da: http://www.huffingtonpost.it/
È sempre colpa nostra. Davvero incredibile
il masochismo femminile. Un maschietto di quart'ordine
lancia un insulto becero ad un gruppo di donne che
lavorano nel complicato mondo della
politica e sotto accusa, con un abracadabra dell'inconscio
collettivo, finiscono le femministe di "Se non ora quando", ree di
aver costruito una gigantesca manifestazione contro un altro maschietto ineducabile
che, incurante delle responsabilità della sua alta carica, collezionava
favorite come un sultano, impegnava il suo tempo in orgette e barzellette,
sdoganando pericolosamente quella bassa meccanica mentale del maschio-massa
secondo cui le donne sono "tutte puttane meno mia sorella", e quindi
vincono quelle che la danno via facile, zitte "bone" e disponibili e
più giovani sono meglio è, perciò minorenni è il massimo.
Complimenti, c'è di che essere fiere di
noi. Il deputato Massimo De Rosa dice a un gruppo di sue colleghe che hanno
conquistato la prestigiosa carica in virtù di una loro felice propensione ad
eccellere nel sesso orale, e la colpa è della Guzzanti che ha detto alla
Carfagna eccetera eccetera eccetera.
Nemmeno mia madre, una vera regina dell'autolesionismo,
riusciva a farsi del male con questa abilità sopraffina. E dire che le donne
della sua generazione con l'autosvalutazione ci andavano a nozze.
Proviamo, noi che siamo venute dopo, a razionalizzare. E partiamo, rispettosamente, da Mara Carfagna.
Proviamo, noi che siamo venute dopo, a razionalizzare. E partiamo, rispettosamente, da Mara Carfagna.
La sua sfolgorante bellezza le ha
certamente aperto le porte del cuore dell'allora Presidente del Consiglio. Lui
ne ha fatto talmente poco mistero che la sua signora dell'epoca, Veronica, si è
pure scocciata su La Repubblica, con un seguito micidiale di ampio e
circostanziato dibattito. La bella ministra, poi, si è tagliata i capelli, si è
comprata un stock di tailleur e si è messa a lavorare. Tutto è bene quel che
finisce bene.
Resta il fatto che bellezza compiacenza e accettazione del ruolo (di funzione del desiderio maschile) ancora, purtroppo, sono elementi tristemente determinanti nella promozione sociale femminile.
Se una donna è giovane e bella (e di belle ce n'è sempre di più), anche se ha tre lauree e un talento strepitoso, anche se studia e si impegna e fatica come un mulo, viene comunque sfiorata, almeno una volta, dalla battuta: "e con chi è andata letto questa per arrivare dove è arrivata?".
Automatismi del maschio meno progredito (e
ce n'è ancora parecchi). Subcultura desolante. D'accordo. Ma è così. E lo
sappiamo tutti.
Perciò chi è giovane e brutta, o non più
giovane e così così, rischia di restare al palo. Non parte. Non partecipa alla
gara. O partecipa con un handicap. Chi, al contrario, è in possesso dei
requisiti giusti per concorrere al ruolo di pupa del capo, anche se è un genio,
viene inchiodata alla croce della sue misure... Parliamo delle bambole. Fino
alla metà del secolo scorso erano bebè, le bambine le cullavano, le sgridavano,
le imboccavano e il modello era essere mamme.
Nel 1959 nasce Barbie. Ha uno stacco di
coscia da soubrette, i capelli lunghi e biondi, le tettine, gli occhioni, il
bikini. La bambine la vestono la svestono la pettinano. Poi comprano la casa il
pony la spider la sala da ballo... il modello è essere belle.
Ci finiamo dentro tutte, da quelle che erano bambine in quegli anni, come me, a quelle che erano bambine ieri o adesso. Sculetta sculetta qualcosa accadrà.
Ci finiamo dentro tutte, da quelle che erano bambine in quegli anni, come me, a quelle che erano bambine ieri o adesso. Sculetta sculetta qualcosa accadrà.
È triste la battuta con cui Massimo De Rosa
ha offeso le deputate, è deprimente. Ma non stupisce.
Il sessismo, come il razzismo, è un'etichetta, una coperta stretta. Come il razzismo, il sessismo è molto più radicato e profondo di quanto non si creda. Se la tirano addosso, l'accusa di sessismo, i contendenti politici, in nome di una correttezza formale, di una politesse istituzionale, che non morde veramente nel cuore del problema.
Il sessismo, come il razzismo, è un'etichetta, una coperta stretta. Come il razzismo, il sessismo è molto più radicato e profondo di quanto non si creda. Se la tirano addosso, l'accusa di sessismo, i contendenti politici, in nome di una correttezza formale, di una politesse istituzionale, che non morde veramente nel cuore del problema.
Il cuore del problema è che le donne non
sono ancora persone, non lo sono fino in fondo, non hanno accesso, nel mistero
dei precordi, del prerazionale, dell'indicibile, allo stesso rispetto di cui
sono oggetto gli uomini. Sempre seconde, sempre cooptate, mai soggetto, mai
protagoniste, mai padrone del gioco. Sempre di servizio. Sempre scelte o
scartate, in base ai mutevoli umori del momento, scansate o invitate nel club
maschile, che regge i destini del mondo. È questo che è davvero grave.
La non equipollenza, la tragedia della
disparità. E, se salgono davvero in alto, come l'onorevole Boldrini, le donne
finiscono travolte dal terrore animale che molti uomini provano, di fronte a chi,
oltre al potere di generare, conquista anche quello di parlare, decidere,
comandare.
Nessun commento:
Posta un commento