Un’enciclica da scrivere e Bertone
pensa ad altro
Siamo
alla fine del 2008, alla segreteria di Stato l’attenzione è concentrata sulla
terza enciclica del Pontefice, la Caritas
in Veritate. Alla prima sezione, cuore nevralgico degli Affari Generali,
sono mesi di fibrillazione. Impiegati, minutanti, segretari e presbiteri
cercano di fornire ogni elemento utile per l’elaborazione del nuovo testo che
riafferma il primato dell’uomo nell’economia. Un obiettivo che però non sembra
condiviso da tutti. La sensazione di molti è che Bertone non segua con la
dovuta attenzione la stesura di un documento così rilevante nell’attività di
Benedetto XVI. E’ un malumore che cresce fino al febbraio successivo, quando
prende la strada dell’appartamento privato. Protagonista è il cardinale Paolo
Sardi, porporato dalla storia significativa. Fino al 2007 era sostituto alla
segreteria di Stato, a capo dell’ufficio che scriveva i discorsi di Giovanni
Paolo II, poi è vicecamerlengo della Camera apostolica e quindi è scelto da
Benedetto XVI come patrono del sovrano Ordine militare di Malta. E’ lui che decide
di rendere ufficiale questo disagio rivolgendosi direttamente al Pontefice. La
lettera che abbiamo avuto l’opportunità di leggere è datata 5 febbraio 2009 e
imputa a Bertone la disorganizzazione nella curia romana. E’ il primo concreto
atto d’accusa contro il segretario di Stato, l’espressione critica di un blocco
trasversale presente in Vaticano. Nella prima parte Sandri imputa al segretario
di Stato superficialità e gravi errori materiali nell’aiutare il Pontefice
nella stesura dell’enciclica; Bertone sarebbe troppo distratto dai suoi tanti
viaggi:
Beatissimo Padre,
ho
letto la comunicazione che Vostra Santità mi ha fatto pervenire circa
l’enciclica. Non le nascondo la mia preoccupazione. Ecco il motivo: il testo
che il segretario
di Stato ha trasmesso all’economista non era il testo
definitivo. A mia insaputa, monsignor sostituto [ovvero Ferdinando Filoni, nda] mise nelle mani del cardinale il
testo su cui stava lavorando ancora. A mia insaputa, il cardinale trasmise quel
testo all’esperto, che quindi ha lavorato su un documento in molti passi
superato. La cosa è grave: il testo definitivo infatti riporta le non poche
correzioni che i due officiali della II sezione, come ho riferito nella mia
precedente lettera a Vostra Santità, hanno ritenuto necessario apportare alla
luce dei documenti elaborati dalle istanze internazionali (Onu, Organizzazione
Internazionale del Lavoro, Organizzazione Internazionale del Commercio ecc.)
Ora, da un mese il lavoro è fermo. In compenso si muove il cardinale segretario
di Stato: a parte gli spostamenti in Italia, giorni fa è andato in Messico, al
presente è in Spagna, e già si appresta ad andare in Polonia. Spero che la
fretta di concludere l’enciclica non si scateni quando inizieranno le
traduzioni, operazione in sé complessa e impegnativa.
Bertone
è il primo segretario di Stato che viaggia spesso all’estero, ricoprendo un
ruolo che, secondo i diplomatici, spetta solo al pontefice. Sardi coglie
l’occasione e la sfrutta per allargare la critica alla gestione complessiva del
neosegretario:
Un’ultima,
sofferta annotazione: da qualche tempo si levano in varie parti della Chiesa,
per iniziativa anche di persone a essa fedelissime, voci critiche circa lo
scoordinamento e la confusione che regnano al suo centro. Ne sono molto
addolorato, ma non posso fare a meno di riconoscerne, anche dal mio modesto
angolo di visuale, una qualche fondatezza: a parte, infatti, quanto esposto
sopra, vorrei rilevare che sulla redazione del decreto relativo ai vescovi
lefebvriani non sono stato affatto consultato (qualche non inutile suggerimento
avrei potuto darlo); inoltre, ieri il testo consegnato da Vostra Santità a S.E.
monsignor sostituto sul medesimo argomento non è stato a me sottoposto se non
pochi minuti prima della scadenza, quando già monsignor Gänswein per telefono
strepitava richiedendone la restituzione. Cerco di vedere in questi fatti
(numerosi, per la verità) altrettanti benevoli interventi della Provvidenza,
che vuole prepararmi al distacco dalla segreteria senza rimpianti. Con piena
sottomissione, mi creda, della Santità Vostra, devotissimo Paolo Sardi.
Ratzinger
legge con attenzione la missiva. Si confronta con padre Georg ma nel Palazzo
apostolico passa la linea che il cardinale stia sfogando rancori inespressi. In
realtà le voci sulla disorganizzazione arriveranno anche da alcuni cardinali
stranieri, ma Ratzinger incassa le accuse di Sardi e tace.
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