Il
Papa: “Un pensiero a Cocò, il bimbo bruciato. Ora è con Gesù”
All’Angelus
il Pontefice ricorda il bambino di tre anni ucciso nel cosentino. “I
responabili si convertano e si pentano”
di Giacomo
Galeazzi
"Accanimento senza precedenti". E' il grido di Francesco contro i clan. «Voglio rivolgere un pensiero a Coco' Campolongo, che a tre anni è stato bruciato in macchina a Cassano allo Jonio, questo accanimento su un bambino così piccolo sembra non avere precedenti nella storia della criminalità - ha affermato oggi il Pontefice . Preghiamo con Coco', che di sicuro ora è in cielo con Gesù - ha proseguito il Papa all'Angelus - per le persone che hanno fatto questo reato, perché si pentano e si convertano al Signore».
Ad ascoltare l'Angelus anche un gruppo
particolare. Sono centoventi ragazzi arrivati dalle Marche, molti dei quali
raccontano di essere tornati alla fede e di essersi riavvicinati ai sacramenti
grazie a papa Francesco. "Sono i frutti spirituali di un pontificato che
parla a tutti e raggiunge anche il cuore dei lontani", spiega Silvia
Simoncini, presidentessa dello Iuter Club di Osimo,
in provincia di Ancona,
l'associazione giovanile d'ispirazione cattolica che ha organizzato il
pellegrinaggio in piazza San Pietro dei "fedeli ritrovati".
Le parole del Papa sono accolte da applausi
e cori da stadio. «Dio preferisce partire dalla periferia, dagli ultimi, per
raggiungere tutti», ha sottolineato Bergoglio, rilevando che il racconto
evangelico degli inizi della vita pubblica di Gesù nelle città e nei villaggi
della Galilea «ci insegna un metodo, il suo metodo, che però esprime il
contenuto, cioè la misericordia del Padre».
Inoltre «la missione di Gesù non parte da
Gerusalemme, cioè dal centro religioso, sociale e politico, ma da una zona
periferica, disprezzata dai giudei più osservanti, a motivo della presenza in
quella regione di diverse popolazioni; per questo il profeta Isaia la indica
come "Galilea delle genti"». La Galilea, spiega il Papa che vuole una
Chiesa povera per i poveri,era «una terra di frontiera, una zona di transito
dove si incontrano persone diverse per razza, cultura e religione, eppure
diventa così il luogo simbolico per l'apertura del Vangelo a tutti i popoli. Da
questo punto di vista, la Galilea assomiglia al mondo di oggi: compresenza di
diverse culture, necessità di confronto e di incontro».
E Gesù inizia «la sua missione non solo da
un luogo decentrato, ma anche da uomini che si direbbero `di basso profilo´.
Per scegliere i suoi primi discepoli e futuri apostoli, non si rivolge alle
scuole degli scribi e dei dottori della Legge, ma alle persone umili e
semplici, che si preparano con impegno alla venuta del Regno di Dio. Gesù va a
chiamarli là dove lavorano, sulla riva del lago: sono pescatori. Li chiama, ed
essi lo seguono, subito. Lasciano le reti e vanno con Lui: la loro vita
diventerà un'avventura straordinaria e affascinante».
«Anche noi - ha continuato Francesco -
siamo immersi ogni giorno in una `Galilea delle genti´, e in questo tipo di
contesto possiamo spaventarci e cedere alla tentazione di costruire recinti per
essere più sicuri, più protetti. Ma Gesù ci insegna che la Buona Novella non è
riservata a una parte dell'umanità, è da comunicare a tutti, un lieto annuncio
destinato a quanti lo aspettano, ma anche a quanti forse non attendono più
nulla e non hanno nemmeno la forza di cercare e di chiedere. Partendo dalla
Galilea, Gesù ci insegna che nessuno è escluso dalla salvezza di Dio».
Ma il momento più toccante arriva appunto
dopo la recita dell'Angelus, quando Francesco ricorda Cocò Campolongo, il
piccolo di tre anni ucciso e bruciato domenica mattina a Cassano Ionio, nel
Cosentino, insieme al nonno e a una donna di ventisette anni. «Oggi in questa
piazza ci sono tanti bambini - dice il Pontefice tra gli applausi della folla -
e io voglio ricordare Coco' Campolongo, a tre anni bruciato in macchina e
ucciso. Questo accadimento su un bimbo così piccolo sembra non avere precedenti
nella storia della criminalità. Coco' è di sicuro con Gesù in cielo. Preghiamo
per queste persone che si sono macchiate di questo terribile crimine".
Il Pontefice auspica che "si
pentiscano", afferma commettendo un errore grammaticale, e "si
convertano". Poi un gesto fortemente simbolico che è ormai tradizione. «Ed
ora questi due bravi ragazzi - ha detto il Papa al momento del lancio delle
colombe per la carovana della pace dell'Azione cattolica - lanceranno le
colombe simbolo di pace, in basso, - ha raccomandato, probabilmente per evitare
che, come a volte è capitato negli anni passati, i volatili rientrassero dalla
finestra anziché volare in piazza - vai, vai».Il bimbo e la bimba a fianco del
Papa al davanzale hanno lanciato le colombe e il Papa ha augurato a tutti,
«buona domenica e buon pranzo», prima di ritirarsi, scherzando e ridendo con i
ragazzi. Prima il Papa aveva rivolto anche un pensiero ai malati di lebbra e
quanti nel mondo festeggiano oggi il Capodanno lunare. La Carovana quest'anno
ha raccolto fondi per iniziative in favore di Haiti.
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