da: Il Fatto Quotidiano
Da Cancellieri alla De Girolamo e Lupi: Quanti guai per Letta
di Carlo Tecce
Calcoli sbagliati e problemi giudiziari, la truppa Ncd in difficoltà. E ora arrivano anche le mozioni di sfiducia individuali ai ministri
Sopravvissuto a numerose mutazione genetiche, ai dimissionari Josefa Idem (per una palestra) e Stefano Fassina (per una battuta), il governo di larghe intese è diventato il governo di larghe debolezze. Ci sono ministri che litigano e firmano assieme una figuraccia con i professori, la coppia Fabrizio Saccomanni (Tesoro) e Maria Chiara Carrozza (Istruzione); quelli che veleggiano a credibilità ridotta, Annamaria Cancellieri; quelli che vengono beccati in imbarazzanti intercettazioni private, Nunzia De Girolamo (Agricoltura) e quelli che, fra una mozione parlamentare e un’inchiesta giudiziaria, devono fronteggiare le opposizioni, Maurizio Lupi (Trasporti e Infrastrutture).
Con la fragilità di un esecutivo generato strano e monco, Enrico Letta reagisce così: immobile e rassicurante, quasi non influenzabile. E ricorda la tattica del “semaforo sempre fermo” di Romano Prodi-Corrado Guzzanti. Palazzo Chigi smentisce tensioni, rimpasti e cambi di casacche e ministeri. Anche se i retroscena, unanimi, fanno trasudare l’irritazione di Letta per i pasticci personali e collettivi.
Le prossime settimane saranno decisive e tanto complicate per (almeno) tre ministri: vicende eterogenee, però inchiodate a richieste di sfiducia in aula dei Cinque Stelle. Le richieste, marcate le distinzioni politiche, vengono condivise pure da Matteo Renzi. Mentre da oltre un mese un fascicolo sui rapporti Cancellieri-Ligresti, soprattutto i contatti telefonici con il fratello Antonino, langue in Procura a Roma, suo malgrado, il Guardasigilli torna d’attualità. Il M5S ha presentato un nuovo testo per licenziare il ministro, oggetto la scarcerazione di Giulia Ligresti. La conferenza dei gruppi a Palazzo Madama, come prevede il regolamento, ha esaminato la pratica e l’ha bocciata: i senatori democratici continuano a proteggere la Cancellieri. E così i Cinque Stelle, attraverso Paola Taverna, pongono il dilemma: “Il Pd risponde a Letta o a Renzi?”. Da sindaco di Firenze, non ancora segretario, ripeteva: “Io non l’avrei difesa”. Il M5S non desiste, promette un secondo tentativo a Montecitorio e la votazione allora andrà spedita verso l’emiciclo.
A Palazzo Chigi, se chiedi di Nunzia De Girolamo, precisano che non va esaminato un caso perché un caso non esiste. Registrata illecitamente da un dirigente dell’Asl beneventana, ora con obbligo di dimora a Salerno, s’è scoperto il tono politico di De Girolamo (“Fagli capire chi comanda, vai con i controlli e vaffa…”) e interessi territoriali per un appalto al 118 e la gestione fra parenti di un bar ospedaliero. Ancora i Cinque Stelle ne approfittano per importare la questione a Montecitorio: “Venga a recitare quelle parole ai colleghi”. E l’atto di sfiducia è un’ipotesi concreta.La mozione su Maurizio Lupi è pronta, ultime limitare e salde convergenze con i democratici. Oltre ai presunti conflitti d’interesse da ciellino per l’Expo, al ministro dei Trasporti sono imputati due progetti : un canale a Venezia per far transitare le grandi navi da crociera e il gasdotto dell’Adriatico che dovrebbe collegare il mar Caspio e la costa brindisina con i relativi rischi ambientali. Oggi Lupi dovrà spiegare ai deputati perché non c’è traccia di un documento interministeriale per gli aumenti dei pedaggi autostradali scattati nove giorni fa, a capodanno. L’ex berlusconiano è anche indagato per abuso d’ufficio a Cagliari. Quando il Consiglio di Stato ha cassato la nomina di Piergiorgio Massidda (ex senatore Pdl) a presidente dell’Autorità portuale cagliaritana, Lupi ha pensato bene di riconfermare l’incarico come commissario straordinario.
Da un mese abbondante, invece, il ministro non replica a un’interrogazione presentata da Alessia Rotta (Pd) in commissione Trasporti. Rotta vuole sapere di Nicola Bonaduce, da anni collaboratore di Lupi: “Pervengono notizie sulla richiesta del ministro al presidente dell’Anas Pietro Ciucci, tesa a far assumere, in qualità di dirigente con un compenso di circa 90.000 euro annui, il dottor Bonaduce, iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti”. Larghe debolezze e larghe referenze.
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