da: http://lepersoneeladignita.corriere.it/
I
bambini raccontano le torture in Siria
Ohood era seduto al suo banco di
scuola quando i proiettili hanno cominciato a fischiare vicino alle sue
orecchie. Hassan ha visto teste e mani mozzate galleggiare in pozze di sangue
appiccicoso dopo il bombardamento di un corteo funebre. La pelle e i capelli di
Mohammed, invece, sono andati a fuoco quando una macchina è esplosa per strada.
Sono i racconti che i bambini siriani hanno fatto ai volontari di Save the children nel
campo profughi di Za’atari in Giordania dove sono rifugiate 31mila persone.
Alcuni di questi ragazzini hanno visto
i propri genitori, fratelli e cugini uccisi nei modi più brutali. Sono stati
incarcerati, torturati in modo spietato, vessati. La guerra vista dai
loro occhi è ancora più raccapriciante. “Sono loro – ha detto ieri Nadine
Haddad di Save the Children – a pagare il prezzo più alto. Hanno molti problemi
comportamentali e soffrono di disturbi post-traumatici”. L’organizzazione umanitaria
ha lanciato ieri un appello per
attirare l’attenzione sulle piccole vittime del conflitto nella speranza
che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che si riunisce in questi
giorni, faccia qualcosa per fermare i massacri. Al segretario
dell’Onu Ban Ki-moon l’associazione chiede di “assicurare che le Nazioni
Unite mettano in campo tutte le risorse necessarie per registrare tutte i
crimini contro i bambini in Siria”.
Questi crimini, avverte l’associazione,
“non saranno tollerati e verranno mostrati al mondo intero”.
Ecco
i racconti di alcuni bambini:
Wael,
16 anni: “Nel giardino di casa avevamo scavato un buco per
nasconderci quando arrivavano i soldati. L’ultima volta ci siamo nascosti dalle
7 del mattino alle 5 del pomeriggio. Ero terrorizzato. Una volta però mi hanno
arrestato. Eravamo in 13, il più piccolo aveva 6 anni. Si chiamava Alàa: non
capiva cosa stesse succedendo. È stato torturato più di ogni altro, volevano
che il padre si
consegnasse. Lo hanno picchiato per tre giorni, senza dargli da
mangiare nè bere. Poi è morto. Hanno trattato il cadavere come fosse quello di
un cane”.
Hassan,
14 anni: “Ero a un funerale, poi un razzo ha fatto
strage. Siamo andati a tirare fuori i cadaveri (tra i quali quelli di uno zio e
di un cugino, ndr). Ho trovato parti del corpo ammassate una sull’altra e
quando siamo arrivati alla moschea abbiamo trovato decine e decine di cadaveri…
I cani hanno continuato a mangiare i corpi per giorni”.
Khalid,
15 anni: “La cosa buffa è che per torturarci ci hanno rinchiuso
nella nostra vecchia scuola. Per due giorni ci hanno costretto a stare in
piedi, senza mangiare nè bere. Penso fossimo in cento. Poi mi hanno preso e
appeso al soffitto per i polsi e hanno iniziato a picchiarmi. Mi hanno spento
le sigarette sul corpo, ecco guardate i segni. Ad altri hanno dato le scosse
elettriche. In alcuni casi usano i bambini per avanzare nei villaggi, usandoli
come scudi umani”.
Mohamad,
15 anni: “Hanno ammazzato circa 25 persone, l’ho visto con i
miei occhi. Usavano metodi diversi per uccidere, con gli elettroshock, oppure
tirando macchinari e blocchi di cemento sulle teste per fracassarle”. Save
the Children non specifica chi siano i torturatori, anche se cita i risultati
della commissione Onu sui crimini di guerra in Siria che punta l’indice in
particolare contro le milizie paramilitari filo-governative alawite, che
secondo alcuni analisti stanno portando avanti una vera e propria pulizia etnica
in Siria ai danni dei sunniti. Non mancano però episodi di crimini
commessi dai ribelli, anche loro in alcuni casi contro i bambini, per lo più
alawiti, la stessa setta religiosa del presidente Bashar al Assad.
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