martedì 21 gennaio 2014

Sanremo 2014, Fazio: un festival più “scaricabile”

da: La Stampa 

Fazio: il nuovo Festival sarà più “scaricabile”
Il conduttore: ho spinto sulla qualità perché i brani abbiano un mercato sicuro. I temi? Si combatte la crisi con i sentimenti
di Piero Negri 


Scaricabile, contemporaneo e sentimentale: con questa triade di aggettivi Fabio Fazio definisce il suo quarto Festival di Sanremo, il secondo del suo secondo biennio (dopo il 1999-2000, ecco il 2013-2014: lui spiega di interpretarli così, a coppie, e invita a leggerli in quella maniera). 

Si parla, almeno per ora, solo di canzoni, e delle canzoni in gara: per quanto riguarda gli ospiti, stranieri e non, i lavori sono in corso. Sulla costruzione dello spettacolo, poi, come è naturale, non si lascia sfuggire neppure un dettaglio: spiega però che nell’assemblare il cast sente di «aver spinto» sulla qualità ancor più dell’anno scorso, «evitando nomi storici, o che facessero notizia solo con la loro presenza», e dice di aver puntato tutto sulle canzoni. «Ovviamente - conclude - lo spettacolo, la popolarità proveremo a mettercela noi». 


Scaricabile: il neologismo tenta di rendere, nella maniera più laica possibile, l’idea che queste canzoni (ventotto, due per ciascuno dei quattordici cantanti in gara, ma una delle due viene eliminata dopo la prima serata da un voto misto di pubblico e critica) devono corrispondere a un mercato.  

O a un segmento del mercato: «Sanremo - ha spiegato Fazio - ha una storia di più sessant’anni e la stratificazione di interpretazioni diverse. Nel corso della sua storia è stato molte cose, ma abbiamo deciso di non preoccuparcene, abbiamo fatto scelte musicali e non abbiamo pensato ad altro, al passato. Abbiamo immaginato il festival come un punto di partenza da cui le canzoni potessero prendere slancio per andare in giro. Per essere scaricate, appunto». 

Contemporaneo: l’idea è che i quattordici cantanti in gara possano costruire, per accumulo, una mappa della musica che si fa oggi in Italia. O, come dice Mauro Pagani, direttore musicale del festival, che il cast «scatti una fotografia equilibrata dello stato delle cose».  

Spicca l’assenza dell’unico fenomeno giovanile reale degli ultimi anni, la nuova generazione dell’hip-hop, che in qualche modo Pagani e Fazio considerano rappresentata da Frankie Hi-Nrg Mc, benché lui abbia superato i 40 anni e sia in giro dai primi Anni Novanta. «Il fatto - spiega poi Fazio - è che ci sono generi musicali che considerano ancora un rischio l’aspetto popolare del festival». Insomma, i rapper in Riviera non ci vogliono andare, e non è detto che abbiamo torto. Perché il festival è... 

Sentimentale: «Se dovessi definire l’atmosfera generale - dice Fazio - userei questo termine. Evidentemente, in questi tempi di crisi c’è l’esigenza di stringersi intorno alle uniche certezze che ci rimangono». Ai sentimenti e alla melodia, aggiunge Pagani: «C’è una netta prevalenza dei brani melodici. E in parallelo molti dei testi, che parlino d’amore oppure del modo in cui si sta al mondo, esprimono una disperata volontà di essere positivi. Raccontano il tentativo di aggrapparsi a quello che si ha, per ricordarsi che sorridere fa bene a se stessi e agli altri». 

Canzoni di sopravvivenza per un festival di quarantenni: è questa la novità del Sanremo 2014, ben mimetizzata dietro il volto (e la voce) di alcuni veterani di valore. Rispetto a un paio di stagioni fa, il parco autori è cambiato quasi completamente, e ora comprende gente come Simone Lenzi, leader dei Virginiana Miller (che scrive un testo per Antonella Ruggiero), Cristina Donà (autrice per Arisa), Mattia Del Forno dei La Scelta che firma con Ron, Elisa che con Vivendo adesso piazza Francesco Renga tra i favoriti, i Bloody Beetroots che con le loro sonorità disco portano il giovane antico Raphael Gualazzi finalmente nel XXI secolo.  

Non sono pochi i quarantenni neppure tra gli interpreti: i Perturbazione, che nacquero al liceo scientifico di Rivoli una ventina d’anni fa, il pioniere del rap italiano Frankie Hi-Nrg Mc, Giuliano Palma, voce dei Casino Royale in un paio di album fondamentali negli Anni 90 della musica allora detta «alternativa», lo stesso Renga, che qualcuno ricorderà al microfono dei Timoria, e Riccardo Sinigallia, a cui si devono i risultati migliori raggiunti dalla «scuola romana» di Niccolò Fabi, Max Gazzè, Tiromancino. E Cristiano De André, che ha doppiato da poco la boa dei cinquant’anni e che sarà uno dei protagonisti di questo festival, avendo finalmente trovato una collocazione, una voce ed essendosi forse liberato dell’«incudine» di quel «cognome inesorabile» che tanto l’ha condizionato finora.  

Insomma, anche a Sanremo, anche nella musica pop, quelli che avevano vent’anni negli Anni Ottanta hanno conquistato il centro della scena. Senza farlo troppo notare, senza proclami, senza un piano. Ma ora sono lì: vedremo presto se riusciranno a essere anche scaricabili.

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