lunedì 18 febbraio 2013

Regione Lombardia, consulenze d’oro: il sistema Formigoni


da: la Repubblica

Consulenze d'oro, il sistema Formigoni
I pm: meccanismo in funzione fin dagli anni 90, corruzione dietro i contratti fittizi. Trecentocinquantamila  euro dalla fondazione Maugeri alla moglie di Abelli. Altri 250 mila l'anno dalla Regione al professor Zangrandi
di Davide Carlucci e Emilio Randacio

Due consulenze folli. Una da 350mila euro dalla fondazione Maugeri alla moglie di Giancarlo Abelli, Rosanna Gariboldi, che risulta retribuita anche quand’è in carcere. E un’altra da 250mila euro all’anno dalla Regione al professor Antonello Zangrandi, pagato per controllare le spese della sanità: le sue analisi, però, restano nel cassetto e i vertici del Pirellone gli chiedono di diventare consulente della clinica privata per aiutarla a ottenere i finanziamenti. Ecco cosa emerge dall’indagine della procura di Milano che vede indagato per associazione a delinquere e corruzione il presidente della Lombardia Roberto Formigoni.

IL SISTEMA
Il meccanismo, oliato, parte da lontano. Dai primi anni ‘90, quando per la Maugeri, ad «accelerare» le pratiche in Regione, ci pensa un altro politico vicino a Cl, Giancarlo Abelli. «Sin dai tempi di mio padre », svela Umberto Maugeri l’11 maggio
ai pm Pedio e Pastore, Abelli (oggi parlamentare Pdl) era il referente politico dell’istituto pavese. Allora, però, «non esisteva questo problema di andare continuamente in Regione a dialogare, a discutere».
CONSULENZE ALLA POLITICA IN CELLA
In una seconda fase, la fondazione gira il denaro alla moglie di Abelli, Rosanna Gariboldi. A Lady Abelli, già coinvolta in un’inchiesta sulle discariche regionali, sono stati regolarmente versati oltre 350 mila euro attraverso «fittizi contratti» con la Maugeri. Che fosse un’attività di facciata, lo dimostra anche la tempistica: alla signora la Maugeri continua a versare il denaro anche durante la sua detenzione in carcere, per tre mesi, dall’ottobre del 2009, prima che patteggiasse una pena di due anni per riciclaggio. I manager Maugeri ammettono di aver versato denaro anche alla signora Iannacone, moglie del funzionario del ministero della Sanità, Antonio Moccaldi (247.920 euro), e a Giovanni Alpeggiani (812 mila), ex consigliere regionale socialista. Con il primo speravano di ottenere un occhio di riguardo dal Ministero, con il secondo di non avere ostacoli dalle «opposizioni». Per i tre presunti finti consulenti, la sezione di polizia giudiziaria suggerisce alla procura di aprire un’inchiesta per corruzione.
L’INIZIO DI TUTTO
Quando inizia il dominio Daccò-Simone? «Con l’insediamento della prima giunta Formigoni », ricorda Costantino Passerino, manager Maugeri arrestato nell’inchiesta. La fondazione non riusciva a mettere le mani su 14 miliardi di lire di rimborsi. Simone e Daccò fanno sbloccare quei finanziamenti e Maugeri inizia a pagare i due che poi, secondo la procura, retrocedono parte dei soldi a Formigoni. Per sdebitarsi nei confronti di Simone, ricorda ancora Passerino, «con una provvista interamente fornita dalla fondazione gli comprammo un immobile per 1,5 miliardi di lire».
«FORMIGONI CI TENEVA TANTISSIMO»
Con l’arrivo di Formigoni una nuova legge, la 31 del ‘95, mette al centro della sanità i privati. Uno dei padri è il professor Zangrandi, ciellino, per 16 anni alla Bocconi, oggi ordinario a Parma. Chiamato dal Pirellone a occuparsi della “analisi dei costi degli ospedali”, lo studioso è critico verso la distribuzione dei fondi che favorisce Maugeri. «In più occasioni avevo sconsigliato l’introduzione delle funzioni di alta complessità», racconta ai pm. E i dirigenti? «Carlo Lucchina (il direttore generale della Sanità, anche lui indagato, ndr) mi rappresentò la volontà di contenere l’uso delle funzioni non tariffabili». Ma i tagli non arrivano. «Ho capito che in Regione non c’era spazio per un cambiamento». Anzi: nel 2008 «Lucchina mi disse che era stata emanata una legge a favore degli erogatori non profit che avrebbe comportato una consistente erogazione di denaro a favore della Maugeri e del San Raffaele. Lucchina desiderava che i due enti elaborassero progetti di valore e mi chiese se ero disponibile a una consulenza con entrambi ». Il docente, «a disagio per il conflitto d’interessi», insiste: certi costi non vanno finanziati. «Ne discussi anche con Daccò che si rivelò particolarmente insistente, al limite del fastidioso. Diceva che Formigoni ci teneva tantissimo».
LO STUDIO NEL CASSETTO
Zangrandi mostra ai pm una slide con i risultati di uno studio, che gli fu commissionato nel 2009 proprio da Lucchina, sui due ospedali sponsorizzati da Daccò. A proposito della Maugeri il giudizio è impietoso: «La fondazione non ha un profilo di eccellenza. Ho mandato a Lucchina gli esiti del mio lavoro ma non mi ha mai detto che uso ne avrebbe fatto».

Nessun commento:

Posta un commento