da: Huffington Post
La
7, il cda Telecom accetta l'offerta di Urbano Cairo, ex collaboratore di
Berlusconi
Il destino de La7 è tracciato.
Telecom tratterà la sua cessione in
esclusiva con Urbano Cairo, dopo che il Cda ha preferito la sua offerta a
quella del fondo Clessidra, anche se la decisione non è stata presa
all'unanimità. La partita, secondo quanto si apprende, dovrebbe chiudersi ai
primi di marzo in modo da permettere al cda di Telecom Italia Media in agenda
per il 4 marzo di deliberare la vendita. L'imprenditore piemontese comunque
guarda già avanti: "è importante mettersi velocemente al lavoro per dare
slancio alla rete che ha dei punti di forza notevoli ma anche costi notevoli.
Bisogna trovare un equilibrio", ha spiegato all'ANSA.
Nessuna apertura dunque a Diego Della Valle
che aveva presentato una manifestazione di interesse chiedendo tempo per
studiare il dossier e presentare la sua proposta. E nessuna concessione alla
politica che chiedeva di rimandare a dopo le elezioni ogni decisione. "Il
messaggio che abbiamo voluto dare è che la politica non entra nel cda di
Telecom" ha commentato Tarak Ben Ammar, consigliere di Telecom lasciando
la sede di Telecom dopo una riunione relativamente breve (poco più di 2 ore).
'Il messaggio e' che abbiamo preso una decisione prima delle elezioni nel solo
interesse dell'azienda" ha aggiunto, sottolineando che in consiglio
"non abbiamo parlato dell'offerta di Della Valle", che potrebbe però
rientrare nella partita "se Cairo non compra". E comunque, aggiunge
Ben Ammar, "se Della Valle vuole, si mette d'accordo con Cairo"
stesso. Per il quale arriva il primo endorsement dalla rete, tramite Gad
Lerner: "Cairo è una vecchia conoscenza, un tipo che bada al sodo, non me
lo vedo pedina di giochi altrui", scrive il conduttore sul suo sito.
L'offerta che il direttore finanziario Piergiorgio Peluso ha illustrato oggi in
consiglio era migliorativa rispetto alla precedente che, secondo indiscrezioni,
prevedeva l'acquisto de La7 (escluso il 51% di Mtv Italia) senza debiti e con
un vendor loan di 90 milioni di euro. La proposta "è solo sulla parte
'malata', un contributo ci vuole", aveva detto alla vigilia del cda Cairo
e, pur senza dare la cifra esatta, aveva precisato che il 'vendor loan' era
"significativamente inferiore alla perdita di un anno". Dopo la
vendita dunque a Ti Media resteranno in pancia i multiplex, valutati intorno ai
300-350 milioni di euro.
L'effetto Della Valle, anche se non ha convinto il cda, ha però fatto fare il
botto a Ti Media in Borsa: +10,67% con scambi pari al 3,1% del capitale.
"Prendiamo atto della decisione del CdA di Telecom" ha dichiarato a
caldo l'imprenditore marchigiano. "Volevamo tentare di costruire un
modello nuovo di società media - ha aggiunto - che coinvolgesse un gruppo di
investitori italiani, professionisti che lavorano attualmente a La7 ed altri
che sarebbero arrivati, per cercare di sviluppare ancora con più determinazione
un polo televisivo coerente con i principi di salvaguardia dell'indipendenza
dell'informazione".
Il nodo Ti Media è quello che catalizza l'attenzione ma sul tavolo del cda in
queste ore c'erano anche altri due temi. Il presidente esecutivo Franco Bernabè
dovrebbe aver fatto il punto sull'operazione di ricapitalizzazione attraverso
il lancio di un bond ibrido attraverso 3 miliardi di euro. In attesa di
conoscere i dettagli tecnici dell'emissione, Moody's ha assegnato un rating
provvisorio Ba2 a lungo termine e outlook negativo. Dovrebbe esserci stato
anche un passaggio formale che riguarda l'impairment test e la sua metodologia.
I numeri saranno a disposizione dei consiglieri in tempo per il cda del 7 marzo
che ha all'ordine del giorno l'approvazione de bilancio.
Le svalutazioni starebbero in una forchetta tra i 2 e i 4 miliardi di euro sui
36,8 miliardi di avviamenti e la conseguenza immediata sarebbe quella di un
azzeramento dell'utile. Martedì poi la parola passerà a Telco, la holding che
controlla il 22,4% di Telecom, riunire i cda. Sul tavolo i conti del trimestre
e la svalutazione del prezzo di carico delle azioni. Gli analisti hanno stimato
necessaria una riduzione da 1,5 a 1,2 euro ma più recenti indiscrezioni
ipotizzano un taglio più drastico a 1 euro, comunque sopra gli attuali valori
di Borsa.
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