da: Il
Fatto Quotidiano
Eataly, il Bignami del Rinascimento: l’ultima idea per
vendere paccheri
di Tomaso Montanari
“Eataly presenta il
Rinascimento”. Esattamente come fa McDonald’s, che a Roma cita le rovine
classiche e in Toscana i cipressi, anche la catena di Oscar Farinetti si
mimetizza. Lo fa con lo stesso grado di fantasia (minima) e omologazione
commerciale (massima). E visto che Firenze vive da secoli alle spalle del mito
usuratissimo del Rinascimento, a cosa altro pensare per il nuovo negozio?
“Antonio Scurati, celebre scrittore e professore universitario, ha curato in
esclusiva per Eataly un percorso museale che racconta i luoghi, i valori e le
figure storiche che hanno contribuito al periodo artistico e culturale più
fulgido di sempre”, recita un cartello con ritratto del nuovo Vate.
E lasciamo fare l’idea
che la storia sia una top ten: è incredibile definire “percorso museale” alcuni
piccoli pannelli appesi intorno alla scala che sale al primo piano e fruibili
(unico particolare… ‘ museale’) anche attraverso un’audioguida con la viva voce
del “celebre scrittore e professore”. Ma non era
meglio dialogare con Firenze,
invece che farne il riassunto? Non siamo a Sydney, o a Pechino: perché mai un fiorentino
o un turista dovrebbero perdere tempo a sentire una sfilza di inevitabili
banalità invece di andare a vedere con i propri occhi il Rinascimento, che si
trova a pochi metri? E qui capisci che lo spirito di Eataly è il contrario di
quello di Slow Food, del chilometro zero o, per rimanere a Firenze, di un Fabio
Picchi: quello che conta è il packaging, la confezione. Che è capace di
venderti tutto, perfino il Rinascimento ai fiorentini.
La cosa diventa
imbarazzante quando si legge. Un fiume di aneddoti triti e ritriti (e
raccontati senza comprenderli: come quello sui crocifissi di Donatello e
Brunelleschi, che manca del finale), riassuntini da Wikipedia, slogan a effetto
(Lorenzo il Magnifico è “una scimmia squisita”), tentativi penosi di stupire (il
David di Donatello è definito “rilievo a tutto tondo”, ed è fotografato dal
lato b). Un bignamino del Rinascimento da terza media, ma raccontato come se
fosse una rivelazione storico-letteraria.
Sul sito di Eataly
Firenze, poi, la cosa diventa tragica. “Gli otto valori del Rinascimento
secondo Scurati” (ma quanto l’hanno pagato per convincerlo a prestarsi a una
cosa del genere?) sono un rosario di errori madornali, in un italiano che non
può essere del “celebre scrittore”: “Si abbandona la brutalità del Medio Evo
per valori più raffinati e nobili quali la bellezza e la gentilezza che
diventano norme del comportamento” (e addio allo Stilnovo, e alla cavalleria);
“Le leggi matematiche lasciano spazio all’idea di infinito tramite la
prospettiva centrale che durante il Rinascimento viene teorizzata da Leon
Battista Alberti” (dove Alberti è scambiato per Giordano Bruno, e annegato in
una specie di maionese storica impazzita).
Ma ancora: “Si parte
da Piazza Annunziata dallo Spedale degli Innocenti, l’edificio realizzato da
Brunelleschi è il simbolo dell’origine dell’architettura rinascimentale e il
protagonista indiscusso Cosimo de ’ Medici, sovrano di Firenze ma soprattutto
mercante d’arte”. Allora: la piazza si chiama della Santissima Annunziata (e
questo è un dettaglio), e Cosimo non fu il sovrano di Firenze, e non fu un
mercante d’arte (e questi non sono dettagli). E così via, pannello dopo
pannello. Ma come è possibile strumentalizzare con tanta arroganza qualcosa che
si dichiara di voler far conoscere? È questo che intende Oscar Farinetti quando
dichiara: “Caravaggio non può esser tenuto in cantina, non so se mi spiego”? E
“gli studi e le ricerche inutili” che – come ha detto al Fatto – andrebbero
eliminati, sono per caso quelli di storia e storia dell’arte?
Esci da Eataly
pensando all’identico uso del Rinascimento che fa il grande amico di Farinetti,
Matteo Renzi: che non scrive un libro senza condirlo di strafalcioni su
Leonardo, Michelangelo e Brunelleschi, che fora i muri di Palazzo Vecchio per
cercare affreschi inesistenti e annuncia di voler costruire facciate progettate
500 anni fa. È la stessa idea di cultura ridotta a strumento per venderti
qualcosa: poco importa se il prosciutto, o una candidatura. E ormai non riesci
a capire se è Renzi che imita Farinetti, o Farinetti che imita Renzi. L’unica
cosa certa è che il Rinascimento non è mai stato così lontano.
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