giovedì 21 febbraio 2013

Paolo Madron: “Ma come fa il ministro Grilli a non dimettersi?”


da: Lettera 43

Ma come fa il ministro Grilli a non dimettersi?
La vicenda dei prestiti alla ex moglie coinvolge e imbarazza l'ex direttore generale del Tesoro. Che però non fa una piega.
di Paolo Madron

Recita il noto proverbio che tra moglie e marito non bisogna mettere il dito. Ma qui altro che dito, di mezzo ci si è messo un consorzio di banche da far sembrare il salvataggio (mancato)  di una piccola società di riproduzioni artistiche quello di un colosso industriale.


IMPRENDITRICE DI INSUCCESSO. Personaggi e interpreti della poco commendevole vicenda Vittorio Grilli,  ministro dell'Economia nel governo Monti e direttore generale del Tesoro in quello di Berlusconi (un campione di trasversalità, insomma) e la di lui ex moglie Lisa Lowenstein, donna provvista di una volonterosa attitudine imprenditoriale, mai premiata però dallo sperato successo.
Così, a un certo punto, la signora chiede aiuto al marito, il quale commette il fatale errore di assecondarne le richieste. E siccome lui non è uno qualunque, ma un grand commis di Stato, mezzo establishment si mobilita in soccorso.

FINANZIATA DALLE BANCHE. Ma il business di Lisa dev’essere talmente poco sostenibile che l'intervento non basta, e la società accumula debiti che non riesce a ripagare. A finanziarla aveva concorso il gotha del sistema bancario, da Comit a Unicredit, da Bnl alla “famigerata” Antonveneta.
Allora, extrema ratio, si pensa di assegnare alla signora qualche consulenza. E per farlo si pesca là dove la politica ha voce in capitolo, ovvero le aziende pubbliche. Come per esempio Finmeccanica, dove Grilli vanta amicizie importanti, che non fa mancare il suo sostegno. Con incarichi e l'attiva mobilitazione dell'allora direttore finanziario, Alessandro Pansa, il quale scomoda niente meno che Mediobanca perché si occupi di gestire il debito della Lowesnstein.
IL MINISTRO PRESO NELLA RETE. Tutta gente, da Grilli a Pansa, si noti bene, che poi va in giro per convegni a predicare il valore della meritocrazia di cui essi si proclamano campioni.
Morale della favola. Mediobanca assennatamente si rifiuta di intervenire, la ora ex moglie del ministro pensa bene di cambiare aria tornandosene in America, e Grilli resta impigliato nella rete di intercettazioni che portano all'arresto di Giuseppe Orsi, il presidente di Finmeccanica sospettato di aver agevolato una presunta tangente alla Lega Nord, il suo partito di riferimento. Rete che documenta tutto il suo darsi da fare per salvare l'attività della moglie che stava andando in frantumi
UNA SPONDA IN PONZELLINI. Il ministro dell'Economia, per altro, non è nuovo a incidenti di percorso. Il suo nome è infatti comparso nell'affaire Ponzellini, l'ex presidente della Popolare di Milano arrestato con svariate accuse, tra cui finanziamento illecito ai partiti e associazione a delinquere. A lui si era rivolto Grilli per trovare una sponda alla sua corsa per diventare governatore della Banca d'Italia dopo il passaggio di Mario Draghi alla Bce.
Si obietterà che Grilli non ha commesso alcuna illegalità, per quanto l'essersi attivato per aiutare la moglie potrebbe configurare il reato di abuso d'ufficio. Infatti il problema è squisitamente etico, e attiene al ruolo che ricopre. A questo punto ragioni di opportunità vorrebbero che presentasse le dimissioni da ministro, e che Mario Monti spingesse per ottenerle. Il minimo per un premier che nella sua campagna elettorale si è vantato di aver fatto saltare il tappo del malaffare collusivo e clientelare che opprimeva il Paese.

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