da: La Stampa
Addio a Claudio Abbado, il maestro della musica che credeva nei giovani
Il direttore d’orchestra e senatore a vita aveva 81 anni. L’ultimo concerto in agosto, al Festival di Lucerna. L’impegno politico e l’amore contrastato con la Scala
di Giangiorgio Satragni
È morto questa mattina nella sua casa di Bologna il maestro Claudio Abbado. Il direttore d’orchestra e senatore a vita aveva 81 anni. Si è spento dopo una grave malattia, che lo aveva colpito da tempo. La sua salute si era fortemente indebolita negli ultimi mesi, al punto da dover cancellare tutti gli impegni dopo l’estate. Nel suo ultimo concerto, al Festival di Lucerna nell’agosto scorso ripreso anche dal canale satellitare Arte, era apparso fortemente debilitato, destando più di una preoccupazione nei fedelissimi che lo seguivano ovunque. La sua ultima scelta, in una vita dedicata a sostenere i giovani musicisti, è stata devolvere il suo emolumento da senatore a vita per creare borse di studio alla Scuola di Musica di Fiesole.
Figura centrale nella musica italiana a partire dalla fine degli anni Sessanta, Abbado aveva ricoperto la carica di direttore musicale del Teatro alla Scala fino agli anni Ottanta, passando in seguito all’Opera di Vienna, ai Berliner Philharmoniker e ricreando da ultimo l’orchestra del Festival di Lucerna. Col passare degli anni, infatti, Abbado aveva scelto di lavorare unicamente con orchestre formate prevalentemente da amici o da illustri solisti. Era anche questo il motivo della creazione a Bologna dell’Orchestra Mozart, che proprio la settimana scorsa aveva annunciato la sospensione dell’attività: a tutti, al di là dei problemi economici, era parso un cattivo segnale circa la salute del Maestro. Anche la Mahler Chamber Orchestra, nata da una costola della grande orchestra giovanile paneuropea Gustav Mahler Jugendorchester, era tra i suoi complessi fidati, al punto da costituire la base dell’orchestra lucernese. L’unico complesso di tradizione cui era rimasto sempre fedele erano i suoi Berliner Philharmoniker, dai quali tornava ogni anno in maggio. Con la Scala, dopo più di vent’anni di assenza, era rientrato nel 2012 dirigendo la Filarmonica della Scala, da lui medesimo creata, unita a prime parti dell’Orchestra Mozart. In programma figurava la Sesta Sinfonia di Mahler.
Il compositore boemo era sempre stato il cardine nel suo repertorio sinfonico, al punto che di Mahler Abbado fu direttore di riferimento anche nel periodo in cui, dirigendo l’Opera di Vienna, era sovente anche sul podio dei Wiener Philharmoniker. Nella capitale austriaca, che vide sempre come luogo di conservazione, creò il festival Wien Modern, teso alla promozione di autori di punta della contemporaneità come Rihm o Kurtag. Storica fu la sua amicizia con Luigi Nono, la cui musica Abbado eseguì più volte a Milano e Berlino. Nel repertorio operistico, pur avendo sistematicamente affrontato alla Scala e in disco il repertorio di Verdi (fra cui l’incisione del “Don Carlo” nell’originale francese, curò particolarmente il repertorio mitteleuropeo, lasciando ricordi indelebili dirigendo il “Wozzeck” di Berg.
Nella musica ha sempre cercato valori e sentimenti, oltre la perfezione dell’arte, sicuro che possa essere anche salvifica, tanto da essersi dedicato alla creazione di varie orchestre giovanili, affascinato dal modello di El Sistema venezuelano, che - diceva - gli ha «riconfermato che la musica salva davvero i ragazzi dalla criminalità, dalla prostituzione e dalla droga: facendo musica insieme trovano se stessi» e aver provato a crearlo anche in Italia. Oltre all’attenzione per i giovani, Abbado ebbe sempre particolare riguardo anche alla creazione di nuovi spazi per la musica. L’ultimo progetto, seguito con il fedele amico architetto Renzo Piano, era quello di un nuovo Auditorium nella Bologna in cui risiedeva. A Torino fu l’anima della creazione del nuovo Auditorium del Lingotto, progettato dal medesimo Piano con il mago dell’acustica Mueller, inaugurato nel 1994 proprio con i Berliner Philharmoniker che eseguivano la Nona Sinfonia di Mahler. Abbado tornò più volte in quella sala nel sotterraneo di un edificio dove aveva già tenuto un concerto prima ancora della ristrutturazione , dirigendo nella ex sala presse i Wiener Philharmoniker nella Quarta Sinfonia di Bruckner.
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