da:
Punto Informatico
Contrappunti/ Indicazioni
di voto
Le
priorità dell'Italia sono le stesse dei politici che si candidano a guidarla?
La questione dell'agenda digitale è relegata a slogan e impegni vaghi
di M.Mantellini
Indicazioni di voto per le elezioni
politiche della prossima settimana ovviamente Contrappunti non intende darne.
Per dire la verità non sono nemmeno sicuro di aver capito - me lo sto chiedendo
da giorni - se il mio personale punto di vista sull'importanza dell'Agenda
Digitale, tema che considero fondamentale per lo sviluppo del Paese - sia in
grado di influenzare in maniera netta la mia scelta finale fra un partito e
l'altro quando sabato prossimo andrò a votare.
Si tratta in ogni caso di un dubbio che i partiti politici ed i movimenti candidati alle prossime elezioni politiche sembrerebbero volermi sciogliere in anticipo visto che l'agenda digitale ha avuto nella discussione pubblica pre elettorale uno spazio modestissimo e marginale. Nemmeno fossimo nel 2001.
Il Partito Democratico per esempio, nel suo programma ufficiale,
praticamente dell'Agenda Digitale non parla: ha prodotto una serie di documenti
collegati su vari argomenti, tra cui uno sul digitale, ma
la discussione pubblica di Bersani e dei suoi in campagna elettorale ha
sostanzialmente ignorato l'argomento, dedicandosi invece, con entusiasmo e
passione, ad altri temi (uno dei preferiti dal segretario del PD sembra essere
l'edilizia).
L'impressione che il Partito Democratico
tenga modestamente in conto il futuro digitale del paese viene anche rafforzata
dal fatto che molti degli esperti digitali che erano scesi in campo a fianco di
Matteo Renzi durante le Primarie non sono stati inseriti fra i candidati alle
prossime elezioni. Alcuni di questi, da Stefano Quintarelli a Salvo Mizzi,
hanno poi trovato spazio nelle liste di Scelta Civica di Mario Monti, altri
come per esempio Juan Carlos De Martin, professore del
Politecnico di Torino e grande esperto di reti, sono stati sostanzialmente
rifiutati dal PD che, evidentemente, sulle scelte digitali per il Paese pensa
di poter far da solo. Il risultato è che la punta di diamante dello
schieramento digitale del Partito Democratico è oggi Paolo Gentiloni, politico
democristiano di lungo corso e deludente ex ministro delle Comunicazioni del
passato governo Prodi.
Ancor più impressionante a sinistra il silenzio assoluto sui temi del digitale
di Sinistra Ecologia e Libertà. Il programma del
movimento di Nichi Vendola dedica 45 pagine ai temi più disparati (compreso il
fracking) ma sostanzialmente ignora Internet, la politica delle reti, la
digitalizzazione del Paese. Che per un movimento di sinistra è una scelta
piuttosto inconsueta e di assoluta retroguardia.
Il silenzio delle "parole parlate" sull'innovazione continua anche a
destra (avete mai sentito Silvio Berlusconi pronunciare la parola Internet?)
dove però i programmi elettorali del PDL e della Lega Nord (che hanno grafiche
differenti ma sono identici) ospitano uno scarno elenco puntato dedicato
all'agenda digitale nel quale sono contenuti molti punti noti e condivisibili.
Certo, scrivere i programmi è poco impegnativo e in questo Paese, in caso di
mancata attuazione, determina di solito scarse conseguenze, ma va dato atto al
centro destra di aver messo nero su bianco una proposta, per quanto schematica
e generica.
Il movimento Scelta Civica, che è una sostanziale novità nel panorama
elettorale del Paese, dedica un po' di spazio del suo programma in PDF all'agenda
digitale (anche in un documento collegato qui) nel quale, con
qualche eccesso di ottimismo, sottolinea la continuità fra il lavoro iniziato
dal Governo Monti nell'ultimo anno e i progetti per il futuro.
Un entusiasmo un po' difficile da sottoscrivere visto che i passi verso il
digitale del complicato esecutivo tecnico, sono stati tanto modesti quanto
burocratici e tardivi. Come scrivevo prima va comunque dato atto a Mario Monti
di aver incluso nelle liste elettorali nomi di assoluto rilievo del panorama
digitale italiano. Non è chiaro se basterà.
Il Movimento 5 Stelle ha invece come è noto una storia sua personale di grande
vicinanza con la Rete. Il programma elettorale dei
grillini è molto spettacolare, talmente tanto da risultare spesso semplicistico
ed inapplicabile. Per esempio il M5S dice che intende ridurre il copyright a 20
anni quando si tratta ovviamente di un tema di dimensioni sovranazionali o
propone di innalzare ripetitori Wimax (Wimax?) per le connessioni mobili, anche
se non si comprende pagati da chi. In ogni caso il programma esiste e prevede,
per chi ci crede, una santificazione della rete Internet come nessun altro - se
non forse il Partito Pirata - propone in nessuna parte del mondo.
In definitiva, dopo questa rapida e incompleta carrellata, sembra di poter dire
che l'Agenda Digitale non è stata in queste settimane esattamente al centro
della discussione pubblica sul futuro del paese. Un po', onestamente, ce lo
aspettavamo, a riprova del fatto che questo Paese percepisce i temi dello
sviluppo tecnologico come un fastidioso impiccio, in una sostanziale identità
di vedute che collega con un filo invisibile l'anziana signora che beve il
cappuccino al bar la mattina e il deputato che è stato appena spedito in
Parlamento guarnito del suo nuovo tablet d'ordinanza.
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