da: Il Fatto Quotidiano
Può
fare il ministro? Sicuri che possa in genere ricoprire funzioni pubbliche? Con
la legge bavaglio non avremmo saputo nulla
Si dice che una
fotografia vale più di mille parole. Lo stesso può dirsi per i fatti.
Vi ricordate la legge-bavaglio, quella che, chissà
perché, non è mai entrata in vigore pur essendo auspicata, apertamente o sotto
traccia, da tutte le forze politiche? Non c’era tv o giornale che non
recitassero la formula sacramentale: le
intercettazioni che non hanno rilevanza penale non devono essere conosciute
e dunque ne deve essere ordinata la distruzione e vietata la pubblicazione. La
tesi venne addirittura fatta propria dalla Corte Costituzionale che, per paura
che l’applicazione del codice di procedura penale alla richiesta di distruzione
delle intercettazioni riguardanti le conversazioni Napolitano-Mancino –
giudicate penalmente irrilevanti dalla Procura di Palermo – finisse con il
renderle note, si inventò una nuova procedura, fatta apposta per Napolitano,
che ne consentì la distruzione aum-aum.
Naturalmente, per i
comuni mortali (si fa per dire: gli unici interessati alla cosa erano i
politici e i loro sponsor o reggicoda), non si poteva ricorrere alla Corte
Costituzionale; e così la legge bavaglio si era inventata un procedimento per
metterli al sicuro. Le intercettazioni dovevano essere depositate dal PM a
disposizione dei difensori. Dopodiché dovevano essere trasmesse al GIP che, in
camera di consiglio, e dunque non aperta al pubblico, con la partecipazione del
PM e degli avvocati, stabiliva quali erano penalmente rilevanti e quali no.
Quelle che servivano al processo erano inserite nel fascicolo e, quando fossero
divenute pubbliche (per esempio con il rinvio a giudizio) avrebbero potuto
essere pubblicate; delle altre non si poteva scrivere niente, pena la galera a
vita. In sostanza era il giudice a stabilire quali informazioni potevano
ricevere i cittadini. La cosa più impressionante fu che la Federazione della Stampa, per bocca del suo Presidente Roberto Natale, condivise questa trovata. Della serie:
il giudice ci dirà cosa possiamo scrivere e cosa no e così saremo al riparo
dalle querele.
Adesso è arrivato il ministro Cancellieri e le sue
frequentazioni con la famiglia Ligresti; e, soprattutto, sono arrivate le intercettazioni delle sue telefonate con la
signora Fragni e la notizia del mandato conferito a due vicedirettori del
DAP (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria) di fare “quanto di loro
stretta competenza” per tutelare la salute di Giulia Ligresti (che era in
carcere). E, stranamente, nessuno ha
ancora spolverato la tiritera della barbarie della pubblicazione di
intercettazioni contenenti fatti irrilevanti sul piano penale. Per la verità,
il comportamento di Cancellieri avrebbe integrato certamente il reato di abuso
d’ufficio nella sua precedente formulazione, prima che la politica – sovente
pizzicata in flagranza – aggiungesse all’art. 323 cp il requisito della
patrimonialità del vantaggio procurato a se stesso o ad altri; come se abusare
della pubblica funzione per far uscire uno di galera non fosse un comportamento
disdicevole quanto fargli avere dei soldi. Ma ormai …Così concentriamoci sui fatti partendo dal presupposto che non hanno rilevanza penale.
L’amicizia di vecchia data con i Ligresti. Non criticabile quando nasce, diviene certamente
imbarazzante per un funzionario pubblico quando i suoi amici sono coinvolti
nello scandalo delle Aree d’Oro. Archiviazione – vero – però … Diviene
inopportuna con l’arresto e la condanna di Salvatore, coinvolto nell’inchiesta
Mani Pulite. Diviene inaccettabile con i nuovi arresti di tutta la famiglia per
i falsi in bilancio di Unipol-Fonsai. Può un Prefetto, un Ministro (della
Giustizia!) essere amico di pregiudicati e arrestati? Certo che no.
Tanto più diviene
inaccettabile quando porta Cancellieri non solo a manifestazioni di solidarietà
ma a vere e proprie promesse di aiuto. Imprecisato, è vero, ma concreto: “tutto
quello che potrò fare lo farò”, sono “a disposizione”, “qualsiasi cosa serva
conta su di me”. A che titolo Cancellieri promette il suo intervento? Non è un
avvocato, un medico, un commercialista. E’ il Ministro della Giustizia: non può
intervenire in un processo; e lo sa benissimo.
Ma sono solo
“manifestazioni di solidarietà” . No, non è vero; perché Cancellieri
interviene, e come. Spiega ai direttori del DAP che bisogna “tutelare la salute
di Giulia”. Perché, secondo lei, i due non lo sanno già che la salute dei
detenuti va tutelata? Glielo deve dire espressamente? Giulia Ligresti non è già
una detenuta eccellente? Pensa che il DAP non lo sappia che è anoressica e non
mangia? E, stando così le cose, che senso può avere l’intervento di un Ministro
su due funzionari del Ministero (che poi, visto che sono persone per bene, le
hanno spiegato di non rompere)? Si differenzia molto il suo comportamento da
quello di B quando chiese alla Questura di Milano di consegnare Ruby a Mi-netti
invece che a una comunità? Come ho detto, magari di penalmente rilevante non
c’è niente (forse una tentata concussione ma al momento nessuna Procura si è
attivata). Però il casino cui stanno partecipando tutti i partiti e che fa
incazzare le associazioni dei carcerati (Giulia Ligresti sì e io no?) è la
prova provata che i fatti penalmente irrilevanti interessano molto. Ed è
naturale: questa fa il Ministro della Giustizia. Sicuro che una così possa fare
questo lavoro? E, per la verità, che possa in genere ricoprire funzioni
pubbliche?
Interrogativi che, con la legge bavaglio, nemmeno ci saremmo posti: semplicemente non ne avremmo saputo nulla.
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