Da venerdì, quando ho saputo dell’aggravamento
delle condizioni di salute di Carlo Maria Martini, ho pensato di pubblicare
alcuni degli articoli che avevo letto e che mi sembravano contribuissero a
farlo conoscere o ricordare, anche se solo in parte, per ciò che era.
Ora vorrei provare a descrivere perché sono
stata e continuerò a essere una fan di
Carlo Maria Martini.
Laicamente,
guardo all’uomo, alla sua mente, alla sua capacità di essere e trasmettere ciò
che è. Carlo Maria Martini è una mente superiore. Un intellettuale e non
intellettualoide. Una persona che aveva intelletto e lo sapeva usare. Sapeva comunicare.
Dotato di un’elasticità mentale con la quale incontrava le menti, l’animo delle
persone. Una mente onesta al servizio delle nostre menti.
Non mi paiono qualità di poco conto. Né facili
a trovarsi.
Cattolicamente, come credente e
praticante, sono una fan di Carlo Maria Martini. Non ho potuto né voluto
prescindere dal suo pensiero. Nessuno – dal comune credente al gerarca più
potente della Chiesa – può ignorare il suo pensiero.
Carlo Maria Martini è stato testimone di
Cristo. Il suo modo di porsi, di affrontare ogni argomento, la sua profonda e
coerente convinzione nel dialogo è stata la dimostrazione di un Martini portatore di Cristo.
La differenza abissale tra lui e la
gerarchia cattolica – con rarissime eccezioni – è che pur essendo un intellettuale,
una mente superiore, Carlo Maria Martini pensava con chiarezza, sapeva trasmettere in modo forte e
chiaro rendendo così il Vangelo di
Cristo qualcosa di concreto, per la nostra vita di ogni giorno.
Non
vi era astrattismo. Nessun ermetismo. Nessun “trucco”. Ha
saputo mettere a frutto, al servizio degli altri, il dono che aveva ricevuto da
Dio. Che Dio gli aveva dato per noi. E a noi, l’ha donato con la sua missione
nella Chiesa. Sì, perché Carlo Maria Martini era un missionario in una Chiesa
che aveva bisogno – che ha bisogno – di evangelizzazione.
Non so quali fossero realmente i rapporti tra
Carlo Maria Martini e Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
Probabilmente, il vertice massimo della
Chiesa non era in “linea” con certe posizioni ragionate dell’arcivescovo di
Milano. Ma credo che nessuno di loro abbia mai onestamente negato a Carlo Maria
Martini la vocazione al Vangelo. Che ritenessero quella mente e la sua opera un
essere “contro”, un fattore di divisione, bensì: a favore. A favore di un
messaggio che dovesse arrivare a tutte le genti. Perché la Chiesa deve
avvicinare, accogliere. E saper mantenere. In questo Carlo Maria Martini è
stato un grado missionario.
Mi mancherà.
Certo. Ci sono i suoi libri. Ma mi mancherà il suo intervenire nel nostro
quotidiano. Lui, seppure da una posizione privilegiata nella Chiesa, era parte
del paese reale. Se non fosse stato così, in questi giorni non ci sarebbe stata
un’enorme folla in Duomo, per salutarlo. Per ringraziarlo. Per riconoscere ciò
che è stato. Soprattutto per i cattolici milanesi.
Ovviamente, non piaceva a tutti e da una
parte del mondo cattolico era osteggiato. Non sto a specificare quale parte, perché
è evidente. Carlo Maria Martini non era un integralista. Né come cattolico, né come
laico. Trasmetteva il Vangelo di Cristo. Non il Vangelo di certi “profeti”.
Come Pier
Paolo Pasolini e David Maria Turoldo,
il pensiero di Carlo Maria Martini è stato per me - e continuerà a esserlo - un riferimento
imprescindibile. E non perché cattolica. Ma perché laica credente che vive in
una società che stenta a diventare umana, giusta. Incapace di ascoltare e
affrontare – anche bruscamente ma intensamente – le ragioni e i dubbi e il perché
delle certezze.
Purtroppo, nessuno di loro è con me a
raccontarmi, giorno dopo giorno, cosa sta succedendo intorno a noi e perché.
Da venerdì mi sento più sola anche se so
che il loro pensiero è con me….
Un’ultima osservazione in merito a quanto
ho letto ieri in Repubblica. Nella sua Amaca,
Michele Serra si dichiara sorpreso
che nessuno abbia scritto che nel mondo
cattolico Carlo Maria Martini era uno sconfitto.
Sono certa che Michele Serra non abbia scritto
ciò per compiacimento. Anzi. Dispiaciuto del fatto che la “linea”
dell’arcivescovo emerito di Milano non sia la prevalente nella Chiesa.
Ma quando
leggo gli articoli di certi laicisti sul mondo cattolico, mi pare di essere
in presenza di gente che abbia un problema di cataratta. Il cristallino opaco riduce la capacità di vedere. Ecco,
loro affrontano le questioni del mondo cattolico
con una lente opaca. Che riduce lo spazio
visivo.
Carlo
Maria Martini non è uno sconfitto nel mondo cattolico. Lo
sarà, eventualmente, nell’ambito
della gerarchia cattolica. E’ ovvio
che non possiamo considerare due entità equidistanti gerarchia e massa di fedeli, ma è altrettanto
vero, Serra lo sa benissimo, che la struttura gerarchica della Chiesa non
rappresenta in toto i credenti.
Ieri ho
sentito alcune persone parlare di Carlo Maria Martini. Con parole diverse, esprimevano tutti il medesimo concetto. Evidenziavamo gli
stessi aspetti di questo cattolico. Significa, quindi, che il messaggio di Carlo Maria Martini è arrivato. Forte e chiaro.
Nonostante sia stato una presenza “ingombrante” per certa gerarchia cattolica e
abbia “rubato la scena” anche a un Papa di grande personalità (non per questo
non discutibile) come Giovanni Paolo II.
Per una grande parte di cattolici, Carlo Maria Martini è stato voce di Cristo
ed esempio concreto di cosa significhi essere cristiano. Quindi, se proprio vogliamo trattare di vincitori e
vinti, Carlo Maria Martini è un
vincitore perché Cristo vince. Con Cristo si vince. Il fatto che la sua “linea”
non sia maggioritaria all’interno della gerarchia cattolica, che determina
principi e regole per i credenti, lo renderà sconfitto rispetto al potere
temporale ma non rispetto a Dio e neppure rispetto ai credenti.
Ma, per essere chiari, voglio aggiungere
anche questo.
Qualcuno ritiene che Carlo Maria Martini
sia amato dai cattolici per il diverso
modo di affrontare e pensare su alcuni temi.
E’ anche così. Ma, non vorrei s’ingenerasse
un equivoco.
Carlo Maria Martini non era un fautore del “cattolicesimo
fai da te”: “fai quel che vuoi agendo con coscienza” che sia divorzio, aborto,
eutanasia. E se un cattolico lo apprezza credendo che lui “concedesse” ciò che
il Papa e le varie eminenze porporate vietano non ha capito nulla della vita
cristiana di Carlo Maria Martini.
Il “cattolicesimo
fai da te” non è il senso dell’evangelizzazione di Martini. Il
senso, a mio parere, è la diversità profonda con la quale io, pastore della
Chiesa, mi pongo davanti a te: ti ascolto e ti parlo. Non per condannarti. Per
capire il perché del tuo pensiero, della tua esperienza di vita. In questo
modo, troveremo insieme le risposte ai tuoi dubbi, smantelleremo le granitiche
certezze che sono invece equivoci. Troveremo una strada insieme, seppure nelle nostre
diversità, ma con una visione comune. Con modello di vita comune.
Insieme.
Da pari a pari. Perché Cristo era uomo in mezzo agli uomini.
Una considerazione sul suo stato fisico e
mentale e sulla sua morte.
Carlo
Maria Martini è morto da cristiano. Perché il suo rifuto a un certo tipo di alimentazione
e idratazione forzata non è contro i
principi cristiani. Chi osa sostenere il
contrario nel “timore” di aperture all’eutanasia ha una mente becera e disonesta. Tanto quanto chi strumentalizza o “forza” le volontà di Carlo Maria Martini.
Nonostante la lunga malattia che lo ho
stravolto fisicamente (ho visto una sua intervista nella quale il suo corpo mostrava
i segni evidenti del Parkinson) la mente
è rimasta lucida, acuta fino alla fine.
Dio
ha voluto che arrivasse alla fine terrena così.
E questo,
a mio parere, non è casuale. Significa
qualcosa di preciso. Che quella mente è per noi. Tutti – gerarchia
cattolica inclusa – deve fare i conti con quella testa.
Il mio triste ma riconoscente saluto a Carlo Maria Martini. Un abbraccio.
Lui sta già costatando se Dio esiste. Io rimango con i miei dubbi. Tra le mie certezze c'è che tramite Carlo Maria Martini ha capito perchè sono e devo rimanere cristiana.
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