da: Il Fatto
Quotidiano
Alessandro
Proto, il Totò della Bocconi e gli affari col Monte dei Paschi
L'ex
venditore di enciclopedie che annuncia acquisti di giornali e grandi
investimenti è inseguito dalle indagini. Indagato per truffa e aggiotaggio. Il
suo fondo "Caronte" avrebbe fatto sparire i soldi di molti
imprenditori in difficoltà
Ecco la lettera che Alessandro Proto ha
inviato a Dagospia per rispondere
all’articolo scritto da Gianni Barbacetto sul Fatto quotidiano di
domenica 10 febbraio (sotto).
Caro Barbacetto dei miei
coglioni, l’articolo
che ha scritto oggi è totalmente privo di ogni fondamenta su tutta la linea.
Procederò per vie legali contro Lei e il Suo giornale. Ho fatto una offerta
migliorativa a Aliberti di 6 milioni. Lei sa che Aliberti è in
difficoltà e me la compro quella
partecipazione e sa che ce ne sono altre in vendita. Mi dia qualche settimana e mi compro il giornale e la metto a pulire i
cessi. Lei è la vergogna dei giornalisti. Scrive falsità solo per distruggere le persone. Con me non
ci riuscirà frustrato di merda.
Con stima, Alessandro Proto
Con stima, Alessandro Proto
L’articolo
di Gianni Barbacetto:
Finalmente
un’operazione, tra le tante annunciate e non realizzate, in cui ha messo
davvero le mani. Peccato che sia una brutta
faccenda di intermediazioni (anche) con Montepaschi, che gli è già
costata un’indagine per riciclaggio in Svizzera. Alessandro Proto, trentottenne milanese che
esibisce studi in Bocconi e sedi a Milano, Lugano, Londra e New
York, secondo i magistrati elvetici aveva strani conti, alimentati “mediante
bonifici di terzi, con la specifica ‘acquisto azioni Mps’”.
Da mesi Proto spunta
in ogni operazione finanziaria. Dice di
aver rastrellato il 2,8 per cento di Rcs-Corriere della sera. Dice di
aver fatto un’incursione in Unicredit.
Dice di avere acquisito azioni Fiat, Tod’s, L’Espresso, Mediaset.
Dice di aver provato a comprare il quotidiano Il Tempo e di aver messo sul piatto 150 milioni di euro per acquistare La7. Si era presentato
come il cavaliere bianco pronto a risolvere i problemi della Fonsai di Salvatore
Ligresti. Ha detto di aver ricevuto da Silvio Berlusconi il mandato a
vendere una villa a Cannes. E nel suo sito sciorina foto di ville da sogno
e immobili di lusso che sarebbero nel suo portafoglio. Sempre pronto a salire
sull’onda mediatico-giudiziaria del momento, in passato ha fatto trapelare di
essere in gara per comprare ilSan Raffaele. E ora sostiene di essere
interessato a una quota di Montepaschi, tanto da aver proposto alla Fondazione
di Siena un piano per diluire il suo controllo sulla banca. Abituato a
stupire con effetti speciali e sempre alla ricerca di stratagemmi per far
parlare di sé, ha annunciato anche di voler comprare il quotidiano Pubblico di Luca
Telese e perfino una fettina del Fatto quotidiano, quella
messa in vendita dall’azionista-editore Francesco Aliberti. Per
ampliare l’effetto mediatico, nel dicembre scorso ha provato anche a candidarsi alle primarie del Pdl, poi
tramontate.
La parlantina non gli
manca. Ha fatto il venditore di
enciclopedie Garzanti e sa come convincere il cliente. Peccato
che i soldi per fare tutte le
mirabolanti operazioni annunciate non li ha mai fatti vedere. Dice: “Non
sono soldi miei. Io gestisco il denaro
di importanti investitori italiani e stranieri”. Ma anche qui, mai un nome.
Fantasmi. Per l’operazione Rcs, nell’ottobre scorso ha detto di aver riunito
quattro finanzieri esteri che gli avrebbero affidato 30 milioni di euro. Chi
sono, non l’ha mai comunicato, eppure per entrare in società quotate in Borsa
la trasparenza non è un optional. Di solito annuncia di restare sotto il 2 per
cento, proprio per non essere obbligato alle comunicazioniConsob. Si è comunque
attirato una lunga serie di esposti e denunce, tra cui quelli di Consob e di
Mediobanca.
La procura di
Milano sta indagando da tempo per una sfilza di reati che fanno sembrare
Proto, più che un finanziere rampante
di Wall Street, un Totò che
vuol vendere il Colosseo. Lui si presenta così: “Vendo la mia persona
ad altre persone che cercano buoni investimenti. Vuoi costituire società
all’estero? Vuoi aprire un trust? Vuoi investire in società quotate, in
imprese, in immobili? Noi siamo qua”. La mirabolante Proto Organization,
la Proto Consulting e i suoi uffici all’estero restano un castello di
carte. L’unica cosa certa sono le ipotesi d’accusa su cui sta indagando il pm
milanese Isidoro Palma: truffa, aggiotaggio, bancarotta. Le indagini
stanno cercando di verificare non soltanto le sue comunicazioni al mercato, ma
anche l’unico business vero che Proto sta facendo: il fondo Caronte,
lanciato nel 2010. Il nome non è proprio scaramantico, ma evoca bene la realtà.
È un fondo “salvaziende”, va predicando Proto, capace di far arrivare soldi
freschi e sonanti nelle casse di imprenditori in difficoltà.
Quelli che ci sono
cascati non solo non hanno visto il becco di un quattrino, ma hanno dovuto loro
sborsare soldi, incamerati e fatti sparire da Proto. “Spese per avviare le
pratiche dei finanziamenti”, dice il Totò della Bocconi. Alcuni gli hanno
consegnato poche migliaia di euro, 5 mila, 7 mila, altri si sono svenati
consegnandogli anche 2 o 3 cento mila euro. Quattro imprenditori che si sono sentiti truffati hanno presentato denuncia alla procura di
Milano, ma ce ne sono altre decine che stanno decidendo se credergli ancora,
sperando di essere salvati dalle sue fantastiche promesse. Lui però esibisce
una corposa rassegna stampa, con articoli tratti dai più grandi quotidiani
italiani, che lo consacrano finanziere forse discutibile, ma alle prese con i
più grandi affari italiani. Come non credergli? Proto fa circolare la voce di
avere tanti soldi e di essere pronto con questi a comprare di tutto. In realtà,
non paga neppure la pubblicità dei suoi prodotti finanziari. I soldi, lui, non
li dà. Li prende.
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