martedì 14 gennaio 2014

Terremoto l’Aquila: la ricostruzione mancata

da: Lettera 43

Terremoto L'Aquila, cronologia di un disastro
La ricostruzione mancata. Le tangenti. La disperazione dei commercianti. Le tappe della caduta della città abruzzese.
di Gabriele Perrone

L'Aquila non ha pace. È crollata e ora fatica a rialzarsi.
Il 13 gennaio il direttore provinciale di Confcommercio, Celso Cioni, si è barricato in una filiale di Bankitalia per lanciare il «grido di dolore dei piccoli commercianti di questa martoriata città», costretti dal sisma del 2009 a «lasciare i negozi senza ottenere alcun sostegno».
LE DIMISSIONI DEL SINDACO. Un gesto estremo che rappresenta l'ultimo capitolo del dramma aquilano, già scosso l'11 gennaio dalle dimissioni del sindaco, Massimo Cialente, dopo un'inchiesta su presunte tangenti in cui sarebbe coinvolto il suo vice Roberto Riga.
PROMESSE NON MANTENUTE. Da quel terribile 6 aprile del 2009, in cui L'Aquila venne distrutta dal sisma, il centro storico non è stato ancora ricostruito e le promesse di rinascita sono rimaste disattese.
Ecco le tappe fondamentali della caduta della città.

Aprile 2009: il terremoto provoca 308 morti e danni per 10 miliardi di euro
Il terremoto del 6 aprile 2009 colpì L'Aquila con una magnitudo del 6,3 provocando 308 morti, 1.600 feriti e 80 mila sfollati.
I danni al patrimonio storico-artistico, di cui era particolarmente ricca la città, furono notevoli: tutte le chiese furono dichiarate immediatamente inagibili per lesioni o crolli importanti assieme a palazzi storici come il Forte spagnolo, uno dei simboli della città.
Diversi edifici monumentali e civili crollarono, tra cui la Casa dello Studente e il Palazzo della Prefettura. Gravemente danneggiati anche l'università dell'Aquila e l'ospedale San Salvatore.
NEGOZI E AZIENDE INAGIBILI. Oltre a sfigurare il centro storico della città, il sisma colpì duramente l'impianto produttivo aquilano: molti negozi e attività commerciali chiusero con forti ripercussioni dal punto di vista occupazionale. Colpite anche le aziende del polo tecnologico elettronico (come Alenia), con strutture operative inagibili.

La ricostruzione: dalla New Town alle speculazioni sugli appalti
Sin dai primi giorni dopo la tragedia, il governo Berlusconi parlò della costruzione della cosiddetta New Town nella periferia aquilana, solo in parte realizzata con il successivo progetto C.A.S.E. per l'emergenza abitativa attraverso la realizzazione di abitazioni antisismiche provvosorie.
Gli aquilani e il Comune si opposero all'idea, temendo che il cuore della città potesse diventare una sorta di museo.
RICOSTRUZIONE TROPPO LENTA. Lo stanziamento dei fondi per la ricostruzione della città e il ritmo di smaltimento delle macerie, tra l'altro, furono talmente farraginosi che si arrivò a una situazione di stallo. E il recupero del centro storico venne messo, di fatto, in secondo piano.
Pesarono anche lentezze burocratiche a livello locale e la complessità dei piani di intervento, oltre alle procedure di appalto (non sempre limpide) in cui furono coinvolte alcune ditte private.
LE INTERCETTAZIONI DEL G8. A questo riguardo, il 10 febbraio 2010, nell'ambito dell'inchiesta sugli appalti del G8 originariamente previsto alla Maddalena, vennero pubblicati i testi delle intercettazioni dell'imprenditore Francesco Maria De Vito Piscicelli e il cognato che affermavano di «ridere ciascuno nel proprio letto» durante il terremoto, immaginando l'inserimento delle loro imprese nei lavori per il post sisma.

Novembre 2013, l'Ue: costi gonfiati e infiltrazioni mafiose
Nel novembre 2013, la relazione dell'eurodeputato danese Soren Sondergard sui 306 milioni stanziati dall'Ue per il terremoto dell'Aquila evidenziò tutte le falle della ricostruzione. E gettò più di un'ombra sull'assegnazione degli appalti.
IRREGOLARITÀ E SPRECHI. Inviato in Italia per verificare come fossero stati usati i soldi dell'Ue, Sondergard rilevò diverse incongruenze: appartamenti costati il 158% in più del valore di mercato, il 42% degli edifici realizzato con i soldi dei contribuenti europei (e non con quelli del governo italiano, come ha sempre sostenuto l’ex premier Silvio Berlusconi), calcestruzzo pagato 4 milioni di euro in più del previsto (21 milioni in più i pilastri dei palazzi). Sondergard, poi, appurò l'esistenza di infiltrazioni mafiose nei lavori di ricostruzione.

Gennaio 2014: inchiesta su presunte tangenti, il sindaco si dimette
A gennaio 2014 quattro persone sono finite agli arresti domiciliari e altrettante, tra cui il vice sindaco Roberto Riga (all'epoca dei fatti assessore all'Urbanistica), sono state iscritte nel registro degli indagati nell'ambito inchiesta Do ut des, coordinata dalla procura, su presunte tangenti nella ricostruzione post sisma.
Le indagini avrebbero portato alla luce un sistema di appalti e tangenti che coinvolgerebbe il Comune del capoluogo abruzzese.
«SISTEMA CORRUTTIVO». L'inchiesta, avviata nel novembre del 2012, ha permesso di svelare «l'esistenza di un sistema corruttivo, secondo il quale alcuni imprenditori interessati ai lavori per la ricostruzione post terremoto, fornivano illecite dazioni, quantificate in circa 500 mila euro, elargite nei confronti di funzionari pubblici quale contropartita per l'aggiudicazione di appalti relativi a lavori di messa in sicurezza di edifici danneggiati dal sisma del 2009».

CIALENTE E RIGA SI DIMETTONO. Sarebbe anche stata «accertata l'appropriazione indebita della somma di 1.268 mila euro, da parte di alcuni indagati, relativa al pagamento di taluni dei suddetti lavori». Riga, appresa la notizia, ha annunciato le proprie dimissioni, a cui sono seguite quelle del sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente.

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