mercoledì 27 febbraio 2013

Elezioni 2013, Pd: dal 1994 incapace di capire il disagio reale


E’ dal 1994 che il principale partito della cosiddetta sinistra non coglie il disagio reale.
Al massimo tra due turni elettorali, il Pd sarà completamente dissolto. Questo partito non ha una connotazione, non ha un modello culturale e sociale. E’ quindi destinato a dissolversi se non troverà presto un gruppo capace di rianimarlo.
Con Matteo Renzi avrebbe preso più voti ma non credo avrebbe sfondato. E, dato atto del comportamento serio di Renzi dopo la sconfitta alle primarie, continuo a non capire che ci faccia in zona centro-sinistra.
Non ho capito che proposta e modello abbia. Saper comunicare non è – almeno per me – requisito sufficiente per essere considerato un leader con una proposta di società convincente su cui puntare.


da: La Stampa 

Tasse e crisi riconsegnano il Nord al centrodestra
Il Pd non coglie il disagio reale degli imprenditori e i voti persi dal Carroccio vanno a Grillo

Il Nord resta a Berlusconi. E quella parte che non resta a Berlusconi va con Beppe Grillo il quale, come il Cavaliere, ha saputo capire le istanze profonde di una parte del Paese che nell’ultimo anno s’è sentita segnata da due calamità: le tasse e il crollo dei consumi.  

La sinistra questo mondo continua a non capirlo. Una dichiarazione che dice
tanto - non tutto, ma tanto - sui motivi della sua sconfitta l’ha fatta a metà pomeriggio Laura Puppato del Pd: «Non capisco», ha detto, «come gli imprenditori veneti non si siano resi conto e abbiano votato ancora Pdl-Lega. Poi c’è stata l’avanzata del Movimento 5 Stelle di Grillo che ha portato via voti a tutti noi e al centrodestra». Laura Puppato non è una qualunque. È stata candidata premier alle primarie della sua coalizione. È veneta. È consigliere regionale e vanta un record di preferenze. Ha fatto il sindaco. È tanto sensibile ai tempi nuovi che Beppe Grillo la premiò, nel 2007, come «primo sindaco a cinque stelle». Insomma è una persona capace e con una grande conoscenza del territorio. Eppure «non capisce» perché gli imprenditori del Veneto, i «suoi» imprenditori, alla fine abbiano votato ancora per Berlusconi e per la Lega. Certo non nella misura di una volta: i voti al Carroccio, in particolare, sono diminuiti di molto. Ma il Veneto è rimasto al centrodestra. Così come la Lombardia.  

In questo «non capire» c’è forse un’irriducibile distanza della sinistra da tutto quel mondo delle piccole e medie imprese che costituiscono la spina dorsale del Paese e in particolare del Nord. Il Nord dei capannoni, degli artigiani, delle partite Iva. Questo mondo, ormai da mesi, non parlava che di due argomenti: le tasse e la crisi. Ogni tanto ne intervallava un terzo: la burocrazia. Quanto sono stati sottovalutati questi temi? 
Solo nove mesi fa, alle amministrative di primavera, Pdl e Lega erano crollati in gran parte del Nord. In roccaforti storiche del centrodestra come Como, Monza e Cantù, erano stati eletti sindaci di centrosinistra. Il Pdl sembrava allo sbando. Non si trovava mezzo imprenditore, né medio né piccolo, che dichiarasse di fidarsi ancora di Berlusconi. Non parliamo poi di Bossi, del quale non si fidavano più neppure i suoi. 
La sinistra vinceva non perché guadagnasse voti. Se si guardano i risultati numerici, e non percentuali, delle elezioni appunto di Monza, Como, Cantù eccetera (ma anche quelli di Milano nel 2011) si vede che i candidati sindaci del centrosinistra - pur vincendo - non hanno preso più voti di quanti ne avevano presi nelle elezioni precedenti, quando avevano perso. Anzi in alcuni casi ne hanno presi di meno. Ma hanno vinto, perché buona parte dell’elettorato di centrodestra non è andata a votare. 
Perché non è andata? Perché era delusa da Berlusconi e dalla Lega. Cioè dai due partiti sui quali aveva più volte riposto, a partire dai primi anni Novanta, le sue speranze. Non si fidava più. 

E allora la sinistra s’è illusa di poter finalmente conquistare quella parte del Paese senza la quale non si vincono le elezioni (o meglio le si possono anche vincere, ma poi non si può governare). Il Veneto non è mai andato alla sinistra, neppure una volta, in tutta la storia della Repubblica; la Lombardia è nettamente di centrodestra dal 1995, anno della prima vittoria di Formigoni. Negli ultimi mesi la sinistra ha cominciato ad accarezzare il sogno di conquistare tutte e due queste regioni. In Veneto, di ottenere la maggioranza al Senato; in Lombardia, anche il consiglio regionale. S’è cominciato a parlare di risultati in bilico.  

Ieri il brusco ritorno sulla terra.Come ha fatto il centrodestra a recuperare così tanti suoi elettori? Sicuramente la maestria di Berlusconi nel condurre, praticamente da solo, tutta una campagna elettorale, ha avuto una parte importante. Ma Berlusconi, proprio perché è un maestro nel cogliere gli umori del popolo, ha capito che doveva puntare appunto su quegli argomenti che al Nord da mesi monopolizzano ogni discussione. Le tasse. I soldi che non girano. I consumi fermi. 

Ci sono stati molti segnali non colti. Come le code degli imprenditori che vanno a far causa contro verbali di accertamento fiscale per redditi ipotizzati e non dimostrati; verbali, per giunta, gravati da interessi anche del due, trecento per cento. Di fronte al grido di dolore di tutto un mondo che, già segnato dalla crisi economica, si lamentava di essere tartassato come mai nella storia, molta sinistra ha pensato si trattasse dei soliti furbastri, dei soliti evasori. Così, in quel mondo s’è tuffato a capofitto Berlusconi. Così, tanta parte del Nord è tornata a fidarsi di lui: magari tappandosi il naso, ma convinta che non c’era di meglio. 

Quelli invece che si sono persuasi che ci fosse qualcosa di meglio hanno votato per Grillo. Già: i voti che al Nord il Movimento 5 Stelle ha preso alla destra, soprattutto alla Lega, li ha presi proprio battendo su quei tasti delle tasse e della crisi. L’espressione che abbiamo usato prima - «spina dorsale del Paese» riferita ai piccoli e medi imprenditori - Grillo l’ha urlata dal palco di piazza Duomo. E l’abolizione di Equitalia (insieme con la non pignorabilità della prima casa) Grillo è stato il primo a proporla; Berlusconi è venuto a ruota. 
È su questi temi che al Nord il centrodestra ha recuperato e Grillo ha sfondato. Temi che la sinistra appunto non ha capito, come ha ammesso Laura Puppato. In verità c’era uno che su questi argomenti s’era speso. Uno che aveva detto che «nella lotta all’evasione fiscale si è stati forti con i deboli e deboli con i forti»; che bisogna liberare le piccole e medie imprese dai lacci della burocrazia. Uno che gran parte degli elettori delusi del centrodestra erano pronti a votare in blocco. Era Matteo Renzi, questo qualcuno. Un nome e un cognome che forse resteranno nella storia della sinistra come la grande occasione perduta.  

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