da: Il Fatto Quotidiano
Operaio morto nel terremoto, per l'Inail vale 1900 euro. Il padre: "Vergogna"
Per Bruno Cavicchi, deceduto sotto le macerie delle Ceramiche Sant'Agostino, sono state pagate solo le spese del funerale. "Dicono che non ci spetta nulla perchè mio figlio non contibuiva al sostegno della famiglia, ma non è assolutamente vero", ha spiegato il papà del ragazzo, ieri al Senato per lanciare un appello
di Annalisa Dall'Oca
Nicola
Cavicchi è morto il 20 maggio, la notte del terremoto,
travolto dal crollo della fabbrica in cui lavorava. Le Ceramiche
Sant’Agostino. La sua vita, secondo la legge italiana, vale 1900
euro. La cifra, cioè, che la famiglia di Nicola, operaio di 35 anni,
ha ricevuto dall’Inail per coprire le spese relative al funerale. Un assegno
che il padre Bruno e la madre, Romana, pensano di restituire come gesto
simbolico, perché “è una vergogna”.
Bruno
Cavicchi ieri è andato a Bondeno, in municipio, per incontrare la
Commissione d’inchiesta sugli infortuni sul lavoro del Senato e raccontare ai
parlamentari Oreste Tofani, Paolo Nerozzi e Angela Maraventano che “la vita
di un figlio non ha prezzo”, eppure quella del suo, di figlio, è stata valutata
così poco da non consentire nemmeno l’acquisto dei ‘santini’ per il
funerale. E ora, ha detto al presidente della Commissione d’inchiesta sugli
infortuni sul lavoro del Senato, Oreste Tofani, impegnato ieri nei luoghi del sisma, “mi rimangono solo le
lacrime per
piangere mio figlio che non c’è più”.
“Tutte le
famiglie hanno storie e situazioni diverse: nostro figlio aveva un ruolo nell’economia della casa. Siamo pensionati
e ora ci troviamo ad affrontare tante spese – ha spiegato Bruno alla
stampa locale – il mutuo per la
ristrutturazione, la rata
dell’auto e mille altre incombenze. Pensi che un gestore ci ha inviato la
lettera di un legale per ottenere il pagamento sino a novembre di una chiavetta
internet di Nicola che già abbiamo disdetto”.
E’ la
legge, gli ha risposta il senatore, mostrandogli un documento che riportava il
testo di un articolo del codice, “mi hanno detto che ai familiari delle
persone morte sul lavoro – racconta Cavicchi – non
spetta nessuna somma di denaro se il parente deceduto, in questo caso mio
figlio, non contribuisce al sostegno della famiglia”.
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