora sente
stringersi il cerchio intorno. Con la scusa della sua doppia carica
(controllore, in qualità di presidente Aif e controllato, in qualità di membro
della commissione cardinalizia dello Ior) Bertone si accinge a farlo fuori. Un
problema che invece non viene rilevato per un altro membro dell’Aif, Giuseppe
Dalla Torre, che è presidente del Tribunale del Vaticano. Intanto si avanza un
nuovo uomo forte all’Aif: il genero di Antonio Fazio, proprio lui l’ex
governatore della Banca d’Italia. Si chiama Tommaso Di Ruzza, è assunto come
impiegato, ma è stato subito proposto come vicedirettore. Una nomina saltata
proprio per l’opposizione del cardinale Attilio Nicora. Nato nel 1975 ad Aquino
e presidente del circolo Tommaso d’Aquino, Di Ruzza è membro del Pontificio
consiglio per la giustizia e per la pace.
L’arcivescovo Mamberti e il governatore
emerito suocero Antonio Fazio, insieme al vescovo Mario Toso, segretario del
Pontificio Consiglio della giustizia e della pace erano presenti alla tre
giorni organizzata dal Circolo San Tommaso nel luglio 2012. Non è diventato
vicedirettore, ma è stato nominato vicario del direttore. In molti davano per
probabile la rimozione di Nicora e l’ascesa del giovane e bravo Di Ruzza al
posto di Brulhart nel lungo periodo. Poi sono arrivate le dimissioni del Papa.
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