venerdì 21 settembre 2012

Gianluigi Nuzzi: Sua Santità, le carte segrete di Benedetto XVI / 1



Un’enciclica da scrivere e Bertone pensa ad altro

Siamo alla fine del 2008, alla segreteria di Stato l’attenzione è concentrata sulla terza enciclica del Pontefice, la Caritas in Veritate. Alla prima sezione, cuore nevralgico degli Affari Generali, sono mesi di fibrillazione. Impiegati, minutanti, segretari e presbiteri cercano di fornire ogni elemento utile per l’elaborazione del nuovo testo che riafferma il primato dell’uomo nell’economia. Un obiettivo che però non sembra condiviso da tutti. La sensazione di molti è che Bertone non segua con la dovuta attenzione la stesura di un documento così rilevante nell’attività di Benedetto XVI. E’ un malumore che cresce fino al febbraio successivo, quando prende la strada dell’appartamento privato. Protagonista è il cardinale Paolo Sardi, porporato dalla storia significativa. Fino al 2007 era sostituto alla segreteria di Stato, a capo dell’ufficio che scriveva i discorsi di Giovanni Paolo II, poi è vicecamerlengo della Camera apostolica e quindi è scelto da Benedetto XVI come patrono del sovrano Ordine militare di Malta. E’ lui che decide di rendere ufficiale questo disagio rivolgendosi direttamente al Pontefice. La lettera che abbiamo avuto l’opportunità di leggere è datata 5 febbraio 2009 e imputa a Bertone la disorganizzazione nella curia romana. E’ il primo concreto atto d’accusa contro il segretario di Stato, l’espressione critica di un blocco trasversale presente in Vaticano. Nella prima parte Sandri imputa al segretario di Stato superficialità e gravi errori materiali nell’aiutare il Pontefice nella stesura dell’enciclica; Bertone sarebbe troppo distratto dai suoi tanti viaggi:

Beatissimo Padre,
ho letto la comunicazione che Vostra Santità mi ha fatto pervenire circa l’enciclica. Non le nascondo la mia preoccupazione. Ecco il motivo: il testo che il segretario
di Stato ha trasmesso all’economista non era il testo definitivo. A mia insaputa, monsignor sostituto [ovvero Ferdinando Filoni, nda] mise nelle mani del cardinale il testo su cui stava lavorando ancora. A mia insaputa, il cardinale trasmise quel testo all’esperto, che quindi ha lavorato su un documento in molti passi superato. La cosa è grave: il testo definitivo infatti riporta le non poche correzioni che i due officiali della II sezione, come ho riferito nella mia precedente lettera a Vostra Santità, hanno ritenuto necessario apportare alla luce dei documenti elaborati dalle istanze internazionali (Onu, Organizzazione Internazionale del Lavoro, Organizzazione Internazionale del Commercio ecc.) Ora, da un mese il lavoro è fermo. In compenso si muove il cardinale segretario di Stato: a parte gli spostamenti in Italia, giorni fa è andato in Messico, al presente è in Spagna, e già si appresta ad andare in Polonia. Spero che la fretta di concludere l’enciclica non si scateni quando inizieranno le traduzioni, operazione in sé complessa e impegnativa.

Bertone è il primo segretario di Stato che viaggia spesso all’estero, ricoprendo un ruolo che, secondo i diplomatici, spetta solo al pontefice. Sardi coglie l’occasione e la sfrutta per allargare la critica alla gestione complessiva del neosegretario:

Un’ultima, sofferta annotazione: da qualche tempo si levano in varie parti della Chiesa, per iniziativa anche di persone a essa fedelissime, voci critiche circa lo scoordinamento e la confusione che regnano al suo centro. Ne sono molto addolorato, ma non posso fare a meno di riconoscerne, anche dal mio modesto angolo di visuale, una qualche fondatezza: a parte, infatti, quanto esposto sopra, vorrei rilevare che sulla redazione del decreto relativo ai vescovi lefebvriani non sono stato affatto consultato (qualche non inutile suggerimento avrei potuto darlo); inoltre, ieri il testo consegnato da Vostra Santità a S.E. monsignor sostituto sul medesimo argomento non è stato a me sottoposto se non pochi minuti prima della scadenza, quando già monsignor Gänswein per telefono strepitava richiedendone la restituzione. Cerco di vedere in questi fatti (numerosi, per la verità) altrettanti benevoli interventi della Provvidenza, che vuole prepararmi al distacco dalla segreteria senza rimpianti. Con piena sottomissione, mi creda, della Santità Vostra, devotissimo Paolo Sardi.

Ratzinger legge con attenzione la missiva. Si confronta con padre Georg ma nel Palazzo apostolico passa la linea che il cardinale stia sfogando rancori inespressi. In realtà le voci sulla disorganizzazione arriveranno anche da alcuni cardinali stranieri, ma Ratzinger incassa le accuse di Sardi e tace.

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