martedì 14 gennaio 2014

Bruce Springsteen, ‘High Hopes’: l’album che piace all’Osservatore Romano..


Osservatore Romano: "Springsteen? Altro che musica del diavolo!"
Il "giudizio" del giornale alla vigilia dell'uscita di "High Hopes"

«Springsteen seguita a fare del suo meglio, con il suo impegno etico e i suoi messaggi coerenti che non escludono una visione di fede. - lo scrive l'Osservatore romano alla vigilia dell'uscita in tutto il mondo dell'ultimo disco del cantante americano - Un impegno che si conferma anche in quest'ultimo High Hopes, dal quale emerge ancora una volta» «la forza di un uomo che continua a portare valori importanti dentro una musica che resta ugualmente ancorata alle prime intenzioni dirompenti da cui scaturì il rock'n'roll. Altro che musica del diavolo!».

Il giornale vaticano si intrattiene sulle radici cattoliche e la sensibilità religiosa del cantante americano.«Ridarà la vista ai ciechi, resuscitera' i morti, guarira' i malati»; «Venite uomini di Gedeone, venite uomini di Saulo, venite figli di Abramo, noi che aspettiamo fuori dalle mura del paradiso>; «La sua grazia non fallisce>; «Insieme cammineremo nella terra di Canaan»`, cita il giornale vaticano, per poi segnalare che «anche nell'ultimo disco, significativamente
intitolato High Hopes e in uscita il 14 gennaio in tutto il mondo, Bruce Springsteen non rinuncia a citare la Bibbia. Lo fa nel brano Heaven's Wall, dove, in un levarsi di braccia verso il cielo, i riferimenti alle sacre scritture sono evidenti nei versi sopra riportati e in quelli che evocano Giona nel ventre della balena e la samaritana al pozzo di Sica'r. Ma anche in altri brani il Boss si affida a un contesto religioso non meno evidente».

Le citazioni bibliche in Springsteen, rimarca il quotidiano, «non sono una novità, come sanno bene i fan, abituati ad ascoltare nelle canzoni del loro beniamino echi mai sopiti delle sue radici cattoliche. Una pervasivita' costante - sia pure non sempre univoca e giunta dopo giovanili messaggi di ribellione, non privi di banalità e di qualche tratto blasfemo - che di recente ha spinto Azzan Yadin-Israel, docente della Rutgers University di New Brunswick, in New Jersey, a organizzare nientemeno che un corso sulla teologia springsteeniana».

Altri atenei statunitensi, ricorda l'Osservatore romano, «avevano tenuto seminari sui testi di Springsteen, puntando soprattutto sul messaggio sociale e politico, ma nessuno finora si era spinto a tanto. Un'esagerazione? Forse, ma non c'è da meravigliarsi troppo, visto che non sono mancati negli anni saggi di teologi cattolici e protestanti che attestavano la sensibilità religiosa del cantautore americano, l'uso di un linguaggio e di una simbologia tratti dalla Bibbia. Anche <La Civiltà Cattolica> nell'ottobre 2002 dedicava al Boss un lungo articolo di padre Antonio Spadaro dal titolo «La risurrezione» di Bruce Springsteen».

Nessun commento:

Posta un commento