lunedì 24 settembre 2012

Cinema: internet manda in crisi le sale cinematografiche



I film vanno visti al cinema. Soprattutto, un certo tipo di filmografia.
Chi non ha la possibilità di avere a portata di mano una sala cinematografica o chi, per motivi di tempo e preferenze, preferisce vederli a casa, deve poterne usufruire tramite tv e web.
E’ ovvio che è fondamentale il lasso di tempo nel quale un nuovo film in uscita può essere visto dal divano di casa nostra.
Non solo a me – ma a parecchi amanti dei film – non interessa la pay-tv.  Non me ne può fregare di meno di vedere – a pagamento - un film a distanza di molti mesi o addirittura anni. Mi interessa vedere un film nel giro di un mese dalla sua uscita.
Né mi interessa scaricare dal web le schifezze che alcuni caricano dopo aver ripreso il film al cinema. Raramente trovo nel web versioni accettabili. E’ ovvio che quando li trovo, li scarico e me li godo.
Non solo. Li metto a disposizione degli amici.

Tramite web e tv, devono essere disponibili film di vario genere e non solo commerciali.
L’interesse per un buon prodotto visibile in qualità digitale anche a pagamento (prezzo congruo, ovviamente) interessa parecchie persone. C’è trippa per gatti.
Come sempre, manca la capacità di capire come sta cambiando gusto e modalità di uso del pubblico e quale servizio offrire.

da: la Repubblica

Dove andremo al cinema?
Internet oscura la sala
Solo nel 2012 in Italia hanno chiuso 60 esercizi, in gran parte urbani e dedicati ai film d'essai. Spettatori in calo: quest'anno si chiuderà con un meno 10-15%. Dal 2014 spariranno le pellicole e i film saranno distribuiti esclusivamente attraverso file digitali
di Aldo Lastella e Franco Montini

Andremo ancora al cinema fra dieci, venti o trent'anni? Resisterà quel magico e ormai secolare rito che si consuma in una sala buia? In sintesi: la sala serve ancora al cinema?

Il dubbio non è affatto infondato. Perché il cinema sta vivendo quello che nell'industria della musica è già accaduto nell'ultimo decennio. Lo tsunami digitale ha praticamente azzerato, o quasi, la centralità dell'oggetto disco con conseguenze disastrose per l'industria discografica. La sala cinematografica, con l'irrompere di Internet, rischia di fare la stessa fine del disco: un destino di marginalità a favore della distribuzione via Internet. E che la sala stia soffrendo lo dicono le cifre. Negli ultimi undici anni in Italia hanno chiuso i battenti 761 sale, 60 solo nel 2012, un fenomeno che riguarda tutto il Paese. Stesso discorso per gli spettatori del cinema in sala: calo generalizzato nel 2012, con un segno più solo ad aprile e la previsione di un meno 10 o 15% alla fine dell'anno. Siamo di fronte a un punto di non ritorno?

"Non siamo ancora di fronte alla decadenza definitiva della sala cinematografica" avverte Riccardo Tozzi, produttore e presidente dell'Anica, l'associazione delle aziende del cinema italiano, "Nel mondo gli spettatori crescono ovunque, dagli Usa alla Francia. E in Italia gli spettatori, soprattutto per il nostro cinema, sono in aumento ininterrotto da anni. Il problema sono proprio le sale, in Italia l'esercizio è dissestato a causa dello squilibrio che si è creato fra le multisale periferiche, moderne e tecnologicamente avanzate, e quelle dei centri urbani, vecchie e obsolete. Sono queste ultime a chiudere, togliendo spazi proprio a quel pubblico borghese e adulto al quale si rivolge il cinema d'autore e di qualità".

Già, il problema delle sale, spazi sempre più costosi, soprattutto nei centri storici, su cui sta per abbattersi la tegola del rinnovamento digitale: dal gennaio 2014 spariranno le pellicole, i film saranno distribuiti solamente in digitale, costringendo gli esercenti a investimenti di decine di migliaia di euro. "Le sale più piccole e periferiche, che rappresentano le vetrine privilegiate dei film d'autore, rischiano la decimazione" è l'allarme di Mario Lorini, presidente della federazione dei cinema d'essai. Gli fa eco Lionello Cerri, presidente dell'associazione degli esercenti: "La sala cinematografica è sempre stata un centro di aggregazione sociale e culturale, per questo merita di essere difesa, se non s'interviene si arriverà alla desertificazione dei centri storici". Ma si può chiedere alle finanze pubbliche, soprattutto in un momento come questo, di occuparsi anche dei cinema d'essai?

C'è chi pensa che Internet possa non essere solamente una disgrazia ma anche un'opportunità. Per esempio recuperando la generazione dei nativi digitali abituati a consumare cinema e tv allo schermo del computer. "Oggi uno spettatore ha diritto, rispettando ovviamente la legalità, di vedere un film quando e come vuole", incalza il produttore Aurelio De Laurentiis "Ci sono ampie fasce di pubblico che, magari per la mancanza di sale sul proprio territorio, hanno difficoltà a vedere i film. Perché dobbiamo rinunciare a questi spettatori? Bisogna dare la possibilità di vedere i film, contemporaneamente all'uscita in sala, anche per una visione domestica". Il discorso riguarda l'abolizione o la riduzione delle cosiddette "finestre", cioè il periodo che intercorre fra l'uscita di un film in sala e la sua distribuzione in home video e noleggio online.

Non tutti sono d'accordo. Giampaolo Letta, amministratore delegato di Medusa: "Sulla questione delle finestre sono prudente, l'uscita contemporanea in home video e online rischia di cannibalizzare la sala. Per certo cinema di qualità, fatta salva l'uscita in sala, si potrebbe essere più flessibili e ridurre le finestre". Tanto più che un'uscita tempestiva e legale in rete sarebbe uno strumento per frenare il dilagare della pirateria. Tozzi è d'accordo: "Se si prepara un'offerta legale di qualità si recupera almeno la metà del mercato. Per questo stiamo allestendo un paio di piattaforme on demand per il cinema italiano che apriranno entro qualche mese. Ma questo va accompagnato con un'educazione al consumo legale e alla familiarità con la sala che deve partire dalle scuole".

Ma non è solo questione di luoghi. In realtà è tutto il cinema, soprattutto in Italia ma non solo, a soffrire in un periodo di transizione. Anzitutto per la crisi economica che restringe non solo la domanda da parte del pubblico, ma anche l'offerta di film. "Il riflesso della crisi economica è un colpo di freno", ammette Giampaolo Letta di Medusa "Abbiamo rallentato gli acquisti sui mercati esteri per concentrarci sui film italiani. Nei prossimi due anni investiremo 200 milioni nella fiction e 100 nel cinema, solo italiano. Quest'anno distribuiremo quattro titoli americani, la prossima stagione nessuno". Prepariamoci ad anni di carestia cinematografica.

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