da: Il
Fatto Quotidiano
Si informano i gentili
cittadini che da oggi è attivo il nuovo
servizio telefonico “Cara Annamaria”. Il governo intende così rendere più
umana e vicina a tutti l’amministrazione della Giustizia. Basta magistrati con
la toga, con quello sguardo severo, disposti a giudicare. Perfino a condannare.
Da oggi lo Stato sarà amico. Basterà comporre il numero 0668851 del ministero della Giustizia e chiedere di parlare
con il ministro. La dottoressa
Cancellieri risponderà personalmente a tutte le telefonate. A condizione
ovviamente che il richiedente risponda
ai requisiti richiesti.
Sono ammessi al servizio utenti che possano
dimostrare di essere condannati o almeno indagati. Sono pertanto esclusi
parenti e conoscenti di vittime di qualsiasi reato. Di detenuti oggetto di
maltrattamenti e torture, peggio se defunti. Per poter accedere al servizio
occorre altresì dimostrare – anche tramite autocertificazione – una conoscenza
decennale con il ministro della Giustizia.
Infine è
indispensabile garantire che lo scopo della telefonata è un “intervento
umanitario”. Per evitare il sovraffollamento delle linee telefoniche la segreteria
del ministro aveva in un primo momento stilato un elenco tassativo delle
patologie che rendono necessario un intervento umanitario. Ma in epoca di
larghe intese l’elenco era arrivato a comprendere 2.307 voci, dall’adiposi alla
zigomicosi fungina.
Per semplificare
l’iter burocratico la cancelleria del ministro ha deciso di ridurre le voci a
una: “Per avere diritto a un intervento umanitario occorre aver pagato almeno
3,6 milioni di euro a titolo di liquidazione al signor Piergiorgio Peluso. Per
escludere casi di omonimia intendasi come Peluso chi possa comprovare di essere
figlio di un ministro della Giustizia di nome Annamaria”.
Il servizio telefonico
è stato inaugurato con la telefonata della Cancellieri alla famiglia di
un’indagata scelta a campione dal cervellone elettronico del ministero:
signorina Giulia Ligresti.
Immediato il plauso di
condannati, indagati, ma anche degli onorevoli Pdl (che poi spesso sono la
stessa cosa). L’opposizione ha chiesto le dimissioni del ministro. Immediata la
risposta dell’interessata: “Se non si è dimesso Angelino Alfano che ha lasciato
sequestrare una bambina dalla polizia per spedirla tra le braccia di un
tiranno, non lo faccio nemmeno io”. Un ragionamento che non fa un plissé: da
oggi per dimettersi bisognerà vantare un pedigree degno di Pacciani.
Intanto il Pd invece
fa la voce grossa: “Intervento giusto, il ministro deve solo dirci se fa così
con tutti i carcerati”, tuona Matteo Orfini.
Per accertarsene si
invitano tutti i cittadini italiani a chiamare il centralino del ministero
della Giustizia (0668851) chiedendo di accedere al servizio “Cara Annamaria”.
Chissà che per una volta i cittadini non riescano a far dimettere qualcuno. Il
ministro. O almeno il centralinista.
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