da: Corriere della Sera – 8 agosto 2012
«Chiesa
indietro di 200 anni »
Padre Georg Sporschill, il confratello gesuita che lo
intervistò in Conversazioni notturne a Gerusalemme, e Federica Radice hanno incontrato Martini l'8 agosto: «Una sorta di testamento spirituale. Il
cardinale Martini ha letto e approvato il testo».
Come
vede lei la situazione della Chiesa?
«La Chiesa è stanca, nell'Europa del
benessere e in America. La nostra cultura è invecchiata, le nostre Chiese sono grandi, le nostre case
religiose sono vuote e l'apparato burocratico della Chiesa lievita, i
nostri riti e i nostri abiti sono pomposi. Queste cose però esprimono quello
che noi siamo oggi? (...) Il benessere pesa. Noi ci troviamo lì come il giovane
ricco che triste se ne andò via quando Gesù lo chiamò per farlo diventare suo
discepolo. Lo so che non possiamo lasciare tutto con facilità. Quanto meno però
potremmo cercare uomini che siano liberi e più vicini al prossimo. Come lo sono
stati il vescovo Romero e i martiri gesuiti di El Salvador. Dove sono da noi
gli eroi a cui ispirarci? Per nessuna ragione dobbiamo limitarli con i vincoli
dell'istituzione».
Chi
può aiutare la Chiesa oggi?
«Padre Karl Rahner usava volentieri
l'immagine della brace che si nasconde sotto la cenere. Io vedo nella Chiesa di
oggi così tanta cenere sopra la brace che spesso mi assale un senso di
impotenza. Come si può liberare la brace dalla cenere in modo da far
rinvigorire la fiamma dell'amore? Per prima cosa dobbiamo ricercare questa
brace. Dove sono le singole persone piene di generosità come il buon
samaritano? Che hanno fede come il centurione romano? Che sono entusiaste come Giovanni
Battista? Che osano il nuovo come Paolo? Che sono fedeli come Maria di Magdala?
Io consiglio al Papa e ai vescovi di cercare dodici persone fuori dalle righe
per i posti direzionali. Uomini che siano vicini ai più poveri e che siano
circondati da giovani e che sperimentino cose nuove. Abbiamo bisogno del
confronto con uomini che ardono in modo che lo spirito possa diffondersi
ovunque».
Che
strumenti consiglia contro la stanchezza della Chiesa?
«Ne consiglio
tre molto forti. Il primo è la conversione: la Chiesa deve riconoscere i
propri errori e deve percorrere un cammino radicale di cambiamento,
cominciando dal Papa e dai vescovi. Gli scandali della pedofilia ci spingono a
intraprendere un cammino di conversione. Le domande sulla sessualità e su tutti
i temi che coinvolgono il corpo ne sono un esempio. Questi sono importanti per
ognuno e a volte forse sono anche troppo importanti. Dobbiamo chiederci se la gente ascolta ancora i consigli della Chiesa
in materia sessuale. La Chiesa è ancora in questo campo un'autorità di
riferimento o solo una caricatura nei media?
Il secondo
la Parola di Dio. Il Concilio
Vaticano II ha restituito la Bibbia ai cattolici. (...) Solo chi percepisce
nel suo cuore questa Parola può far parte di coloro che aiuteranno il rinnovamento
della Chiesa e sapranno rispondere alle domande personali con una giusta
scelta. La Parola di Dio è semplice e
cerca come compagno un cuore che ascolti (...). Né il clero né il Diritto ecclesiale possono sostituirsi
all'interiorità dell'uomo. Tutte le regole esterne, le leggi, i dogmi ci
sono dati per chiarire la voce interna e per il discernimento degli spiriti.
Per chi sono i sacramenti? Questi sono il terzo strumento di guarigione. I
sacramenti non sono uno strumento per la disciplina, ma un aiuto per gli uomini
nei momenti del cammino e nelle debolezze della vita. Portiamo i sacramenti
agli uomini che necessitano una nuova forza? Io penso a tutti i divorziati e
alle coppie risposate, alle famiglie allargate. Questi hanno bisogno di una
protezione speciale. La Chiesa sostiene l'indissolubilità del matrimonio. È una
grazia quando un matrimonio e una famiglia riescono (...). L'atteggiamento che
teniamo verso le famiglie allargate determinerà l'avvicinamento alla Chiesa
della generazione dei figli. Una donna è
stata abbandonata dal marito e trova un nuovo compagno che si occupa di lei e
dei suoi tre figli. Il secondo amore riesce. Se questa famiglia viene discriminata, viene tagliata fuori non solo
la madre ma anche i suoi figli. Se i
genitori si sentono esterni alla Chiesa o non ne sentono il sostegno, la Chiesa perderà la generazione futura.
Prima della Comunione noi preghiamo: "Signore non sono degno..." Noi
sappiamo di non essere degni (...). L'amore è grazia. L'amore è un dono. La
domanda se i divorziati possano fare la Comunione dovrebbe essere capovolta.
Come può la Chiesa arrivare in aiuto con la forza dei sacramenti a chi ha
situazioni familiari complesse?»
Lei
cosa fa personalmente?
«La Chiesa
è rimasta indietro di 200 anni. Come
mai non si scuote? Abbiamo paura? Paura invece di coraggio? Comunque la fede è il fondamento della Chiesa.
La fede, la fiducia, il coraggio. Io sono vecchio e malato e dipendo dall'aiuto
degli altri. Le persone buone intorno a me mi fanno sentire l'amore. Questo
amore è più forte del sentimento di sfiducia che ogni tanto percepisco nei
confronti della Chiesa in Europa. Solo
l'amore vince la stanchezza. Dio è Amore. Io ho ancora una domanda per te: che
cosa puoi fare tu per la Chiesa?».
Georg
Sporschill SJ, Federica Radice Fossati Confalonieri
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