da: la Repubblica
Altro
che Baia dei pirati o Torrent, il film intero me lo vedo su YouTube
Si
moltiplicano le opere coperte da copyright che si possono vedere sul portale
video più popolare. Tutto alla luce del sole. Google ha messo a disposizione
delle major un sistema di content ID per contrastare il fenomeno. Ma in poche
si sono già organizzare. E chi li guarda - al contrario di chi li
pubblica - non rischia nulla
di Pier
Luigi Pisa
Altro che Pirate Bay, BitTorrent o Mega, il
nuovo servizio di Kim Dotcom. Il paradiso di chi è alla ricerca di film
gratuiti non si trova più nel lato "oscuro" della rete, tra i server
e i link illegali. Da tempo, infatti, c'è una videoteca che non chiude mai e
che opera alla luce del sole, su Internet, offrendo titoli più o meno recenti
senza chiedere un centesimo ai suoi utenti. Il suo nome, strano a dirsi, è
YouTube. Basta cercare "film completo" o "divx ita" nel
popolare sito di video sharing per ottenere migliaia di risultati. Armageddon
(1998), The Libertine (2004), Il corvo (1994), Scary Movie 4 (2006), 21 Grammi
(2003) e Maschi contro femmine (2010), sono solo alcuni dei blockbuster
disponibili nelle prime tre pagine organizzate dal motore di ricerca interno.
In quelle che seguono ce ne sono a centinaia. Per non parlare delle pellicole
in lingua inglese, a cui la popolare community online di Reddit ha addirittura
dedicato un'intera sezione chiamata "Full Movies on YouTube". Una
"directory", quest'ultima, costantemente aggiornata dai navigatori,
in cui è possibile trovare addirittura i film appena usciti al cinema, come
Skyfall, l'ultimo episodio della serie di 007, o i titoli che sono da poco
finiti nel circuito pay per view come The Artist, vincitore dell'Oscar per il
miglior film nel 2012. E chi li guarda su YouTube - al contrario di
chi li pubblica - non rischia nulla.
Il "fenomeno", solo nel 2012, ha generato milioni di visualizzazioni
sulla popolare piattaforma statunitense. E riguarda gran parte delle case di
produzione e distribuzione cinematografica: dalla Warner (esempio: Le riserve)
alla Sony (Persepolis), dalla Dreamworks (Match Point) alle italiane Medusa
(Com'è bello far l'amore) e Lucky Red (The Millionaire). E' un flusso di
pellicole continuo, insomma, quello che approda su YouTube e che, in un certo
senso, fa concorrenza a chi si sta ingegnando per organizzare la loro vendita e
soprattutto il loro noleggio on line, da Netflix in America ad iTunes e Amazon,
che operano anche in Italia. Prendiamo, per esempio, uno dei titoli citati in
precedenza: 21 Grammi. Il film diretto da Iñárritu, uscito nel 2003, è
disponibile, su iTunes, a pagamento: 9,99 euro per l'acquisto della copia
digitale in HD e 3,99 euro per il noleggio, sempre in HD. Su YouTube, invece,
si può guardare gratis. Certo, la qualità non è la stessa (anche se a tutto
schermo è accettabile), ma la copia sul sito di Google non ha
"vincoli", mentre su iTunes, se si preferisce il noleggio, si hanno a
disposizione "30 giorni di tempo per iniziare a guardare il film e 48 ore
di tempo per finire di guardarlo dal momento in cui clicchi su Riproduci".
Ma come è possibile che così tanti film circolino liberamente su YouTube? Di
chi è la "colpa"? E' forse di Google? Non proprio. Il suo sito di
video sharing, infatti, opera secondo i dettami del Digital Millennium
Copyright Act, una legge statunitense che solleva da ogni responsabilità i
service provider e le piattaforme che ospitano materiale protetto da diritto
d'autore e caricati da terzi, purché siano pronti a rimuovere tali contenuti
illegali su richiesta del titolare del copyright o di un suo rappresentante.
Per fare in modo che un film completo scompaia da YouTube, infatti, basterebbe
cliccare sulla "bandierina" che si trova sotto ogni filmato e che
consente all'utente di "segnalare" un video che viola il copyright
(ma anche clip che presentano contenuti di natura sessuale, violenti,
ripugnanti, offensivi etc.).
Di questa "notifica di violazione", tuttavia, le case di produzione
cinematografiche non avrebbero nemmeno bisogno se sfruttassero appieno la
tecnologia "Content ID" messa a disposizione (gratuitamente) da Google.
L'azienda di Mountain View ha investito 30 milioni di dollari su questo
software in grado di riconoscere i film (o le trasmissioni televisive) coperti
da diritti d'autore - attraverso un confronto con la copia originale
memorizzata nei propri server - nel momento stesso in cui un utente sta
cercando di pubblicarne una copia illegale su YouTube. L'upload, in questo
modo, viene bloccato sul nascere. "Tra i nostri partner ci sono oltre 4000
società che operano nella produzione di contenuti e utilizzano Content ID -
fanno sapere da Google - consentendo così al sistema automatico che abbiamo
ideato di crescere attraverso milioni di file di riferimento". Tra i
fruitori più entusiasti, in Italia, c'è L'Istituto Luce: "Usando Content
ID siamo stati in grado di eliminare gradualmente da YouTube tutte le copie
illegali dei filmati presenti nel nostro archivio storico" afferma,
soddisfatto, il presidente Rodrigo Cipriani.
Nonostante questo, però, diverse pellicole più o meno recenti - sia in italiano
sia in inglese - sembrano sfuggire alla censura preventiva operata da YouTube.
Un "fenomeno" che, nei giorni scorsi, ha attirato l'attenzione del
Wall Street Journal, definendo un "mistero" il motivo per cui gli
studios statunitensi non bloccano i loro film usando il Content ID messo a
disposizione da Google. E tirando in ballo, come esempio, il "caso"
della Disney, che proprio in seguito all'interessamento del WSJ ha fatto
rimuovere recentemente dal sito di video sharing diversi classici - da Peter
Pan a Fantasia - che "resistevano" da tempo on line. In realtà una
spiegazione sembra esserci. E la fornisce sempre Google, specificando che i
titolari di un copyright, nel momento in cui accertano una violazione, hanno a
disposizione un'alternativa al blocco del contenuto: la monetizzazione. Il film
caricato da terzi, insomma, può sopravvivere sul sito, ma il ricavato della
pubblicità che veicola finirà nelle tasche della sua casa di produzione.
Un'opzione, questa, ampiamente sfruttata da chi opera nel music business.
C'è, infine, la possibilità che qualche titolo sfugga al controllo perché le
case di produzione si stanno ancora "organizzando" per sfruttare in
modo ottimale il Content ID. Lo conferma l'amministratore delegato di Medusa
Film, Giampaolo Letta, quando gli si fa notare che su YouTube è presente da un
mese, per esempio, Come è bello far l'amore, un recente titolo della società di
Mediaset (è uscito nelle sale esattamente un anno fa). "Content ID è una
tecnologia arrivata da poco, ci stiamo organizzando per usarla al meglio
- dichiara Letta - Con YouTube comunque c'è un'ottima collaborazione che
passa anche attraverso la FAPAV (la Federazione Anti-Pirateria Audiovisiva,
ndr). Su segnalazione il sito rimuove i contenuti non autorizzati. Il vero
problema sono quelle piattaforme illegali che si trovano all'estero e che,
oltre a rendere disponibile materiale protetto da copyright, lo utilizzano per
effettuare una raccolta pubblicitaria. Sarebbe utile, lo dico da tempo, una
normativa forte, volendo simile al modello francese (interruzione del servizio
Internet per i "recidivi" del download illegale, ndr), che impedisca
l'utilizzo in rete di contenuti protetti".
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