Dovevo capirlo. La giornata era già
iniziata maluccio…
Grazie a Tim è peggiorata. La colpa è anche
mia che – stante la giornatina del cazzo – ho avuto un’idea dello ...stesso
materiale. Non avendo a disposizione internet in un certo momento, decido di
entrare in un punto Tim per fare una ricarica. Operazione che in sé dura un
paio di minuti (se il sistema informatico di Tim funziona…cioè quasi mai).
Premetto: nessuna responsabilità del
personale, che dev’essere abituato (e stufo) di sentire certe lamentele da
parte dei clienti. Contrariamente, non sarei qui a scrivere ma in Questura.
Se avete la disgrazia di essere clienti Tim
e avete provato l’ebbrezza di entrare in uno dei punti vendita avrete
sicuramente notato quanto segue.
Non esiste un punto unico di convergenza
dei clienti. L’”architetto” che ha “ideato” i negozi Tim ha escluso la presenza
di un solo banco con il personale che riceve la clientela perché farebbe troppo
‘Poste’.
E, allora, ecco che mettiamo due banconi.
Uno a destra e uno a sinistra. Non sia mai che si dica che Tim è faziosa.
Meglio ancora, ha pensato l’”architetto”
- lo stesso che deve aver ristrutturato la Rinascente
occupandosi, in particolare, della disposizione per la discesa dal primo piano al pian terreno - collochiamone uno in modo tale che, per
vederlo, al cliente venga il
torcicollo e il colpo della strega.
Non esiste una diversificazione per tipo
servizio. Vale a dire: chiunque in qualsiasi dei banconi fa tutto e il
contrario di tutto: dalla semplice ricarica, alla sottoscrizione di opzione, ai
cambi, ecc. Così come puoi acquistare cellulari e smartphone. Diversamente da qualche anno fa, il personale non configura i cellulari. Quindi, lo
compri, e poi chiami il 119 con il quale intrattieni una lunga conversazione
per configurarlo a una serie di servizi.
Mettiamoci pure che c’è gente parecchio “indecisa”;
qualche mononeuronico che farebbe meglio a usare il tam-tam ma, il tutto si
traduce in: lunghi tempi di attesa. Tali che…potresti uscire per fare un po’ di
shopping.
Sennonchè…
I negozi
Tim non sono mica l’Anagrafe del Comune di Milano. Nei quali: entri, prendi il numero, vedi quanta gente hai
davanti, esci: fai in giro, mangi
qualcosa, vai anche a prelevare al
bancomat, ecc.. e rientri. Ti siedi e aspetti ancora, ma sai di che morte devi
morire.
Non
così in un negozio Tim. Perché quando
sei entrato e hai visto la disposizione del personale - se il torcicollo
sopraggiunto ti concede ancora qualche movimento – ti guardi intorno per cercare
quell’oggettino che, se non
impostato da un bocconiano laureato in
tecnologia delle seghe mentali, ti consente, schiacciando un pulsante di
ricevere un biglietto con un numero.
Ma vuoi che in un Punto Tim ci sia una
macchinetta che distribuisce biglietti con il numero d’attesa per clienti. Ma
certo che no. Saremo mica all’Esselunga.
E, allora, riepilogando:
entri, cerchi la macchinetta distributrice
dei biglietti numerici. Non la trovi. I banconi sono dislocati in due punti
diversi, davanti a due banconi ci stanno dai due ai tre clienti. Stai in mezzo
al salone, continuando a girare lo sguardo di qua e di là perché non sai quale
operazione terminerà prima e non hai un cazzo di biglietto numerato per sapere
quand’è il tuo turno.
Molto
funzionale, non trovate?
Se poi ti capita – come spesso succede in
questo paese di gente incivile – che quello che arriva per ultimo manco si pone
il problema del “chi c’è prima di me”, ecco che, dopo essere stato lì con il
torcicollo e le gambe divaricate aspettando che quelli davanti a te si
spiccino, quello si presenta davanti al bancone e la tua attesa si prolunga (a
meno che…tu passi alla violenza fisica).
In compenso, qualcosa di puntuale è
arrivata. Non si è fatta attendere: la rottura di coglioni. Ed ecco che ti
trovi a imprecare su chi sia il genio che ha stabilito l’impostazione, la
tipologia di servizio dei punti vendita Tim.
A questo
punto, vorrei sapere:
- nome,
- cognome,
- residenza,
- numero telefonico ufficio,
- numero cellulare aziendale
di quella testa di organo sessuale maschile
responsabile dell’Organizzazione e della Logistica di Tim.
Perché solo una testa di suddetto materiale
può concepire una struttura come quella dei negozi Tim che sono l’opposto, dal
punto di vista organizzativo, di ciò che dev’essere un funzionale servizio per
la clientela.
Oggi ho perso parecchio tempo e mi è pure
tornata l’artrosi cervicale. E, fortuna vuole, che nessuno mi è passato davanti…
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