da:
Milano Finanza
Google incalza la Rai
negli spot
Il
gruppo di Mountain View quest’anno dovrebbe raccogliere 5-600 milioni a fronte
del miliardo di Sipra. Ma i maggiori timori riguardano le strategie
multimediali della tv di Stato e l’ingresso di nuovi player
di Andrea
Montanari
Il monito lanciato ieri da Antonio Pilati,
consigliere della Rai in quota Pdl (già commissario Agcom e Antitrust nonché
ispiratore della legge Gasparri), sugli assetti del mercato pubblicitario
italiano sembra avere una valenza più politica che industriale. Perché i freddi
numeri smontano la tesi illustrata durante il convegno La svolta digitale organizzato ieri a Roma dalla Fondazione Luigi
Einaudi e da ItMediaConsulting. «Google è ormai il secondo operatore di
pubblicità in Italia, ha superato la Rai ed è alle spalle di Publitalia», ha
dichiarato Pilati aggiungendo poi che il problema della tv di Stato «è che è
indietro sia nel web 2.0 sia nel web 3.0». Peccato che «sia la più grande
azienda giornalistica del Paese. Ma per quanto riguarda il traffico dei suoi
siti vale meno di un terzo di quelli di Repubblica
o del Corriere della Sera».
Messaggi forti che ovviamente sono diretti
non solo ai nuovi vertici di viale Mazzini (il presidente Anna Maria Tarantola
e il dg Luigi Gubitosi) ma anche ai palazzi della politica, visto che il tema
dello sviluppo televisivo nazionale passa da due operazioni cruciali: l’asta a
pagamento per le frequenze digitali (attesa entro fine anno) e la vendita di
La7 che potrebbe far entrare sul mercato nuovi player del calibro della
statunitense Discovery Channel.
Le esternazioni di Pilati hanno più il
sapore di un messaggio cifrato, come dimostrano i numeri del mercato
pubblicitario. Publitalia domina il settore con una raccolta che nel 2011 è
stata di 2,9 miliardi (-3,3%) e nel primo semestre di
quest’anno si è assestata
a 1,39 miliardi (-11,8%), mentre la Sipra cerca di difendersi con le unghie
nonostante il vincolo normativo agli introiti da spot. E se nel 2011 la
concessionaria Rai ha chiuso con un budget di 1,08 miliardi (-6,6%), nei primi
sei mesi del 2012 ha perso il 14,6% chiudendo a 512 milioni.
E’ su questi numeri che si devono
parametrare le performance pubblicitarie di Google in Italia. Un confronto non
facile perché, come emerge dai bilanci del colosso di Mountain View depositati
alla Sec, i ricavi vengono suddivisi per macro-aree geografiche (Usa, United
Kindom e resto del mondo). Non ci si può quindi basare sui numeri della srl
italiana, che l’anno scorso ha registrato un fatturato di 44 milioni (40,4
milioni dei quali relativi a servizi venduti a Google Ireland). Secondo stime
elaborate da MF-Milano Finanza, la
controllata italiana quest’anno dovrebbe registrare introiti da advertising per
500-600 milioni. Un dato molto lontano dai valori garantiti dalla Sipra alla
Rai e ancor di più da quelli di Publitalia per Mediaset. Anche se il web è l’unico
mezzo che cresce, e a doppia cifra, in un mercato alle prese con una forte
contrazione.
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