da: Il Sole 24 Ore
Tra diplomazia e intelligence. Chi sono Browne e Ledeen I due consiglieri atlantici (e opposti) del sindaco
di C. G.
Matteo Renzi e il suo collaboratore Marco Carrai amano molto l'America. E nella vasta rete di contatti che vi hanno costruito spiccano due figure quasi opposte: Matt Browne e Michael Ledeen.
Browne ha
41 anni, è stato uno dei più stretti collaboratori
di Tony Blair in Gran Bretagna e ora fa parte del più vivace think tank neo-progressista americano
assieme a John Podesta, l'ex braccio destro di Bill Clinton recentemente
ingaggiato da Barack Obama come consigliere.
Attraverso il filtro di Carrai, Browne ha
introdotto Renzi a Blair, al fratello dell'attuale leader del partito Labour
britannico David Miliband e a molti democratici americani.
Michael
Ledeen invece ha 73
anni e ha lavorato nelle Amministrazioni di Ronald Reagan e di George W.
Bush distinguendosi in entrambi i casi per le sue iniziative da freelance
dell'intelligence. La prima è consistita nello scambio tra
missili e ostaggi
con l'Iran di Khomeini, un'operazione clandestina passata alla storia con il
nome di Irangate. Una commissione di inchiesta parlamentare la definirà
"episodio imbarazzante" ed "esemplare dei rischi di iniziative
fuori dai canoni". Anche perché che l'iraniano individuato e patrocinato
da Ledeen come perno dell'intera operazione, Manucher Ghorbanifar, era
risultato un inaffidabile faccendiere e acclarato bugiardo.
Quindici anni dopo, il nome di Ledeen è riemerso in un'altra inchiesta
parlamentare su un'altra operazione da lui escogitata. Parliamo di un
"summit" segreto organizzato a Roma nell'ottobre del 2011 tra due
funzionari del Pentagono e i vertici del Sismi per valutare un'operazione di
spionaggio in Iran. E chi era il perno di quell'operazione? Ghorbanifar. Ça va
sans dire che quell'iniziativa aveva un costo - 25 milioni di dollari. E che è
finita nell'elenco degli "episodi imbarazzanti".
Insomma, a Ledeen la serenità della torre
d'avorio non è sembrata mai bastare. E ha sempre dimostrato una particolare
attrazione per il mondo dei servizi segreti. Incluso quelli italiani. Nel 1980
è stato anche al servizio di Giuseppe Santovito, il generale pidduista
all'epoca capo del Sismi. Negli stessi anni, ha inoltre coltivato altre due
amicizie di peso. Con Bettino Craxi e Francesco Cossiga.
Non resistiamo alla tentazione e chiediamo allo stesso Ledeen: «Che
senso ha per qualcuno che dice di voler cambiare tutto nella politica italiana
chiedere consigli a chi, come lei, li scambiava 30 anni fa con Craxi e Cossiga?
Scusi, ma lei è il vecchio, non il
nuovo».
«È vero», ammette prontamente Ledeen con
quella punta di autoironia che lo contraddistingue.
Chiediamo poi a Browne cosa pensa del fatto che quando è a Washington Renzi passi da un progressista come lui a un neocon come Ledeen. «Quando un politico straniero con grandi ambizioni visita Washington è giusto che stabilisca rapporti con tutte e due le parti politiche. Ma gli incontri di quel genere sono diversi da quelli in cui si scambiano idee, valori e modi di far politica. Dubito che discuta di queste cose con conservatori».
Chiediamo allora a Ledeen di che cosa parla con Renzi. «Delle cose che forse mi illudo di conoscere - Medio Oriente, Russia, chi sale e chi scende nella scena politica americana».
Chiediamo poi a Browne cosa pensa del fatto che quando è a Washington Renzi passi da un progressista come lui a un neocon come Ledeen. «Quando un politico straniero con grandi ambizioni visita Washington è giusto che stabilisca rapporti con tutte e due le parti politiche. Ma gli incontri di quel genere sono diversi da quelli in cui si scambiano idee, valori e modi di far politica. Dubito che discuta di queste cose con conservatori».
Chiediamo allora a Ledeen di che cosa parla con Renzi. «Delle cose che forse mi illudo di conoscere - Medio Oriente, Russia, chi sale e chi scende nella scena politica americana».
E
Renzi cosa le dice?
«Quando siamo insieme per lo più mi fa
domande… Ma se continuiamo a parlare vuol dire che le mie risposte gli vanno
bene».
Abbiamo chiesto chiarimenti anche a Carrai. «A me piace andare a capire
l'intelletto delle persone. Ledeen è una persona intellettualmente viva… come
ce ne sono altre diecimila».
Il
punto è quello: Perché proprio Ledeen?
«Penso di saper scegliere le persone…»
Sapeva
di Michael Ledeen e del generale Santovito?
«Chi è il generale Santovito?»
L'ex
capo del Sismi.
«Non so chi sia… e questo è a riprova del
fatto che con Michael Ledeen non ci sono rapporti oscuri, come qualcuno vuole
insinuare».
Veramente
questo prova soltanto che lei non sa chi è Michael Ledeen.
«Quando viene in Italia e mi chiama, lo
saluto volentieri (…) è un rapporto di natura amicale e intellettuale».
Carrai parla di pura curiosità intellettuale. Ma il Sole 24 Ore ha trovato un episodio in cui, di fatto, la condivisione di idee c'è stata.
Agli inizi del 2011, con Bengasi in
subbuglio ma Gheddafi ancora saldo al potere a Tripoli, in un suo blog del 19 febbraio
Ledeen scrisse: "Dal Medio Oriente al Sud America il popolo sta chiedendo
un cambiamento rivoluzionario... Sentiamo la voce dell'insurrezione
democratica. Se riuscisse a prevalere, potrebbe essere l'inizio di una
rivoluzione democratica su scala globale". Il 23 febbraio si espresse più
chiaramente intitolando il suo pezzo "Bomb Libya".
Il giorno successivo Carrai inviò una
lettera aperta a La Repubblica nella quale formalmente si invitavano i lettori
a sottoscrivere un "fondo di solidarietà" a favore dei rivoltosi
libici, ma che di fatto invocava un intervento europeo: "Siamo di fronte a
una rivoluzione planetaria (…) l'Europa non può in nome di una realpolitik
fingere una diplomatica neutralità abbandonando alla morte coloro che
combattono per la libertà". E con entusiasmo molto ledeeniano, o forse
garibaldino, ma certamente poco cattolico, concludeva: "Se nel
Risorgimento ci fossero stati attendismi e non la gioiosa e irruenta forza di
giovani liberi oggi non ci sarebbe l'Italia".
Il problema è che adesso non c'è più la Libia, e che il primo fornitore di petrolio dell'Italia e il terzo di gas naturale non riesce più ad estrarre petrolio e pompare gas come prima.
Il problema è che adesso non c'è più la Libia, e che il primo fornitore di petrolio dell'Italia e il terzo di gas naturale non riesce più ad estrarre petrolio e pompare gas come prima.
Per Ledeen conta poco. Lui sta in America,
dove grazie al metodo estrattivo del fracking c'è un nuovo boom
gas-petrolifero. E dove si tiene occupato cercando di mandare a monte l'accordo
di Ginevra con l'Iran. Affinché, come ha scritto, «l'Occidente dimostri di
essere veramente pronto a sfidare il regime di Teheran». Magari con una forza
armata. Gioiosa e irruenta, ovviamente.
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