venerdì 9 novembre 2012

La tv anti casta: paraculismo…


da: Lettera 43

I paraguri dell'anti Casta
Chi sono i paladini della piazza.

Tragedia italiana in diretta. «Ecco Paolo, qui con me c’è il signor Davide, ha una pensione di 100 euro al mese, mangia la spazzatura, l’erba dei giardini pubblici». E il signor Davide piange, mentre la telecamera zomma avidamente sulla disgrazia.
Siamo nell’antipolitica versione trash, con alcuni campioni singolari della disciplina, tutti passati e premiati dalla Casta che ora disprezzano (per far salire lo share).

POLETTI, L'INVIATO DELLE TRAGEDIE. Prendete Roberto Poletti, volto noto ai lombardi per aver imperversato nelle tivù locali dagli Anni 90 in poi. Allievo di Gianfranco Funari, ora Poletti è l’inviato nelle tragedie «dell’Italia che non arriva alla terza settimana», in quel di Quinta colonna, con Paolo Del Debbio, altro paraguru dell’anti Casta.
Poletti aizza i disgraziati, tira fuori il peggio per materializzare il concept del programma: la Casta mangia, gli italiani digiunano. Sì, ma, Poletti, tu quoque?
DA RADIO PADANIA AI VERDI. Basta ricordare il curriculum dell’inviato anti Casta. Il simpatico ragazzotto può vantare la direzione di Radio Padania Libera, la radio del Carroccio, che conquistò facendo per l’appunto il leghista in tivù. Poi però ruppe con Umberto Bossi, ma non con la politica che lo sedusse di nuovo e lo candidò al parlamento. Nel 2006 Poletti venne infatti eletto deputato con i Verdi. Con cui poi litigò, senza però rinunciare allo stipendio da 15 mila euro né al vitalizio da ex deputato.

SEDOTTO DA LADY LETIZIA. Ma non basta. Dopo essere stato leghista e poi verde (nel governo Prodi) l’inviato anti Casta si fece conquistare da Forza Italia, nella persona del sindaco di Milano Letizia Moratti. Durante la stagione Moratti, il ragazzotto vispo si cuccò un contrattone, pagato coi soldi nostri e del signor Davide che mangia l’erba.
Primo, quello con la municipalizzata milanese dei trasporti, l’Atm, che lo prese come superconsulente per lo sviluppo dei media a 160 mila euro l’anno (ci arrivava lui alla terza settimana, eccome). Nel 2010 Poletti venne poi nominato direttore della tivù dell’Expo 2015, Milano 2015, finanziata da una cordata di imprenditori vicini all’allora sindaco e perciò subito ribattezzata TeleLetizia.
DA ATM A CONSULENTE DI TRENORD. Ma non basta ancora. A novembre 2011 si apprese da Repubblica che Poletti era passato da consulente per la comunicazione di Atm a quello di Trenord. Con un compenso di oltre 100 mila euro annui.
L’ineffabile savonarola televisivo in salsa lombarda che ha fatto spesso i conti in tasca alla Casta è così transitato, è proprio il caso di dirlo, a Ferrovie Nord. E a fare scoccare la scintilla pare sia stata una vecchia amicizia con Giuseppe Biesuz, direttore generale dell’azienda.

Del Debbio, una carriera in Berlusconia

Maledetta Casta, come no. Anche il direttore di Poletti, Paolo Del Debbio, è uno che se ne intende. A sentirlo pare che i politici abbiano la rogna, e ci sarebbe anche da essere d’accordo se non fosse che la carriera del boccoluto lucchese è stata tutta all’ombra della Casta.
Blindatissimo nell’impero Fininvest, dove ha fatto carriera con Fedele Confalonieri, e marito di Gina Nieri, potente capo delle relazioni istituzionali Mediaset, «Del Dubbio» schifa la Casta dopo averne fatto parte.
LA NASCITA DI FORZA ITALIA. Tra i fondatori di Forza Italia, si candidò a presidente della Regione Toscana nel 1995 (e fu trombato); poi diventò assessore per le Periferie e la sicurezza nella Giunta Albertini di Milano e quindi si ricandidò con Moratti nel 2011, per fare l’assessore alla Cultura (ri-trombato).
Non solo, De Debbio ha una società di comunicazione che ha fatto consulenze per il ministero dei Beni culturali. Ovviamente durante il governo Berlusconi. Un simpatico paraguru televisivo.

Paragone, il moralizzatore da 300 mila euro l'anno

E poi c'è lui, il paraguru Gianluigi Paragone. Se ne sta lì con la chitarra, a fare il Celentano della mutua, dopo aver fatto carriera grazie a Bossi e Roberto Maroni (da cui, dicono i leghisti, andava «col cappello in mano» al ministero), che lo hanno imposto in una infornata di inutili nuovi vicedirettori in Rai, madre di tutti gli sprechi pubblici.
MR. RAIDUE. Anche lui fa parlare la piazza, la «gggente». Quella che non arriva alla solita terza settimana. Ma anche lui, eccome se ci arriva. Si becca 300 mila euro l’anno, soldi pubblici, della Rai, pagati da noi e dal signor Davide che mangia l’erba.
Che paraguri. 

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