giovedì 21 febbraio 2013

Film: Richard Gere, un magnate della finanza nel film ‘La Frode’


da: la Repubblica

Gere: "Io, Squalo intoccabile tra Madoff e la vostra Italia..."
Il divo presenta "La Frode": "Interpreto un magnate della finanza che ricorda un po' anche Ted Kennedy, Bill Clinton e ciascuno di noi: tutti facciamo compromessi e mentiamo". Poi rivela le sue passioni oltre cinema e buddismo: "Guardare dentro l'animo umano è il mio lavoro a tempo pieno"
di Claudia Morgoglione



Richard Gere non è uno di quei divi che in carriera ha scelto sempre ruoli positivi: accanto all'Ufficiale e gentiluomo adorato dalle spettatrici, o al milionario che cambia la vita alla Julia Roberts versionePretty woman, ci sono i prostituti (American Gigolò), i mariti ossessivi (L'amore infedele), i venditori di falsi scoop (L'imbroglio), gli avvocati dall'infernale cinismo (Chicago). E adesso, ad arricchire questa galleria di personaggi oscuri, eccolo incarnare un magnate spietato e disonesto in La Frode: un uomo ricchissimo impegnato in una corsa contro il tempo, per nascondere una trama di imbrogli e disonestà. "Potremmo definirlo uno Squalo - spiega il divo da un lussuoso hotel di piazza del Popolo, utilizzando quello che è da sempre il soprannome di Ruper Murdoch - un animale che non può fermarsi mai, altrimenti muore. Uno componente della casta di Intoccabili che esiste in ogni categoria: dalla finanza all'industria, dal cinema al governo. Quando ne fai parte, l'impunità è assicurata: e anche voi, qui in Italia, sapete di cosa sto parlando...". Il riferimento è forse agli ultimissimi scandali del nostro Paese, o alle vicende di Silvio Berlusconi che tanta eco anno avuto all'estero, nel recente passato.

LA FRODE: LE IMMAGINI

Scritto e diretto dall'esordiente Nicholas Jarecki, interpretato anche da
Susan Sarandon, Tim Roth, Brit Marling e Laetitia Casta, La Frode - titolo originale Arbitrage - sbarca nei nostri cinema il prossimo 14 marzo. E' la storia di Robert Miler, che alla vigilia del suo sessantesimo compleanno cerca disperatamente di vendere il suo impero a una grande banca, prima che le sue magagne vengano scoperte. E mentre un poliziotto gli sta alle costole, lui è costretto al confronto con i suoi familiari: la moglie, la figlia nonché braccio destro. L'attore ne parla nel corso di una conferenza stampa romana, animata dalla protesta dei cronisti: il distributore italiano della pellicola, la M2 Pictures, cerca di imporre un embargo di quasi un mese all'uscita degli articoli sull'evento, ma i giornalisti si ribellano appellandosi al diritto di cronaca. L'unico a restare tranquillo è proprio Gere: "Vengo da Amsterdam dove tutti sono tranquilli, che gioia qui dove sieete tutti un po' matti e avere questo sottofondo di casino (parola pronunciata in italiano, ndr) che sta per esplodere"...

Signor Gere, cosa l'ha attratta di questo personaggio così in chiaroscuro?
"E' una figura molto contemporanea, una sorta di maschio Alfa che rappresenta bene lo spirito del nostro tempo. Uno che divide le persone tra quelle che hanno il potere, come lui, e tutti quelli che non ce l'hanno. Il momento che più svela lo spirito del film è la scena in cui lui è al parco con la figlia: lei lo rimprovera di averla lasciata all'oscuro, io la correggo dicendo 'non sei la mia socia, sei una che lavori per me'. Credo sia questa la radice di tutti i problemi del mondo: la tentazione di sentirsi al centro dell'universo, di pensare che gli altri siano tutti al tuo servizio".

Un carattere complesso: difficile da interpretare?
"Spesso in questi giorni mi hanno chiesto come faccio io, che sono buddista e che sono  un allievo del Dalai Lama, a calarmi in un personaggio così orribile. Bé, la risposta è che il mio lavoro consiste proprio nel rendere gli errori di chi incarno, umani: perché per interpretare questi tipi bisogna sapersi guardare allo specchio. Del resto la recitazione è gioco, è mettersi in gioco. Robert Miller fa gli sbagli che forse io stesso avrei fatto, se mi fossi trovato in quella situazione: tutti noi facciamo compromessi, tutti noi mentiamo almeno un po'. Il vero nemico del protagonista on è la legge, i cui tecnicismi non riescono a incastrarlo, ma proprio l'opposto della menzogna: la verità".

Guardando il film vengono in mente tanti possibili riferimenti all'attualità internazionale: concorda?
"Io leggendo per la prima volta la sceneggiatura ho pensato in primo luogo a Madoff, personaggio simbolo delle truffe finanziarie. Ma anche a Ted Kennedy: una persona in gamba che quando ci fu quell'incidente al lago, in cui morì la ragazza che era insieme a lui, si avviluppò in una serie di menzogna assolutamente non credibili. Ma c'è anche l'altra faccia della madaglia, come Clinton: ha fatto tante cose splendide e ha commesso tanti errori, all'epoca dello scandalo che lo coinvolse sembrava aver perso la sua famiglia, invece adesso è più unita che mai. A volte capita anche che le cose si aggiustino".

Un altro tema forte della pellicola è quello dell'impunità.
"E' vero: perché in ogni campo ci sono i potenti che a un certo punto, superato un certo livello, entrano a far parte di una sorta di club degli Intoccabili: se vi accedi vieni protetto dagli altri membri, diventi quasi un semidio. E voi in Italia lo sapete bene...".

Anche lei, nel cinema, è da considerare un Intoccabile?
"Bé, in un certo senso sì, visto che dopo tanti anni sono ancora qui. Ma l'industria del cinema è molto cambiata: questo film ad esempio non è affatto estremo né sperimentale, eppure visti i temi realizzarlo, nella Hollywood di adesso, è stato molto difficile".

E' sempre contrario, come ha detto più volte in passato, a cimentarsi nella regia?
"Effettivamente non è una cosa molto nelle mie corde, altrimenti lo avrei già fatto. Ma in questo momento sto valutando diversi progetti che mi interessano, e non escludo che magari in uno di questi passi dietro la macchina da presa".

Oltre al cinema, cos'è che l'appassiona di più?
"Il mio vero lavoro a tempo pieno è vedere dentro la mia mente, capire chi siamo e come operiamo nella realtà, come purificarmi dalle emergie negative. Poi ho un figlio di tredici anni, so che tra un po' spiccherà il volo, e per questo cerco di passare con lui quanto più tempo di qualità è possibile. E naturalmente c'è la mia battaglia per il Tibet, in cui la situazione continua a essere incresciosa: c'è tanto da fare per cercare di promuovere la liberazione di quel popolo". 

Nessun commento:

Posta un commento