mercoledì 20 febbraio 2013

Bradley Cooper, in corsa per l’Oscar: “sono mezzo italiano, vivo con la mamma”


da: la Repubblica

Bradley Cooper, il pupillo di De Niro:
"La candidatura all'Oscar è come aver vinto"
L'attore di "Un weekend da leoni" è in corsa per l'Oscar come protagonista di "Il lato positivo", nelle nostre sale dal 7 marzo. Il grande Bob è diventato il suo mentore dopo il film "Limitless". "Sono mezzo italiano, vivo con la mamma"
di Arianna Finos


La maniacalità di Bradley Cooper è seconda solo a quella del suo mentore Robert De Niro. Lo certifica il regista David O. Russell "Sul set a Filadelfia, travolto da pioggia ghiacciata, avevo deciso una pausa. Il walkie talkie del set crepita e l'assistente: "Bradley Cooper vuole provare ancora le scene della corsa. E vuole che lo accompagni"". A 38 anni, l'attore che ha esordito come episodico flirt televisivo della Carrie di Sex and the city corre come mai ha fatto in vita sua. Corre per l'Oscar da protagonista, il ruolo è di un tenero e fragile bipolare in Il lato positivo, forgiato con l'aiuto dell'amico Robert De Niro, che interpreta suo padre. Tratto dal bestseller Silver linings playbook (in sala giovedì 7 marzo per Eagle) il film racconta l'incontro tra un uomo uscito da un istituto psichiatrico e una ragazza (Jennifer Lawrence) che soffre a sua volta di problemi psichici. Una gara di ballo sarà, per entrambi, l'occasione per tentare
la rivincita nei confronti della vita. "Per me invece questo film è la grande occasione della carriera" confessa Bradley Cooper, i cui occhi grandi e limpidi hanno ben restituito la purezza del disturbato personaggio. Finora al suo attivo l'attore aveva una manciata di film da grande incasso (A Team, Un weekend da leoni) e altrettante opere indipendenti (Limitless e The Words).



Forbidabile divoratore di libri (ne sta adattando uno per il grande schermo) si è sempre accompagnato a colleghe di forte personalità (Renée Zellwegger, Zoe Saldana). Ha stroncato sul nascere i tentativi dei tabloid di attribuirgli una storia con la giovane collega Jennifer Lawrence, "potrebbe essere mia figlia" e ha creduto tanto in Il lato positivo da volerlo produrre. "Ci ho messo tutto me stesso. Non c'erano scorciatoie. Russell pretendeva che fossimo davvero i personaggi, sul set ci chiedeva di improvvisare. Mi sono preparato frequentando amici che soffrono di disturbo bipolare, ho passato molto tempo con il figlio del regista che ha problemi simili. Ho studiato documentari sulla depressione maniacale e scavato dentro le mie fragilità. Avevo il beneficio dell'appartenenza: vengo da quei luoghi, i Philadelphia Eagles sono anche la mia squadra. E, soprattutto, ho avuto Bob come maestro".



È vero che De Niro voleva far recitare sua madre?
"Gli avevo confidato che temevo di non essere all'altezza del ruolo e lui ha suggerito al regista di far recitare mia madre, per mettermi a mio agio. Ma dopo un provino David ha detto "non se ne parla". Meglio, a mia madre sarebbe venuto un colpo. Ma l'attrice Jackie Weaver le somiglia molto e sono state così tanto insieme da diventare osmotiche". 



Lei, Lawrence, Weaver e De Niro siete tutti candidati all'Oscar. A De Niro non succedeva daPromontorio della paura, nel '92.
"David O. Russell sa creare grande affiatamento sul set. E io e Bob siamo amici dai tempi di Limitless. Quando mio padre è morto c'è stato quasi un passaggio di consegne, tra loro. Abbiamo molto in comune, siamo entrambi italo-irlandesi, e Bob ha perso suo padre alla mia età. Ci sentiamo vicini e io lo considero il mio punto di riferimento". 



Sua madre l'accompagnerà alla notte degli Oscar.
"Sì. Mi hanno insegnato che la famiglia è tutto. Mio padre è scomparso due anni fa e da allora praticamente mia madre vive con me. Cosa che sembra strana agli americani, presumo che in Italia sia più comprensibile. Non c'è altra scelta, se non altro non adesso. Mi manda al manicomio, però è mia madre e io la amo".



I suoi genitori non volevano che lei facesse l'attore.
"Avevano paura. Mio nonno faceva il poliziotto e coltivava aglio, l'altro nonno era vigile del fuoco. Erano immigrati, mio padre è stato il primo a lasciare il quartiere in cui era nato. La sfida della loro vita è stata poter mantenere la propria famiglia. Quando io gli ho detto che volevo fare l'attore papà ha esclamato: "Porca miseria". Ma dopo il college io ho chiesto un prestito allo Stato per un master in recitazione e al saggio, dal palco, ho visto lo sguardo di mio padre seduto tra il pubblico: finalmente aveva iniziato a credere possibile il mio sogno".



C'è stato un momento in cui ha pensato di mollare?
"Molte volte. Ho lavorato spesso, ma avuto anche grandi crisi. E' una professione in cui devi imparare a superare i rifiuti".



La peggiore audizione?
"Un provino per un horror con Wes Craven. Era una scena in cui uscivo da una macchina, ubriaco, dopo un incidente. Ero nervoso, paralizzato, ho letto sulla faccia del regista quale schifezza stessi facendo e ho pensato "questo lavoro non fa per me". Ma sono andato avanti. Oggi essere candidato all'Oscar per me è come avere già vinto. Mi godrò la serata e tornerò a lavoro. Un nuovo film con Russell e Jennifer Lawrence, poi porterò a Broadway The elephant man. Una corsa continua, lo so, ma non è questo il momento di smettere".

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