da: Lettera 43
Terremoto
L'Aquila, cronologia di un disastro
La
ricostruzione mancata. Le tangenti. La disperazione dei commercianti. Le tappe
della caduta della città abruzzese.
di Gabriele
Perrone
L'Aquila non ha pace. È crollata e ora
fatica a rialzarsi.
Il 13 gennaio il direttore provinciale di
Confcommercio, Celso Cioni, si è barricato in una filiale di Bankitalia per
lanciare il «grido di dolore dei piccoli commercianti di questa martoriata
città», costretti dal sisma del 2009 a «lasciare i negozi senza ottenere alcun
sostegno».
LE DIMISSIONI DEL SINDACO. Un gesto estremo
che rappresenta l'ultimo capitolo del dramma aquilano, già scosso l'11 gennaio
dalle dimissioni del sindaco, Massimo Cialente, dopo un'inchiesta su presunte
tangenti in cui sarebbe coinvolto il suo vice Roberto Riga.
PROMESSE NON MANTENUTE. Da quel terribile 6
aprile del 2009, in cui L'Aquila venne distrutta dal sisma, il centro storico
non è stato ancora ricostruito e le promesse di rinascita sono rimaste
disattese.
Ecco le tappe fondamentali della caduta
della città.
Aprile 2009: il terremoto
provoca 308 morti e danni per 10 miliardi di euro
Il terremoto del 6 aprile 2009 colpì
L'Aquila con una magnitudo del 6,3 provocando 308 morti, 1.600 feriti e 80 mila
sfollati.
I danni al patrimonio storico-artistico, di
cui era particolarmente ricca la città, furono notevoli: tutte le chiese furono
dichiarate immediatamente inagibili per lesioni o crolli importanti assieme a
palazzi storici come il Forte spagnolo, uno dei simboli della città.
Diversi edifici monumentali e civili
crollarono, tra cui la Casa dello Studente e il Palazzo della Prefettura.
Gravemente danneggiati anche l'università dell'Aquila e l'ospedale San
Salvatore.
NEGOZI E AZIENDE INAGIBILI. Oltre a
sfigurare il centro storico della città, il sisma colpì duramente l'impianto
produttivo aquilano: molti negozi e attività commerciali chiusero con forti
ripercussioni dal punto di vista occupazionale. Colpite anche le aziende del
polo tecnologico elettronico (come Alenia), con strutture operative inagibili.
La
ricostruzione: dalla New Town alle speculazioni sugli appalti
Sin dai primi giorni dopo la tragedia, il
governo Berlusconi parlò della costruzione della cosiddetta New Town nella
periferia aquilana, solo in parte realizzata con il successivo progetto
C.A.S.E. per l'emergenza abitativa attraverso la realizzazione di abitazioni
antisismiche provvosorie.
Gli aquilani e il Comune si opposero
all'idea, temendo che il cuore della città potesse diventare una sorta di
museo.
RICOSTRUZIONE TROPPO LENTA. Lo stanziamento
dei fondi per la ricostruzione della città e il ritmo di smaltimento delle
macerie, tra l'altro, furono talmente farraginosi che si arrivò a una
situazione di stallo. E il recupero del centro storico venne messo, di fatto,
in secondo piano.
Pesarono anche lentezze burocratiche a
livello locale e la complessità dei piani di intervento, oltre alle procedure
di appalto (non sempre limpide) in cui furono coinvolte alcune ditte private.
LE INTERCETTAZIONI DEL G8. A questo
riguardo, il 10 febbraio 2010, nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti del G8
originariamente previsto alla Maddalena, vennero pubblicati i testi delle
intercettazioni dell'imprenditore Francesco Maria De Vito Piscicelli e il
cognato che affermavano di «ridere ciascuno nel proprio letto» durante il
terremoto, immaginando l'inserimento delle loro imprese nei lavori per il post
sisma.
Novembre
2013, l'Ue: costi gonfiati e infiltrazioni mafiose
Nel novembre 2013, la relazione
dell'eurodeputato danese Soren Sondergard sui 306 milioni stanziati dall'Ue per
il terremoto dell'Aquila evidenziò tutte le falle della ricostruzione. E gettò
più di un'ombra sull'assegnazione degli appalti.
IRREGOLARITÀ E SPRECHI. Inviato in Italia
per verificare come fossero stati usati i soldi dell'Ue, Sondergard rilevò
diverse incongruenze: appartamenti costati il 158% in più del valore di
mercato, il 42% degli edifici realizzato con i soldi dei contribuenti europei
(e non con quelli del governo italiano, come ha sempre sostenuto l’ex premier
Silvio Berlusconi), calcestruzzo pagato 4 milioni di euro in più del previsto
(21 milioni in più i pilastri dei palazzi). Sondergard, poi, appurò l'esistenza
di infiltrazioni mafiose nei lavori di ricostruzione.
Gennaio
2014: inchiesta su presunte tangenti, il sindaco si dimette
A gennaio 2014 quattro persone sono finite
agli arresti domiciliari e altrettante, tra cui il vice sindaco Roberto Riga
(all'epoca dei fatti assessore all'Urbanistica), sono state iscritte nel
registro degli indagati nell'ambito inchiesta Do ut des, coordinata dalla
procura, su presunte tangenti nella ricostruzione post sisma.
Le indagini avrebbero portato alla luce un
sistema di appalti e tangenti che coinvolgerebbe il Comune del capoluogo
abruzzese.
«SISTEMA CORRUTTIVO». L'inchiesta, avviata
nel novembre del 2012, ha permesso di svelare «l'esistenza di un sistema
corruttivo, secondo il quale alcuni imprenditori interessati ai lavori per la
ricostruzione post terremoto, fornivano illecite dazioni, quantificate in circa
500 mila euro, elargite nei confronti di funzionari pubblici quale
contropartita per l'aggiudicazione di appalti relativi a lavori di messa in
sicurezza di edifici danneggiati dal sisma del 2009».
CIALENTE E RIGA SI DIMETTONO. Sarebbe anche
stata «accertata l'appropriazione indebita della somma di 1.268 mila euro, da
parte di alcuni indagati, relativa al pagamento di taluni dei suddetti lavori».
Riga, appresa la notizia, ha annunciato le proprie dimissioni, a cui sono
seguite quelle del sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente.
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