mercoledì 22 gennaio 2014

Luca Ciarrocca: I padroni del mondo /2




Megabanche con i piedi d’argilla


Una banca è un posto dove ti prestano
un ombrello quando c’è il sole e te lo
chiedono indietro quando comincia a piovere.
Robert Frost





Il capitalismo sull’orlo dell’implosione

Metà settembre 2008. Il mondo è sul ciglio dell’abisso. Scoppia la grande crisi globale, la peggiore degli ultimi ottant’anni. Ne parliamo ancora perché l’apocalisse potrebbe ripetersi. Negli stessi identici termini. Un altro
cigno nero come viene definito, secondo la teoria dell’epistemologo Nassim Nicholas Taleb, un avvenimento raro e imprevedibile che sconvolge l’ordine delle cose.
Quasi nulla è cambiato rispetto a quei terribili giorni. Anzi, lo scenario è peggiorato. Mancò un soffio. Per l’esattezza tre ore. All’epoca nessuno aveva strumenti per capire, tutto si svolse in modo convulso, ma oggi sappiamo. Stati Uniti, Europa, i Bric (Brasile, Russia, India, Cina), l’intero blocco delle economie evolute, da Tokyo a Londra, da New York a Singapore, fu a centottanta minuti di orologio dall’implosione. Poi tutto sarebbe scoppiato, deflagrato, lasciando solo macerie e devastazione. Come in una catastrofica terza guerra mondiale.
  La grande crisi andava in scena sugli schermi di oltre 300.000 terminali Bloomberg nei cinque continenti. Gli sherpa al servizio dell’oligarchia che guida il mondo – multinazionali, banche, hedge fund, speculatori – stavano per cambiare il destino di miliardi di persone. I prezzi crollavano, il tremendo virus tossico di non liquidità e insolvibilità che aveva attaccato le banche mondiali stava per esplodere.
  Accadde il 18 settembre 2008, l’evento che solo poche altre volte nella storia economica ebbe un simile impatto: una eccezionale fuga di capitali dai depositi di banche americane (bank run) per un totale di 5,5 trilioni di dollari. Lehman Brothers era fallita quattro giorni prima, Wall Street aveva perso -30 per cento in poche settimane, e ora l’equivalente di un terzo del Prodotto interno lordo degli Stati Uniti stava evaporando dai depositi bancari. Niente code agli sportelli, tutto elettronico. Ancora tre ore a quel ritmo di fuga di capitali, testimonio in seguito un deputato al Congresso, e il capitalismo come lo conosciamo sarebbe finito.
  L’apocalisse fu evitata perche il governo presentò la prima bozza di un piano di salvataggio delle banche. Fu sufficiente a fermare in extremis la fuga dagli sportelli. In quei giorni di settembre a Washington circolavano voci assurde, l’atmosfera in cui viveva la superpotenza sull’orlo di una Grande depressione era da stato di guerra. Alcuni deputati (tutti repubblicani) volevano la legge marziale, un provvedimento mai approvato in tempi moderni che prevede la sospensione dei diritti civili e la pena di morte. Il capitalismo crollava e lo scenario di una presa di potere da parte dei generali del Pentagono direttamente sotto il controllo della Casa bianca diventava reale. Come in un film di Hollywood.

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