mercoledì 29 gennaio 2014

Cinema, Dallas Buyers Club: un Matthew McConaughey da Oscar


Matthew McConaughey: "All'Oscar non penso, è già un miracolo questo film"
Esce il 30 gennaio "Dallas Buyers Club" dove l'attore interpreta un malato di Aids. Per entrare nel ruolo, che gli è valso un Golden Globe e una candidatura agli Oscar, ha perso 23 chili e aspettato cinque anni

Se la notte del 2 marzo Matthew McConaughey batterà i colleghi DiCaprio, Bale, Dern ed Ejiofor e si aggiudicherà l'Oscar come miglior attore protagonista non sarà grazie ai 23 chili persi mangiando per quattro mesi solo (poco) riso e pesce (ora si è ripreso, ma non del tutto) o alla scelta da eremita di non uscire mai di casa durante la lavorazione del film. Sarà grazie alla tenacia con cui ha voluto raccontare la storia di Ron Woodroof, malato di Aids cui diedero 30 giorni di vita e  visse invece altri sette anni lottando contro la malattia e contro lo Stato che non approvava i suoi sistemi di cura.

L'attore è arrivato a Roma per presentare Dallas Buyers Club, firmato dal regista francese Jean Marc Vallèe (CRAZY), che racconta l'epopea (vera) di Ron Woodroof e la sua trasformazione da elettricista greve, alcolizzato, sesso-dipendente e omofobo a uomo d'affari (aggirò il fatto che non poteva vendere
farmaci fondando un club con tassa di ingresso), colto, capace di un corteggiamento elegante con la dottoressa che lo aveva in cura, ma soprattutto che stringe amicizia con un travestito con il quale gestisce il club, Rayon. Ed è il personaggio del travestito, interpretato da Jared Leto (anche lui candidato all'Oscar dopo aver vinto il Golden Globe), a dare profonda umanità al personaggio di Woodroof.

"La sceneggiatura di Dallas Buyers Club è stata rifiutata 137 volte, la storia ha girato per vent'anni - racconta McConaughey, nella capitale insieme alla moglie, la bellissima modella brasiliana Camila e i figli - io ho letto la sceneggiatura cinque anni fa e ho scritto sulla copertina 'questa storia ha le zanne e io voglio essere azzannato' anche se non c'erano né il regista né i finanziamenti. Più e più volte abbiamo creduto di essere pronti per partire e poi i soldi non c'erano più. Anche cinque settimane prima di iniziare, quando io avevo già perso più di venti chili, i soldi non c'erano di nuovo più e sembrava che le riprese dov'essero slittare ancora una volta, ma io ho detto: 'no, va fatto ora'. Poi un piccolo miracolo e i 5 milioni di dollari del film sono venuti fuori".

VIDEO "Woody e io in True Detective"

Le prime righe del progetto del film, racconta l'attore, erano "un film d'epoca sul tema dell'Aids con protagonista un eroe omofobo: è comprensibile che gli studios non volessero produrlo, invece questo è un film di profonda attualità su un tema che è al centro della riforma sanitaria di Obama negli Stati Uniti. Industrie farmaceutiche, assicurazioni, cure alternative - spiega McConaughey - dopo vent'anni hanno ancora una grossa rilevanza. Senza parlare di quanto questo film sia importante per i giovani molti dei quali non hanno idea di che tabù fosse l'Aids all'epoca. Io stesso ho avuto degli amici che oggi non ci sono più e che credo fossero malati ma non l'hanno mai detto".

L'attore confessa di aver imparato qualcosa dalle vicende negative, esattamente come fu per Woodroof. "La morte di mio padre, ad esempio, mi ha sicuramente reso un uomo migliore. Poi un anno che ho passato all'estero dopo il liceo, avevo perso ogni mio punto di riferimento e ho dovuto solo concentrarmi su me stesso e cercare di capire esattamente chi fossi. La sofferenza in generale può avere un aspetto positivo; sia lungo la strada che poi alla fine della tua vita occorre riconoscere come alcuni guai possano essere educativi. La cosa migliore da fare è cercare di capire prima possibile l'aspetto positivo di un grande dolore".


Anche per il suo percorso d'attore, McConaughey sembra aver fatto tesoro di questo insegnamento; dopo tanti ruoli da bello e fascinoso (basta pensare a film come Tutti pazzi per l'oro o Sahara) la sterzata verso personaggi più controversi. "Tre anni fa ho deciso che i ruoli che mi proponevano non mi interessavano più... erano solo film d'azione e commedie. Mi sono fatto due conti potevo pagare l'affitto per un po' e ho scelto di rischiare. Sono stato fermo un anno, è nato mio figlio e poi sono arrivati ruoli interessanti: il killer psicopatico di Killer Joe, lo spogliarellista di Magic Mike, il reporter gay di Paper Boy. Il fatto di aver superato la quarantina ed aver costruito una mia famiglia mi ha fatto maturare, avere nuove idee e nuove aspettative".

Ma il 2 marzo si avvicina, e con la sua nomination dovrà vedersela con altri colleghi molto favoriti. "Chi temo dei miei concorrenti all'Oscar? Veramente... nessuno, non ci penso. A questo punto, il film e l'interpretazione mi precedono ovunque vada, oggi sono qui poi andrò a Londra, in Germania. Sono contento di parlare del film, di qualcosa che ormai conosco molto bene. La notte degli Oscar non mi preoccupa. Ieri sera a cena ho conosciuto Paolo Sorrentino, il suo film La grande bellezza non l'ho visto però salutandoci ci siamo detti una cosa che non capita poi così spesso nell'ambiente: ciao, ci vediamo agli Oscar".

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