da:
Corriere della Sera
Senza
seggio, «consolati» dai maxi-vitalizi
I
200 privilegiati con doppia razione
Nel
Lazio 40 assegni ai non rieletti. Formigoni al Senato con 450 mila euro di
buonuscita
Teodoro Buontempo avrà di che consolarsi.
Trombato alle elezioni della Camera, il presidente della Destra porta a casa
doppio vitalizio. Deputato per cinque legislature, si è ritrovato assessore
della Regione Lazio nel momento in cui si cancellavano per legge i vitalizi
(naturalmente dal giro successivo), ma estendendo contemporaneamente quel
beneficio ai componenti della giunta. Avendo avuto Buontempo due vite politiche,
ecco che gli spettano due vitalizi. Un'assurdità in piena regola, però mai
corretta. Con il risultato che non soltanto ci sono in Italia almeno 200 ex
politici cui spetta doppia razione, ma ancora adesso, dopo l'abolizione dei
vitalizi in tutte le Regioni seguita all'indignazione popolare, c'è chi potrà
cominciarne a godere. Come l'ex consigliere laziale dell'Udc Rodolfo Gigli, dal
2001 al 2006 deputato di Forza Italia. Oppure l'ex capogruppo del Pd nella
stessa Regione Esterino Montino, senatore ulivista per sette anni: il quale
forse vi dovrebbe però rinunciare nel caso in cui fosse eletto sindaco di
Fiumicino. O ancora l'ex vicepresidente Udc della giunta di Renata Polverini,
Luciano Ciocchetti, deputato durante tre legislature, sia pure a corrente alternata:
anche se per avere l'assegno della Camera gli toccherà probabilmente aspettare
fino all'età di 60 anni, lui che ne ha 54. Il vitalizio della Regione, quello
invece può scattare da subito. Perché applicando le vecchie regole ancora
valide per consiglieri e assessori uscenti e grazie a una modifica furbetta
introdotta in Parlamento che ha vanificato il limite dei 66 anni previsto dal
decreto anti-Batman di Mario Monti, la pensione può scattare già a 50 anni.
Dal
che si deduce che gli ex consiglieri laziali non rieletti i quali potrebbero da
subito incassare il vitalizio sono ben 40 su 71.
Ecco
chi prende il vitalizio
Nemmeno il presidente della Provincia di
Caserta, Domenico Zinzi, classe 1943, finora deputato dell'Udc ed ex
consigliere regionale della Campania, ha il problema dell'età. Ma l'incarico
istituzionale che oggi ricopre, in una quantomeno antiestetica sovrapposizione
di ruoli da quando è pure a capo della Giunta provinciale, gli impedirà di
riscuotere immediatamente i due vitalizi cui avrebbe diritto? Boh... Sappiamo
sicuramente che Zinzi è stato uno dei dieci ex consiglieri che grazie alla
magia di una leggina campana approvata nel silenzio generale nel 2005 incassava
sia il vitalizio regionale che l'indennità parlamentare. Rimasto fuori dalle
liste alle ultime politiche, avrebbe lasciato il seggio in eredità al figlio
Giampiero, se questi fosse andato oltre i primi dei non eletti.
Di certo, quello che l'amministrazione di
Montecitorionon gli potrà negare è l'indennità di fine mandato. Ovvero la somma
che dovrebbe servire al «reinserimento» nel mondo del lavoro, una volta
terminato il mandato elettivo. Cifra non da buttar via, dopo sette anni di
Parlamento. Ma nemmeno lontanamente paragonabile a quella che si porterà via
dalla Regione Lombardia Roberto Formigoni, governatore per 18 anni, per il suo
«reinserimento» non in una vita normale, bensì in Senato. Fra i 450 e i 500
mila euro lordi, secondo i primi approssimativi calcoli. Questo perché in
Lombardia, come in Puglia, la buonuscita dei consiglieri si calcola in ragione
di una annualità lorda per ogni mandato di cinque anni. Un meccanismo quasi due
volte e mezzo più favorevole rispetto al tfr dei comuni mortali. Il salasso è
discreto. Non meno di 5 milioni, se tutti i 43 non rieletti fossero stati in
carica per il solo ultimo mandato. Ma non si scherza nemmeno nel Lazio, dove le
buonuscite non sono altrettanto favorevoli. Qui parliamo di 3 milioni e mezzo.
Tanti denari, forse, non li avevano mai sborsati prima, tenendo conto che
questa volta la liquidazione spetterà alla stragrande maggioranza degli ex
consiglieri.
E la stessa situazione, considerata
l'entità del ricambio, si avrà anche alla Camera e al Senato. Dove le
buonuscite, per quanto generose, potranno alleviare appena tante delusioni. Per
esempio quella di un eccellente «trombato», qual è il leader dell'Italia dei
valori Antonio Di Pietro. Oppure quella di Gianfranco Fini, escluso dal
Parlamento dopo trent'anni ininterrotti. Quanto spetta agli ex onorevoli? Per
la sola ultima legislatura 46.814 euro. Ovvero, 9.362 euro per ogni anno di
mandato. Chi ne ha fatti trenta, come Fini, che peraltro è stato per cinque
anni presidente della Camera, avrà diritto a una somma dell'ordine di 300 mila
euro. Tassata come il tfr. A Montecitorio precisano che l'assegno è
«interamente finanziato dai contributi dei deputati senza alcun contributo a
carico del bilancio della Camera»: il che non toglie, va però aggiunto, che si
tratta pur sempre di soldi pubblici.
Fini potrà conservare per dieci anni, al
pari dell'ex presidente del Senato e dei suoi predecessori, un ufficio a
Montecitorio, da due a quattro collaboratori e la possibilità di utilizzare
l'auto blu in determinate circostanze. Benefit spettanti per qualche anno
ancora a Fausto Bertinotti, mentre li perderanno Pietro Ingrao, Irene Pivetti e
Luciano Violante. E l'attuale terza carica dello Stato andrà a ingrossare la
lista degli ex parlamentari pensionati. Elenco al quale già prima delle
elezioni si potevano considerare iscritti politici di lungo corso come Massimo
D'Alema e Walter Veltroni. Quest'ultimo, uno dei pochi deputati che potranno
ancora percepire il vitalizio prima di aver compiuto sessant'anni di età.
Infatti il diritto spetta soltanto a chi abbia già riscosso l'assegno in
passato, secondo le antiche regole, per poi vederselo sospendere per qualche
ragione. Nel caso di Veltroni, cui il vitalizio era stato corrisposto nel 2001 a
46 anni di età, dopo l'elezione a sindaco di Roma seguita da un nuovo sbarco in
Parlamento. E ora, che di anni ne ha 57, l'assegno verrà riattivato. Sono le
regole...
Fra poco più di un anno toccherà anche a
Francesco Rutelli, classe 1954. Mentre potrà passare immediatamente alla cassa
Sergio D'Antoni. Insieme a Giorgio La Malfa, Calogero Mannino, Franco Marini,
Pietro Lunardi, Margherita Boniver... E poi Marcello Dell'Utri, Giuseppe
Ciarrapico, Cesare Cursi, Luigi Grillo, Giuseppe Pisanu, Tiziano Treu, Carlo
Vizzini, Lamberto Dini, Adriana Poli Bortone, Diana De Feo, Ombretta Colli...
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