Fatemi capire…
Benedetto XVI, ma anche i giornalisti che
dall’11 febbraio scrivono delle dimissioni del Papa facendo a gara sulle
ipotesi, non hanno mai letto ‘Via col vento in Vaticano’? Libro uscito molti
anni prima delle rivelazioni vere o false di Vatileaks e della miriade di articoli di questo periodo che vorrebbero rivelarci il dominio temporale sulla spiritualità e la coerenza evangelica..
da: la Repubblica
Sesso
e carriera, i ricatti in Vaticano dietro la rinuncia di Benedetto XVI
Lotte
di potere e denaro in un rapporto segreto con i risultati di un'inchiesta sul
Vatileaks consegnato da tre cardinali al Papa. Ipotizzata anche una lobby gay.
Il documento passerà nelle mani del nuovo pontefice, dovrà essere abbastanza
"forte, giovane e santo"
di Concita
De Gregorio
"In
questi 50 anni abbiamo imparato ed esperito che il peccato originale esiste, si
traduce sempre in peccati personali che possono divenire strutture del peccato.
Abbiamo visto che nel campo del Signore c'è sempre la zizzania. Che nella rete
di Pietro si trovano i pesci cattivi".
Benedetto XVI, 11 ottobre 2012, 50esimo
anniversario dall’apertura del Concilio Vaticano II.
La zizzania. I pesci cattivi. Le
"strutture del peccato". È giovedì 11 ottobre,
Santa Maria Desolata.
È il giorno in cui la Chiesa fa memoria di papa Giovanni XXIII, cinquant'anni
dal principio del Concilio. Benedetto XVI si affaccia al balcone e ai ragazzi
dell'Azione cattolica raccolti in piazza dice così: "Cinquant'anni fa ero
come voi in questa piazza, con gli occhi rivolti verso l'alto a guardare e
ascoltare le parole piene di poesia e di bontà del Papa. Eravamo, allora,
felici. Pieni di entusiasmo, eravamo sicuri che doveva venire una nuova
primavera della Chiesa". Breve pausa. Eravamo felici, al passato.
"Oggi la gioia è più sobria, è umile. In cinquant'anni abbiamo imparato
che la fragilità umana è presente anche nella Chiesa". Che c'è la
zizzania, ci sono i pesci cattivi.
Nessuno ha capito, in quel pomeriggio di ottobre. I ragazzi in piazza hanno
applaudito e pianto il ricordo di papa Giovanni. Nessuno sapeva che due giorni
prima Benedetto XVI aveva di nuovo incontrato il cardinale Julian Herranz, 83
anni, lo spagnolo dell'Opus Dei da lui incaricato di presiedere la commissione
d'indagine su quello che i giornali chiamano Vatileaks.
Il corvo, la fuga di notizie, le carte
rubate dall'appartamento del Papa. Herranz ha aggiornato Ratzinger con
regolarità. Ogni settimana, in colloquio riservato, da aprile a dicembre. Il
Papa ha appreso con crescente apprensione gli sviluppi dell'inchiesta: decine e
decine di interviste a prelati, porporati, laici. In Italia e all'estero.
Decine e decine di verbali riletti e sottoscritti dagli intervistati. Le stesse
domande per tutti, dapprima, poi interviste libere. Controlli incrociati.
Verifiche. Un quadro da cui veniva emergendo una rete di lobby che i tre
cardinali hanno diviso per provenienza di congregazione religiosa, per origine
geografica. I salesiani, i gesuiti. I liguri, i lombardi. Infine, quel giorno
di ottobre, il passaggio più scabroso. Una rete trasversale accomunata
dall'orientamento sessuale. Per la prima volta la parola omosessualità è stata
pronunciata, letta a voce alta da un testo scritto, nell'appartamento di
Ratzinger.
Per la prima volta è stata scandita,
sebbene in latino, la parola ricatto: "influentiam", Sua Santità.
Impropriam influentiam.
17 dicembre 2012, San Lazzaro. I tre
cardinali consegnano nelle mani del Pontefice il risultato del loro lavoro.
Sono due tomi di quasi 300 pagine. Due cartelle rigide rilegate in rosso, senza
intestazione. Sotto "segreto pontificio", sono custodite nella
cassaforte dell'appartamento di Ratzinger. Le conosce soltanto, oltre a Lui,
chi le ha scritte. Contengono una mappa esatta della zizzania e dei pesci
cattivi. Le "divisioni nel corpo ecclesiale che deturpano il volto della
Chiesa", dirà il Papa quasi due mesi dopo nell'Omelia delle Ceneri. È quel
giorno, con quelle carte sul tavolo, che Benedetto XVl prende la decisione
tanto a lungo meditata. È in quella settimana che incontra il suo biografo,
Peter Seewald, e poche ore dopo aver ricevuto i tre cardinali gli dice
"sono anziano, basta ciò che ho fatto". Quasi le stesse parole, in
quell'intervista poi pubblicata su Focus, che dirà a febbraio al concistoro per
i martiri di Otranto: ""Ingravescente aetate". "Noi siamo
un Papa anziano", aveva già allargato le braccia molte volte, negli ultimi
mesi, in colloqui riservati.
Dunque nella settimana prima di Natale il Papa prende la sua decisione. Con
queste parole la commenta il cardinale Salvatore De Giorgi, un altro dei tre
inquisitori che redigono la "Relationem", presente al momento della
rinuncia: "Ha fatto un gesto di fortezza, non di debolezza. Lo ha fatto
per il bene della Chiesa. Ha dato un messaggio forte a tutti quanti
nell'esercizio dell'autorità o del potere si ritengono insostituibili. La
Chiesa è fatta di uomini. Il Pontefice ha visto i problemi e li ha affrontati
con un'iniziativa tanto inedita quanto lungimirante". Ha assunto su di sé
la croce, insomma. Non ne è sceso, al contrario. Ma chi sono "coloro che
si ritengono insostituibili?". Riecheggiano le parole dell'Angelus di
domenica scorsa: bisogna "smascherare le tentazioni del potere che
strumentalizzano Dio per i propri interessi".
La "Relationem" ora è lì. Benedetto XVI la consegnerà nelle mani del
prossimo Papa, che dovrà essere abbastanza forte, e giovane, e
"santo" - ha auspicato - per affrontare l'immane lavoro che lo
attende. È disegnata, in quelle pagine, una geografia di "improprie
influenze" che un uomo molto vicino a chi le ha redatte descrive così: "Tutto ruota attorno alla non
osservanza del sesto e del settimo comandamento". Non commettere atti impuri. Non rubare. La credibilità della Chiesa
uscirebbe distrutta dall'evidenza che i suoi stessi membri violano il dettato
originario. Questi due punti, in specie.
Vediamo il sesto comandamento, atti impuri.
La Relazione è esplicita. Alcuni alti prelati
subiscono "l'influenza esterna" - noi diremmo il ricatto - di laici a
cui sono legati da vincoli di "natura mondana". Sono quasi le
stesse parole che aveva utilizzato monsignor Attilio Nicora, allora ai vertici
dello Ior, nella lettera rubata dalle segrete stanze al principio del 2012:
quella lettera poi pubblicata colma di omissis a coprire nomi. Molti di quei
nomi e di quelle circostanze riaffiorano nella Relazione.
Da vicende remote, come quella di monsignor
Tommaso Stenico sospeso dopo un'intervista andata in onda su La 7 in cui
raccontava di incontri sessuali avvenuti in Vaticano. Riemerge la vicenda dei
coristi di cui amava circondarsi il Gentiluomo di sua Santità Angelo Balducci,
agli atti di un'inchiesta giudiziaria. I luoghi degli incontri. Una villa fuori
Roma. Una sauna al Quarto Miglio. Un centro estetico in centro. Le stanze
vaticane stesse. Una residenza universitaria in via di Trasone data in affitto
ad un ente privato e reclamata indietro dal Segretario di Stato Bertone,
residenza abitualmente utilizzata come domicilio romano da un arcivescovo
veronese. Si fa menzione del centro "Priscilla", che persino da
ritagli di stampa risulta essere riconducibile a Marco Simeon, il giovane
sanremese oggi ai vertici della Rai e già indicato da monsignor Viganò come
l'autore delle note anonime a suo carico. Circostanze smentite dai protagonisti
sui giornali, ma approfondite e riprese dalla Relazione con dovizia di
dettagli.
I tre cardinali hanno continuato a lavorare anche oltre il 17 dicembre scorso.
Sono arrivati fino alle ultime vicende che riguardano lo Ior - qui si passa al settimo comandamento - ascoltando gli uomini su cui confida Tarcisio Bertone a
partire dal suo braccio destro, il potentissimo monsignor Ettore Balestrero,
genovese, classe 1966. Sono arrivati fino alla nomina del giovane René
Bruelhart alla direzione dell'Aif, l'autorità finanziaria dell'Istituto.
Il terzo dei cardinali inquirenti, Josef Tomko, è il più anziano e dunque il
più influente della triade. Ratzinger lo ha richiamato in servizio a 88 anni.
Slovacco, era stato con Woijtyla a capo del controspionaggio vaticano. Aveva
seguito di persona la spinosa questione dei contributi anche economici alla
causa polacca come delegato ai rapporti con l'Europa orientale. Dopo monsignor
Luigi Poggi, scomparso nel 2010, è l'ultimo custode di quella che ancora oggi
si chiama l'Entità, il "Sodalitium pianum" di antica memoria, il
servizio segreto vaticano formalmente smantellato da Benedetto XV, nel nome
predecessore di Ratzinger. Poiché i simboli e i gesti, a San Pietro, contano
assai più delle parole chi è molto addentro alle liturgie vaticane fa notare
questo. Nell'ultimo giorno del suo pontificato, Benedetto XVI riceverà i tre
cardinali estensori della Relationem in udienza privata. Subito dopo, al fianco
di Tomko, vedrà i vescovi e i fedeli slovacchi in Santa Maria Maggiore. La sua
ultima udienza pubblica. 27 febbraio, San Procopio il Decapolita, confessore.
Poi il conclave.
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