E’
una lunga intervista (prosegue in altra pagina) che mi è stata indicata e ho trovato in questo sito. Vale
la pena leggerla.
Soprattutto,
varrebbe la pena che i fans dell’euro confutassero le opinioni del docente di
economia Claudio Borghi. Ma non lo fanno. Meglio liquidare chi sostiene che si
può uscire dall’euro come un folle, un irresponsabile. Per ovvi motivi di
appartenenza a gruppi editoriali-politici.
Dalle
colonne dei giornali anti-berlusconiani, scrivono i fans di Monti e dell’euro
che non possono sostenere un confronto argomentato – onesto - sui pro e contro di
un’eventuale uscita dalla moneta unica.
Dalle
colonne dei giornali berlusconiani, scrivono i fans del ritorno alla lira perché
una parte dell’elettorato di Berlusconi ne potrebbe trarre vantaggi e questo andrebbe
a beneficio dell’ex premier.
Allora….con
i neuroni che possediamo e con il necessario senso critico, leggiamo le
considerazioni di Claudio Borghi e decidiamo se si tratta di cazzate. Di certo,
non troveremo risposte sulla “libera informazione”: da Repubblica al Giornale
da:
http://www.sinistrainrete.info/index.php
- 24 maggio 2012
Tutto quello che c'è da sapere per non
farsi trovare impreparati
Claudio Messora intervista Claudio
Borghi
Sul
Corriere della Sera di oggi (24 maggio ) si inizia a parlare di "corsa
alle banche", cioè della possibilità che si verifichi il ritiro massiccio
dei depositi sui conti correnti da parte dei cittadini, spaventati dall'ipotesi
di chiusura degli sportelli e dalla svalutazione sui risparmi, che a breve
potrebbe far implodere il sistema monetario europeo.
Per cercare di fare chiarezza sullo scenario di una possibile uscita dell'Italia dall'euro ho intervistato Claudio Borghi, economista docente all'Università Cattolica di Milano, editorialista ed ex managing director di Deutsche Bank. Prendetevi un'ora di tempo, perché la rete, a differenza della televisione, non ha fretta.
Per cercare di fare chiarezza sullo scenario di una possibile uscita dell'Italia dall'euro ho intervistato Claudio Borghi, economista docente all'Università Cattolica di Milano, editorialista ed ex managing director di Deutsche Bank. Prendetevi un'ora di tempo, perché la rete, a differenza della televisione, non ha fretta.
BORGHI: Buongiorno.
MESSORA: Buongiorno. siamo qua oggi perché vorremmo tentare
di capire, nell'approfondimento che solo la rete consente, che cosa succede se
usciamo dall'euro. È uno spauracchio, è un totem, è un tabù. Però in effetti
nessuno ci spiega nell'ora zero, nel
caso in cui dovessimo uscire dall'euro, quali sarebbero i passi e gli avvenimenti
che si susseguirebbero.
BORGHI: Innanzitutto nessuno ve lo spiega perché non ci sono grandi precedenti, nel senso che è successo in passato che ci sono stati dei cambi di valuta, siamo passati dalla lira all'euro e il giorno dopo eravamo ancora tutti lì. Quello che spaventa è il fatto di passare da una valuta debole a una forte. Tutti pensano che sia facile, perché normalmente c'è un vecchio detto che dice che la moneta buona scaccia la moneta cattiva. Quindi ad un certo punto, se c'è un cambiamento con una moneta che viene considerata preferibile rispetto agli altri, tutti prendono quella, si liberano senza troppe remore della moneta vecchia e siamo tutti a posto, nessuno protesta. Il contrario invece crea qualche preoccupazione, tant'è vero che già si sta parlando, di questi tempi, parlando della Grecia, di timore di corsa agli sportelli. Perché, molto semplicemente, se io temo che la mia moneta d'oro diventi ope legis una pizza di fango, cercherò se è possibile di sottrarla da tutti i posti dove questa moneta possa essere convertita in maniera forzosa in una roba meno valida e meno buona. Quindi cosa succede? Succede che il greco, temendo il ritorno alla dracma, cerca di prelevare l'euro, metterselo sotto il materasso, metterlo in un conto all'estero, e così via, in modo tale che poi quando arriverà il giorno, se arriverà, che gli daranno la dracma, a questo punto sul conto corrente non ci sarà nulla, lui non ha particolari problemi, riporta poi indietro dal conto in Svizzera o dal materasso o da quello che è i suoi euro, li cambia in dracma quando serve per mangiare qualcosa e potrà comprarne molto di più, perché se prima con un euro convertito in dracma, qualsiasi tipo di tasso di conversione, poteva con il cambio ufficiale comprare due yogurt, dopo che la dracma si sarà svalutata, con lo stesso tipo di euro ne può comprare quattro. Per cui l'intento di mettersi in salvo è quello.
MESSORA: C'è da precisare che questo tipo di giochetto i ricconi lo
hanno più che altro già fatto...
BORGHI: Bravo!
MESSORA: ...perché hanno portato i soldi in Svizzera.
BORGHI: Esattamente. Il punto infatti che mi preme
sottolineare è questo. Chi ragiona sulla distruttività di questo processo,
spesso e volentieri lo fa ragionando come se fosse una cosa imprevista e immediata,
vale a dire improvvisamente ad un certo punto una società serena e tranquilla
viene colta dal pericolo improvviso della conversione, di disastri finanziari,
a quel punto si scatena il panico, la corsa agli sportelli e l'obbligo di
chiudere le banche e così via. In realtà gran parte di questo processo è già
avvenuto. Il fatto è questo, che la gente non capisce che per mettersi
totalmente in salvo l'operazione è molto semplice e chi ha un po' di cultura
finanziaria lo sa e lo ha già fatto. Vale a dire, io ho dei risparmi in una banca italiana e sono investiti in titoli di Stato, questo
titolo di Stato potenzialmente diventa a
rischio nel momento stesso in cui cambio
la valuta, perché posso dire che tutto
il debito, in generale tutti i contratti effettuati sul territorio italiano
ritornano in lire, oppure in Grecia ritornano in dracme e così via. Quindi io
ho un titolo di Stato greco denominato in euro, io posso unilateralmente dire
che questo verrà restituito in dracme, quando c'è la conversione. Se io invece,
io greco, così come io argentino all'epoca, magari, quando è successa la
svalutazione dell'Argentina, io mi compro un titolo di Stato tedesco, nessuno
me lo tocca perché il mio debitore è la Germania. Quindi se io oggi compro un Bund tedesco o un'obbligazione
americana, se proprio non voglio avere a che fare con l'euro, e domani torniamo alla lira, il mio titolo non viene minimamente cambiato,
quindi sta sul mio conto corrente, sul mio deposito titoli in Italia e il mio
debitore sarà lo Stato americano, lo Stato tedesco e così via, quindi non avrò
alcun effetto negativo dalla conversione. Questo
processo, vale a dire di vendita di
titoli non troppo sicuri o quantomeno su cui improvvisamente è arrivata
un'ombra, per andare a comprare dei
titoli invece che sono sicuri, matematici al 100% in quanto a restituzione,
è già avvenuto e si chiama spread.
Lo spread non è che nasce come un fungo, lo
spread nasce perché c'è qualcuno che
vende una cosa e compra quell'altra, a quel punto si crea una divergenza che
è appunto lo spread. Se io vendo titoli italiani per comprare titoli tedeschi,
automaticamente così facendo do origine allo spread. Quindi questo flusso,
diciamo così, di fuga lenta dagli sportelli, fatto per tramite del debito, c'è
già stato. Quindi, per carità, io dico se domani, perché magari io conosco le
segrete cose, mi dicessero “guarda, non dirlo a nessuno, tra una settimana
usciamo dall'euro e torniamo alla lira”, probabilmente quelle due lire che posso avere sul conto corrente posso magari
mettermele a casa aspettando per evitare di incappare nella conversione, ma
sono due lire; non credo che io venderei
un titolo di Stato italiano magari a 70 per comprare un titolo tedesco a
130 pensando di farci chissà che gran guadagni, pur sapendo che tra una
settimana ci sarà la conversione. Perché ad un certo punto io avrò un titolo
italiano, sì, in lire che si svaluterà, io dico, molto meno di quello che la
gente pensa, però si svaluterà. Ma è già
svalutato! Cioè in questo momento lo
spread ha già fatto arrivare tutta la svalutazione
su tutti i titoli di debito. Quindi
il fatto che quotino prezzi molto molto
bassi rispetto al prezzo dei titoli di stato – virgolette - “sicuri” come
quelli tedeschi, comporta che in ogni caso le cose sono già state fatte. Forse,
ecco, starei attento magari sui titoli a breve termine. I titoli a
breve termine, tipicamente un BOT, il BOT vale 100 perché tanto viene
rimborsato tra tre mesi o sei mesi, ecco quello sì prenderebbe la conversione.
Quindi se io avessi un BOT che scade tra
quattro mesi e quindi vale 100 e
sapessi che tra due settimane torniamo alla lira, quello non vorrei averlo
perché mi ridaranno poi un BOT in lire, allora a quel punto lo venderei a 100,
se me lo dicessero prima, e mi comprerei
un titolo di Stato americano oppure anche un titolo bancario olandese, insomma qualsiasi cosa fuori dall'euro. Però
questa procedura, questa fuga agli
sportelli tanto temuta e così via, in gran parte, per quello che riguarda
il debito, che è un po' il grosso dei quantitativi monetari che ci sono in
circolazione, è già avvenuta.
MESSORA: sì, perché non è che uno si tiene 100 milioni di euro in liquidità sul conto corrente, avrà dei titoli, avrà delle obbligazioni. Quindi, continuando nel nostro percorso, che cosa succede? Decidiamo per esempio che venerdì sera si torna alla lira.
BORGHI: allora, posto che in ogni caso il panico va governato, perché anche delle cose non logiche vengono fatte quando uno non le conosce. Quindi il classico caso, ricevo una mail – ne ricevo tante – di persona non esattamente benestante che mi dice “è il momento di portare i soldi in Svizzera?”, suppongo che questa persona si riferisse a, non so, 30 mila euro diciamo, cioè cose di questo tipo, allora gli dico “ma cosa fai?” Cioè tu prendi - questo è il panico che origina il comportamento illogico – tu prendi 30 mila euro, prendi, ti fai tutto il viaggio tirandoti su per tutta l'Italia per arrivare in Svizzera, cercare di... gli svizzeri non sono scemi, capiscono subito quando uno vale la pena di trattarlo bene oppure quando uno è il pollo che arriva con la piena. Arrivi lì, ti danno un qualsiasi tipo di conto con costi assurdi, poi l'ha riportato a casa, poi magari ti bloccano le frontiere e cosa ci fai? Quando invece, se il tuo timore veramente fosse quello, ti compri 30 mila euro, vai dalla tua banca, ti compri 30 mila euro di un titolo obbligazionario estero e a quel punto sei a posto. Oppure vuoi proprio andare a zero sui rischi e sui conti? Ti fai dare 30 mila euro in dollari e te li metti sotto il mattone. A quel punto lì cosa ti cambia? Non ti cambia nulla, no? Per cui essendo che le cose diventano illogiche, nel momento stesso in cui io dico “attenzione, il Consiglio dei Ministri si è riunito e sta valutando il passaggio alla lira”, innanzitutto lo sapremmo via Twitter e quindi a quel punto lì inizia a girare, a serpeggiare l'”oddio, cosa facciamo?”. Bisognerebbe fare un minimo di controllo alle banche, ergo chiuderle, perché se no altrimenti la gente diventa matta. Il problema è che la gente si incazza quando gli chiudi la banca, perché dice “i soldi miei sono lì, tu sei chiuso”, allora a quel punto comincia a distruggere tutto e così via, quindi quelle scene che abbiamo visto in Argentina quando hanno fatto esattamente la stessa cosa, cioè ad un certo punto hanno chiuso le banche per evitare che la gente prelevasse tutto mandando il sistema a catafascio, la gente non l'ha presa bene e hanno cominciato disordini e simili. Quindi questa è la parte che deve essere, diciamo così, governata.
MESSORA: Però io leggendo sul tuo blog ho visto che hai una soluzione B che mi sembra estremamente percorribile, cioè mantenere nelle banche la denominazione in euro della propria valuta ed affiancare la lira. Cioè uno si ritrova i suoi 30 mila euro sempre denominati in euro e in più ha un nuovo conto corrente in lire: tutti i nuovi conti correnti che si aprono sono in lire.
BORGHI: Questo è il mondo dell'intelligenza. Vale a dire, se io prendo a livello europeo, tenuto presente il livello di stress del sistema o di distruzione che può essere da un'uscita disordinata da una valuta, io valuterei se investire qualche soldo, che è anche abbastanza difficile stimare perché dipende da quant'è poi la svalutazione delle singole monete, però è gestibile dal mio punto di vista e in ogni caso molto meglio e anche molto più europeo, se devo dire, rispetto al panico e al casino, lasciamolo all'Argentina, con tutto il rispetto. A quel punto se tutti i depositi venissero garantiti non ci sarebbe più nessuna necessità di governare il panico del piccolo. Abbiamo detto, togliamo dal radar il grosso, il grosso si è già sistemato, il piccolo è quello che è da gestire. Quindi quello che ha 10 mila euro, che sono tutta la sua vita, e si vede una serranda della banca chiusa, giustamente se la prende. Allora se io prendo e garantisco i depositi, vale a dire ti dico “guarda, è inutile prelevare – e lo dicono tutti, non soltanto l'Italia – è inutile che tu prelevi perché nessuno uscirà dall'euro – facciamo il punto di vista assolutamente europeista, perché ad un certo punto nel mondo bisogna prevedere anche l'imponderabile – se anche capitasse che per caso si esce dall'euro, i tuoi depositi fino a...”, mettiamo una certa cifra per evitare che uno dopo ci depositi 80 miliardi. Adesso sono circa 100 mila euro la garanzia sui depositi, tutto sommato è più che abbondante, la garanzia statale, però la garanzia statale ti garantisce il rimborso, non ti garantisce da eventuali conversioni; io ti posso poi ridare l'equivalente in lire, che è quello che la gente vuole evitare. Invece io ti dico “no, guarda, viene mantenuto esattamente nella valuta dove sono”. Io domani passo alla... non chiamiamola lira perché la gente si confonde, passo al fiorino, che è la nuova valuta dell'Italia...
MESSORA: Chi sei? Dove Vai? Un fiorino!
BORGHI: ...un fiorino, esatto! Che per le tasse infatti
viene bene. Passo al fiorino e se io avevo 8 mila euro sul conto corrente,
rimangono 8 mila euro, così come mi rimarrebbero i dollari che avevo
depositato. Cioè se io ho un conto corrente in dollari e ce ne sono su 3 mila,
rimangono dollari. È evidente che questa cosa ha un costo. Perché? Perché trattare il denaro depositato in una banca
come se fosse in una cassetta di sicurezza è scorretto. I soldi che io deposito
in banca non sono in una cassettina. Se fossero in una cassettina, come sono i
titoli, a quel punto non ci sarebbe dubbio: sono lì, non me li devi convertire.
Nessuno ci perde e nessuno ci guadagna perché il foglio di carta è uno
strumento di pagamento, non è una cosa che arriva dal cielo oppure che comporta
che qualcuno ci perde e qualcuno ci guadagna. Sono lì. Invece però la banca con i soldi che io deposito, a sua volta
presta denaro ad altri. Se io converto... Per farla molto semplice, io
deposito i soldi e la banca poi fa un mutuo a uno, con i soldi che sono
depositati, e glieli eroga...
MESSORA: Non solo. Poi c'è il meccanismo della riserva frazionaria: quindi ne può creare di nuovi.
BORGHI: certo. Però in ogni caso poi ci sono anche... anche
questa roba qua: tante volte è eccessivo come pensiero, perché la banca sa benissimo che il deposito in contanti può essere prelevato
in qualsiasi momento, quindi non è che può farci più di tanto affidamento,
infatti non fa parte di nessun capitale di garanzia né niente. Comunque, fatto
sta che io prendo, per semplificare, deposito mille euro in banca e questi
mille euro vengono dati a un mutuo. Se c'è una conversione, il mutuo ovviamente
deve essere convertito anche quello,
perché non è possibile che io ti mantengo la passività in euro e dall'altra
parte invece lo stipendio te lo pago in lire, perché a quel punto lì poi
rischio che uno si butta dalla finestra. Un cosa simile è successa ai tempi del
'92 quando c'era la gente che aveva
i mutui in Ecu. Nel qual caso invece
non c'era speranza, perché non c'è stato il cambio di valuta, c'è stata
semplicemente una svalutazione della lira. Allora il tuo stipendio si è
svalutato, il tuo mutuo in Ecu invece si è rivalutato e chi aveva – poveretti!
– i mutui in Ecu comprati perché i tassi di interesse erano più bassi, è stato
fregato. Nel caso di ridenominazione integrale della valuta questo non può
capitare. Per cui il mio mutuo che io
pago alla banca ritorna in lire e si pareggia
con il mio stipendio che diventerà
in lire, a quel punto (in fiorini, scusate). La banca a sua volta non può
ricevere i pagamenti delle rate del mutuo in fiorini e restituire a me gli euro
sul conto corrente: sulla differenza ci perde. Quindi è questa la cifra che deve essere garantita dal punto di vista europeo,
la differenza sul deposito tra la cifra
depositata in euro e l'eventuale svalutazione che ci sarà nella nuova moneta.
Ma è gestibile. Rispetto a tutto il disastro che potrebbe succedere con la
gente che viene presa dal panico e preleva tutto, è molto gestibile. Per il
resto, invece, tutti i contratti, tutti i rapporti, diciamo così, finanziari
passano alla nuova valuta. Io suggerisco...
MESSORA: Quando dici i contratti, i rapporti finanziari, che cosa intendi?
BORGHI: Ogni volta che c'è un rapporto finanziario tra due
persone, tipicamente un debito, principale, oppure un contratto,
somministrazione o quello che è, uno stipendio, una pensione, un contratto di
lavoro, passa in fiorini. Il mio suggerimento, per minimizzare totalmente il
rischio di panico o... no, panico no, il rischio di confusione o bissare altre
cavolate tipo quella della conversione lira/euro con arrotondamenti e
magna-magna, è quello di convertire 1
a 1. Quindi io, molto semplicemente, avevo una pensione di 1.200 euro al mese,
riceverò una pensione di 1.200 fiorini
al mese. Niente deve cambiare. A
quel punto il rapporto poi con l'euro o con le altre monete,
diventa analogo a quello che ci può
essere ora con il dollaro. Noi non è che ci svegliamo ammalati se domani sale il dollaro o scende il dollaro
o se svalutiamo o rivalutiamo rispetto al dollaro. Certo, ci sono delle cose che compriamo in dollari il cui prezzo salirà.
MESSORA: Ecco... Io avevo letto questo interessante scenario proprio sulla possibilità che la Grecia ritorni alla dracma e diceva che tecnicamente la conversione nelle banche è gestibilissima, anche nel giro di 24-48 ore, anche perché tutti i bancomat sono riprogrammabili da remoto, eccetera, e suggerivano proprio quello che dicevi tu, cioè di mantenere un cambio dracma/euro
BORGHI: Io avrei suggerito... Io avevo scritto un articolo
dove suggerivo di farlo, quando dicevo “ragazzi, usciamone prima, finché possiamo”,
di farlo a Capodanno. Lì era proprio perfetto, perché tu hai una settimana
praticamente di chiusura e poi anche contabilmente tu hai un anno che ti inizia
pulito con la nuova valuta.
MESSORA: Infatti lo scenario prevedeva che si fissasse questa conversione1 a 1 sabato e domenica, che i
mercati sono chiusi. Con poi ovviamente la conseguenza che il lunedì mattina,
appena aprono i mercati, la dracma si sarebbe svalutata...
MESSORA: Infatti lo scenario prevedeva che si fissasse questa conversione
BORGHI: Corretto.
MESSORA: ...si pensava, in Grecia, del 40-50%.
BORGHI: Forse anche di più.
MESSORA: Ecco: in Italia invece cosa potrebbe succedere?
BORGHI: "Allora, la Grecia... Loro sono messi
malissimo, diciamolo chiaro. Una soluzione indolore purtroppo non c'è perché al contrario dell'Italia la Grecia importa tutto. Quindi non è che
possiamo dire loro tornano alla dracma e ad un certo punto le loro esportazioni
migliorano compensando i disagi. No, si ritrovano lo stesso a dover ricomprare
tutto, esattamente quello che compravano prima, e tutto gli va a costare tantissimo. Si trova in una
situazione, diciamo peggiore rispetto a quella islandese, nel momento stesso in
cui l'Islanda ha deciso di ripudiare il debito e così via. Perché l'Islanda, anche lì, è un luogo dove importano tutto, a parte il merluzzo e
il muschio non hanno molto, però almeno hanno
l'energia geotermica e stanno al caldo. Lì devono confidare sul clima,
perché poi loro importano tutto. In realtà se noi guardiamo la bilancia dei
pagamenti, da quando la Grecia è entrata nell'euro ha accumulato una serie di
deficit pazzeschi, perché tutto è diventato molto conveniente per loro dal
punto di vista di acquisto, potere di acquisto su beni esteri, e quindi tutta
l'economia si è spostata sull'importazione; comprano tutto. Il risultato è che
appunto è un paese che domani si trova ad avere la pizza di fango come moneta e
con questa pizza di fango deve comprare beni esteri che giustamente la pizza di
fango non la vogliono. Quindi rischia di avere una svalutazione molto molto
pesante. Infatti è un problema. Io non lo so sinceramente come fare uscire in
maniera... Cioè, per me bisognerebbe fare un Piano Marshall, cioè, vale a dire,
l'unica maniera per minimizzare il danno alla Grecia, non è neanche “esci tu
Grecia”: “esci tu Grecia” e il giorno dopo sei nella miseria, ma pesante!
Rimani? Sei nella miseria lo stesso, perché abbiamo visto dove ti stanno
portando. Bisognerebbe riconoscere: ragazzi, voi avete fatto la vostra, noi
abbiamo sbagliato, facciamo come se fosse un paese dopo i bombardamenti, cose
di questo tipo, e ritiriamolo su con investimenti diretti. Per l'Italia è molto differente. L'Italia ha una bilancia dei pagamenti che è grossomodo
in pareggio, leggermente in deficit perché ovviamente stiamo andando anche
noi su questa china. Il risultato comunque è che la nostra bilancia dei
pagamenti, quindi il quid pro quo che io pago con le importazioni rispetto a
quello che esporto è grossomodo in leggero deficit, ma grossomodo in pareggio.
Quindi cosa succede? Succede che se io
domani svaluto, non posso svalutare di troppo, perché se svaluto di troppo
mi fanno un regalo superiore rispetto a quello che in realtà è il danno, perché
io devo sì importare energia, perché
quella per vari motivi, non ci piace il nucleare, non ci piace questo, non ci
piace il rigassificatore, non ci piace la Libia perché...
MESSORA: Dovrebbe piacerci il sole e non ci piace neanche
quello...
BORGHI: Non ci piace neanche quello perché deturpa il
paesaggio, il risultato è che l'energia, quella ci serve.
Certo, poi l'I-pad e tutte quelle cose lì ce le
dobbiamo importare e va bene, okay.
MESSORA: Ma anche no.
BORGHI: Ecco, nel senso non è che il dramma “non ho
l'I-pad nuovo”, oppure se lo devo comprare invece di pagarlo 300 lo devo pagare
700. Cioè, alla fine ce ne potremmo fare anche una ragione. Altrimenti buona
parte delle altre produzioni che noi importiamo in questo momento, sono tutto
sommato sostituibili con produzioni interne. Esempio tipico, una delle
grandissime cose che importiamo sono le autovetture.
Ora non è che mi sta simpatica la Fiat, sinceramente no, però è evidente che se
io bene o male posso comprare una BMW rispetto a un'altra macchina italiana,
che costano più o meno così, magari compro la BMW. Se vedo che la BMW improvvisamente costa il doppio, comprerò una macchina italiana, ma in giro vado, ecco, cioè non è che cambia qualcosa. A quel punto
lì succede una cosa magica. Vale a dire, io
italiano invece di comprare la macchina straniera compro la macchina
italiana. Gli stabilimenti cominciano a funzionare, assumono gente.
Allora a questo punto l'operaio invece di essere
andato in cassa integrazione diventa assunto e fa pure gli straordinari e la
compra anche lui la macchina, no? E a sua volta riparte il mercato interno.
MESSORA: Perché finché
tu compri sul mercato interno, la svalutazione del fiorino, il nuovo fiorino nei confronti dell'euro o del dollaro non ti pesa più di tanto.
BORGHI: Assolutamente no. Se io ho l'albero di pesche in
giardino e le pesche le vendo sul mercato, a me cosa me ne frega? Nel senso,
posso avere come unità di conto quello che voglio, ma in realtà il prezzo che
esigo è sempre quello, non mi muta. Mi muta l'energia, mi mutano certe cose che
importiamo e che o abbiamo smesso, perché a questo punto... vedi i computer.
Non è che non ce li avevamo i computer, i computer ce li avevamo sì, però ad un
certo punto abbiamo deciso che era meglio comprare quegli altri che erano più
convenienti, costavano meno.
MESSORA: Ti riferisci a Olivetti?
BORGHI: Beh, sì. Ma tante produzioni che abbiamo
delocalizzato, lasciato e cose di questo tipo, ad un certo punto noi
svalutiamo. La notizia più negativa per tutti, ad un certo punto, chi è che si sveglia male il giorno dopo che
noi abbiamo svalutato? Si sveglia male chi ha titoli italiani all'estero. Quindi il tedesco che ha l'obbligazione italiana a quel punto si arrabbia
perché dice “caspita, io ti ho dato gli euro e tu mi ridai le lire e in questo
momento sono svalutate e quindi io vado a scendere”, e secondo me quello è
gestibile, perché per me si incavola meno di quello che si incavolerebbe invece
chi aveva i titoli greci e che per riuscire a portare avanti le loro grandi
idee e così via, se le è trovate valutate del 70%. Basta chiedere a un
risparmiatore per vedere che meraviglia è stata questa gestione del debito
estero. Quindi se dice “va bene, guarda, sono sicuro che mi ridai 100, ma me ne
ridai 100 con una valuta svalutata del 20” , va bene. Cioè secondo me non stiamo troppo distanti da quanto
già adesso è svalutato. Dall'altra parte però si incavola, e di molto, la
fabbrica di automobili tedesca. Perché la fabbrica
di automobili tedesca che era abituata a vendere le sue macchine - più
belle, fatte meglio, quello che vogliamo - a costi assolutamente competitivi in Italia, si trova che i
suoi listini vanno su del 20%, allora se vuole abbassarli deve ridurre i suoi profitti e che invece la
produzione domestica italiana diventa più competitiva, sia domesticamente
parlando e soprattutto nel suo mercato interno. Perché a quel punto lì uno dice
- supponiamo lo scenario distruttivo - svalutiamo del 70%. A quel punto in
Germania una Ferrari costa come una berlina, la tre volumi. Allora mi compro la
Ferrari! A parità di prezzo. A Maranello devono fare supplemento di assunzioni.
Quindi in realtà, secondo me, funzionerà
come nel '92, cioè al momento panico, vale a dire un 20% di svalutazione, poi quando vedi che l'Italia riprende e le
cose sono immediate, noi basta che ci prendiamo la bilancia dei pagamenti storica italiana, dell'Europa anzi,
mettiamola così, dal '90 ad oggi – i
numeri sono lì, non è che me li invento – dal '92, quando noi abbiamo
svalutato, passare dal deficit a
bilancia dei pagamenti attivo, è stato immediato. Tutti gli anni
successivi, dopo il '92, ci sono stati pesanti attivi di bilancia dei
pagamenti. L'effetto del cambio è pazzesco.
Così se noi ci prendiamo gli stessi dati e vediamo
cosa succede il giorno in cui entriamo nell'euro, facciamo conto nel 2001, nel
2000-2001 c'era una quasi totale convergenza, più o meno quasi tutti erano più
o meno in pareggio come bilancia dei pagamenti, qualcuno più qualcuno meno.
Entrano nell'euro e vedere la Germania che si gonfia come un pallone, Germania e Olanda, insomma i suoi satelliti, e tutti gli altri paesi invece
che vanno istantaneamente in deficit crescente è una sola cosa. Perché? Perché sono migliori e hanno trovato per la prima volta un mercato aperto senza nessuna
svalutazione. Quindi è l'effetto
cuculo, quello che io chiamo. C'è un nido dove ad un certo punto alcuni
sono più deboli e uno è più forte, non perché bara, non perché ruba, per meriti
suoi, è più grosso; la pappa se la mangia tutta lui, diventa sempre più grosso,
gli altri diventano sempre più deboli. A quel punto poi partono le angherie,
perché “tu cosa hai fatto?”, “tu sei debole”.
Quando ero in trasmissione a Omnibus la settimana
scorsa c'era il giornalista tedesco che diceva “perché voi avete fatto il debito pubblico, lo avete gestito male”. È vero, ma non è quello il problema. Vai a dirlo all'irlandese. Non ce l'aveva il debito pubblico e soprattutto non ha la riforma del lavoro.
MESSORA: Vai a dirlo ai giapponesi che hanno un debito pubblico mostruoso.
BORGHI: Vai a dirglielo al giapponese che ha il debito
pubblico mostruoso. Ma io sto nell'area dell'Europa. Io prendo l'Irlanda e prendo l'Inghilterra. Tutte e due non hanno certo bisogno di fare le riforme
del lavoro che chiedono a noi, l'Art. 18 o cose di questo tipo. La gente la
licenziano quando vogliono, quindi non c'è problema. L'Irlanda licenziava la gente quanto voleva, tasse basse, perché tasse storicamente basse e quindi neanche da
dire “abbassiamo le tasse che cambia tutto”, competitività notevole su tutti i mercati, era la “tigre celtica”,
la definivano, il debito pubblico era zero, il 20%, quindi una roba...
virtualmente zero il debito pubblico. Perché
sono nei casini? E perché invece
l'Inghilterra che ha, se contiamo il debito,
quello che ci ha messo dentro per salvare le banche, siamo al 140%, quindi peggio di noi, un'industria che è un'industria principalmente finanziaria, non sei esattamente messo bene. Sei in una crisi finanziaria
mondiale e la tua industria principale è l'industria finanziaria! Cioè, posso
capire se tu facessi i broccoli o qualcosa del genere, che magari possono andar
di moda, ma fai banche e le banche sono quelle che stanno andando malissimo,
eppure tripla A. Perché? Ci sarà un motivo! Stessa cultura anglosassone, stesso tipo di lavoro, uno zero debito, l'altro un casino di debito e così via, uno tripla A, l'altro fuori dai mercati. Cioè in questo momento
l'Irlanda è messa molto peggio di noi. Guarda
caso uno aveva la sterlina e l'altro aveva l'euro. A uno verrà qualche
sospetto, no, che forse i ragionamenti che dicono sulle nostre colpe – che ci
sono tutte, eh! - magari non c'entrano. È la stessa roba, io ogni tanto faccio
questo parallelo, c'è una scialuppa con un buco fatto da uno, vale a dire il
tedesco, con un trapano. Il buco fatto nella scialuppa dal tedesco col trapano
è stato dire i titoli di Stato greci non si rimborsano perché devono “share the
burden”, si diceva, cioè bisogna ripartire la perdita su chi li ha comprati. A
quel punto tutto è diventato opinabile. Dice “come share the burden? Io ho dei
titoli di Stato, questi per me sono contante. Se tu mi dici che io rischio di
share the burden, allora a questo punto rischio anche con gli italiani, rischio
con gli irlandesi, e così via”. Quindi il buco lo ha fatto la Germania e gli
altri che applaudivano, quindi va bene. Allora c'è il buco, entra l'acqua, la
barca affonda e la gente ti rimprovera i tuoi peccati: tu hai rubato, tu hai
tradito la moglie, tu sei grasso. E noi abbiamo questo curioso, spettacolare
atteggiamento di dire “è vero, sì, è vero. Ho tradito la moglie, ho rubato”.
Abbiamo delle colpe? Certo che ce le abbiamo. Ma il problema non è originato
dalle nostre colpe e dai nostri casini. Fino a sei mesi fa quelli dell'Unione
Europea che venivano in Italia... sei mesi fa no, prima che iniziasse il casino
sul debito sovrano, tutti quelli dell'Unione Europea che arrivavano dicevano
“complimenti! Meraviglia!”. Leggiamoci
tutti gli editoriali di Monti. Gli editoriali di Monti sul “il Corriere”,
per dire, uno che ogni tanto ha pure l'impudenza
di dire “è colpa di chi ci ha
portato in questa situazione, è colpa di chi ci ha portati in questo momento”.
Bene. Tu da commentatore indipendente
hai una fila così di editoriali dove dicevi “bravissimo Tremonti. Complimenti.
È vero. La gestione finanziaria, nonostante le voglie di tutta la sua
squinternata squadra che gli vorrebbero far fare delle cose stranissime – cose
di questo tipo – è stata tenuta in maniera esemplare. Reggiamo meglio degli
altri”, e così via, “però bisognerebbe fare molto di più per la crescita”, e
così via. Quindi i conti erano in ordine.
MESSORA: Quindi? Colpo di Stato?
BORGHI: colpo di Stato... No, io penserei più ad annebbiamento collettivo e non volersi rendere conto della natura vera
dei problemi. L'europeismo in sé e
per sé è un'ideologia. Mi sono reso conto, vedendo della gente bravissima
che stimo, dice “ma io sono europeista!”, come per dire “io sono cattolico”.
Allora a quel punto è inutile che tu mi spieghi l'impossibilità di risorgere e
cose di questo tipo, io sono cattolico e quindi io a quello devo credere. Io
invece sono pratico e cerco di capire dove sono i problemi e dove
sono le possibili soluzioni. L'europeismo in sé e per sé sta diventando un
altare su cui tanta gente, e Monti io sono convinto che sia in buona fede, uno
degli europeisti in buona fede, quindi dice “no, bisogna fare così”. Il
problema è vedere se sono praticabili le altre strade. Ci sono altre strade? Sì, ci sono altre strade. C'è l'integrazione
totale. Diventiamo gli Stati Uniti
d'Europa, a quel punto noi saremo la
Calabria dell'Europa, e a quel punto all'interno di uno stato unitario ci
sono anche i trasferimenti. Così come la Calabria non ce la farebbe a competere
contro la Lombardia per tantissimi motivi, capita che all'interno dello stesso
territorio ci siano dei trasferimenti di denaro. Sono troppi, sono gestiti
male, il problema dei trasferimenti che poi la gente se li fuma o vanno alla
criminalità o vanno nei forestali o cose di questo tipo, è vero. Questo è tutto
un ordine di problemi, ma così è. La Calabria non dovrebbe, non potrebbe
altrimenti, all'interno dello Stato così com'è, se la Lombardia dicesse “tu
devi competere contro di me”, non ce la fa o quantomeno non ce la farebbe in
tempi brevi. Allora ci sono i trasferimenti di denaro. Allora è possibile che noi possiamo andare verso un'Europa
integrata, totalmente integrata, dove la regione
ricca paga per il costante deficit di quella povera? Se noi pensiamo che è
una cosa possibile, che sia accettata dai tedeschi o cose di questo tipo,
benissimo, cioè andiamoci, rimaniamo, facciamo gli Stati Uniti d'Europa, se
sono tutti contenti e soprattutto lo votano, perché fino adesso è una cosa che
è stata fatta tutta, tutta totalmente sopra la testa della gente, benissimo. Se
così non è, prima o poi bisogna venire a una. Perché se anche, per dire, domani
risolviamo il sintomo, vale a dire diciamo che la Banca Centrale Europea garantisce illimitatamente per tutti i
debiti nel caso monetizzando, allora a quel punto lì cosa succede?
Istantaneamente tutti i titoli vanno a
100, perché a quel punto non ci sarebbe più il rischio di non vederselo
ripagato, perché molto semplicemente il denaro per ripagare il debito verrebbe
creato dal nulla. Però ciononostante, se anche facciamo così, si sistema tutto
il problema del debito, siamo tutti
a posto, ma gli sbilanci tra le bilance
commerciali di una zona con una moneta più debole rispetto alla sua economia
e una zona con una moneta più forte rispetto all'economia rimangono.
MESSORA: cioè, non essendoci un'integrazione tra le politiche e le cose fiscali non c'è speranza...
BORGHI: Alla fine ci grecizzeremmo ancora di più. Vale a dire che tutte le nostre imprese chiuderanno perché ci risulta più comodo fare una cosa del genere...
MESSORA: E poi c'è la questione della BCE che molti chiedono che diventi una specie di FED, che agisca come prestatore di ultima istanza, eccetera...
BORGHI: E' evidente. Infatti è quello a cui accennavo. Se
io ho un debito nei confronti tuoi e non mi paghi, ti porto dal giudice. Se il
giudice dice che ho ragione, e di solito lo fa, comincia già subito con il
decreto ingiuntivo, quindi è quasi invertito poi l'onere della discolpa, io
pignoro la casa. A meno che poi uno cerca di mettersi in salvo con cose
illegali, però tu hai diritto sui beni di quell'altro che non ti paga. Il titolo di Stato è molto differente rispetto al debito
della società privata, perché io non
posso andare a pignorare la Torre di Pisa.
Quindi se lo
Stato italiano non mi paga, io non ho beni reali su cui andarmi a rivalere.
In realtà domani lo Stato potrebbe svegliarsi e dire “io non pago nulla dei
miei debiti” e tu non potresti farci nulla, cioè sei lì e dici “eh?”. Così come
ha fatto l'Argentina, ad un certo punto si è svegliata e ha detto “ti do tot,
il 20% su quello che avevi” e ci sono cause ancora adesso, ma o accettavi o
accettavi, insomma non è che puoi fare molto. Proprio per questo motivo, dato che
il titolo di Stato, il debito dello Stato non è garantito da nulla, dall'altra
parte c'è una garanzia implicita che è quella della banca centrale. Vale a
dire, è vero che non è garantito da nulla, ma in ogni caso, essendo che sono io
che produco la moneta, stai tranquillo che questi soldi che sono da prendere
alla scadenza io te li do. Il tuo problema al massimo è la svalutazione.
Nessuno ha mai... Cioè, quando anche eravamo messi male, negli anni '70 o negli
anni '80, quando facevamo il debito a manetta, Craxi e compagnia bella, nessuno
ha mai preso in considerazione l'ipotesi che il titolo di Stato non venisse
pagato, cioè non c'è mai stato il concetto dello spread. È la novità attuale.
Tutti dicevano “va beh, al massimo svalutiamo, al massimo ci sarà l'inflazione”.
MESSORA: Il problema è la perdita della sovranità monetaria.
BORGHI: Certo. Quando noi abbiamo fatto questa simpatica
cosa di lasciare poi la produzione, la gestione della moneta a un organismo
esterno, è stato come avere solo debiti in valuta estera.
MESSORA: Senti, Claudio, ma tecnicamente come si fa a svalutare?
BORGHI: E' molto semplice, perché i tassi di cambio di una
moneta nei confronti di un'altra sono dati dal mercato. Quindi il dollaro nei
confronti dell'euro ha un rapporto che è dato dal mercato, non è dato, fissato
da qualcuno. I tassi di interesse sono fissati in maniera arbitraria e non
dalla BCE.
MESSORA: Cioè più c'è gente che compra dollari più questo...
BORGHI: Se io penso che tutto sommato ho delle prospettive
migliori o cose di questo tipo sul dollaro... Di solito questi tassi hanno sotto delle transazioni, vale a dire quanto più io compro dei beni americani, quanto più io comprerò dei dollari sul mercato, perché li devo
pagare con dollari, non me li vendono in euro. Allora a quel punto cosa
succede? Se tutta l'Europa si mette a
comprare beni americani e non viceversa, il dollaro sale nei confronti dell'euro perché tutti comprano roba.
Allora a quel punto cosa succede? Io americano cosa posso fare? Posso prendere
e stampare dollari, che è un po'
quello che fanno i cinesi. Per i cinesi cosa
succede? Tutto il mondo compra le robe
da loro e loro per evitare di fare
apprezzare tanto la loro moneta cosa fanno? Stampano la loro simpatica moneta. Svalutano, in modo tale da non
farla rivalutare più di tanto, cioè la tengono controllata. A quel punto però
cosa succede? Succede che se tu continui il tuo problema... perché se no
sembrerebbe facile, il tuo problema è
l'inflazione. Giusto per... Facciamo a capirci. Allora, 50 euro. Questa qui
è una cosa un po' strana, perché l'euro innanzitutto è un pezzo di carta e vale
come un pezzo di carta. Cos'è che gli dà valore? In teoria se uno guarda questa
cosa non si capisce, perché è una delle poche monete al mondo dove non c'è
scritto a cosa serve. C'è scritto “euro”, “BCE” da tutte le parti e basta,
altrimenti ci sono ponti e finestre che, quello che dico io, sono due luoghi da
cui normalmente la gente si butta e quindi non butta bene. Se io prendo un
soldo vero, vale a dire quello americano, per esempio, c'è scritto “this note
is legal tender for all debts public and private”, vale a dire “questa roba qua
mi serve perché con questo ci pago i debiti”. Allora cosa succede? Cos'è il
debito più grande di tutti? Il debito
più grande di tutti sono le tasse, perché alla fine ogni anno tu inizi con
un debito nei confronti dello Stato derivante dal livello di tassazione che tu
devi fare. Lo Stato non accetta in pagamento le forme di parmigiano, l'oro o
qualche altra cosa, se tu devi pagare le tasse devi portargli la banconota.
Quindi ha valore perché tu con quella ci paghi i debiti e segnatamente il
debito più grande di tutti sono le tasse. Quindi è lo Stato stesso che dà
valore a questa simpatica cosa. Per cui in generale, essendo poi che le tasse
sono espressione dell'economia, quanto più è grande l'economia di un paese
quanto più poi sarà il suo prelievo fiscale e così via, la tua banconota in sé
e per sé, o in generale i tuoi soldi che hai sul conto corrente, sono
rappresentativi di qualcosa. La massa di tutti i dollari, la massa di tutti gli
euro, la massa di tutti i renminbi sono rappresentativi del valore delle
economie da cui essi sono prodotti. Se io prendo e ne stampo... diciamo parto
tutto con i dieci gettoni, quindi dieci euro e dieci dollari, se io ad un certo
punto domani mi sveglio e dico “raddoppio tutti i dollari che ci sono”, quindi i dollari da dieci diventano venti, io non
ho creato nessuna ricchezza. Prima per comprare una pesca ci voleva un
dollaro, il giorno dopo ce ne vogliono due. È un metodo di pagamento. Quindi io
posso aver stampato il doppio di dollari che ci sono e il dollaro
automaticamente si svaluta del 50%. ma ce ne vogliono due...
MESSORA: Perché c'è un passaggio intermedio, cioè si crea inflazione perché essendoci più disponibilità a comprare delle merci, chi vende queste merci se ne approfitta perché dice “la compri? La vuoi? Allora te la aumento”. Giusto?
BORGHI: E'evidente. Cioè io accetto quel pezzo di carta,
invece di accettare la pecora o cose di questo tipo, perché poi a mia volta io
posso andare e comprare qualcosa. Se domani tutti si svegliano e tutti i nostri
soldi sono raddoppiati, non siamo un paese più ricco. In un'economia chiusa,
mettiamola così, semplicemente i prezzi raddoppiano anche quelli, perché ad un certo
punto quello che vende dice “senti, guarda, facciamo così, io invece di vendertela a uno te la vendo a
due” e questo dice “ma sì, io ce li
ho. Ho raddoppiato”, quindi li compra. Automaticamente
i prezzi sono raddoppiati di tutto. Questa è l'inflazione. Dall'altra parte
le grandezze, sempre monetarie, se raddoppiano una nei confronti dell'altra non
ti cambieranno mai il dollaro, che è raddoppiato in numero, per lo stesso
numero di euro. L'euro a quel punto diventa l'equivalente di una pesca, cioè di
una roba da comprare. A quel punto ce ne vorranno due per comprare uno e quindi
hai la svalutazione. L'aspetto negativo
dello stampaggio di moneta abbiamo detto è l'inflazione. L'inflazione è una
rottura di palle discreta, cioè l'inflazione non è una cosa che uno deve
volere, perché l'inflazione è una
ridistribuzione della ricchezza arbitraria. Se io ho l'inflazione cosa
succede? Succede che se è un debito sono favorito, se è un credito sono
sfavorito, perché io ho prestato a te mille e il giorno in cui te l'ho
prestato con quei mille ci potevo comprare mille pesche. Se ad un certo punto
parte la svalutazione, l'inflazione e cose di questo tipo, quando tu mi
restituisci i mille, dopo cinque anni, io però con quei mille lì invece di
comprarci mille pesche ne compro cento. È andata bene a te che avevi il debito
e mi restituisci un minor valore, è andata male a me che avevo invece prestato.
Va bene a me che ho beni reali, va male
a te se hai uno stipendio fisso, perché lo stipendio fisso difficilmente
viene adeguato con la stessa velocità con cui poi salgono i prezzi. Quindi ci
sono dei trasferimenti non desiderabili, ecco, di ricchezza tra le persone. In
questo caso abbiamo visto che infatti è una delle cose su cui tutti cercano di
combattere. Il mandato della BCE non
è quello di salvare l'Europa o cose di questo tipo, è di mantenere l'inflazione sotto al 2%. Questo è il mandato tipico
della BCE. Che dopo tu per ottenere
quello non stampi più soldi, tieni alti i tassi di interesse facendo strozzare
l'economia o cose di questo tipo, pazienza, perché quello lì è il primo
obiettivo. Recentemente stiamo vedendo che tanti di questi timori inflattivi,
vale a dire di rialzo dei prezzi, non sono fondati, perché la gente si
dimentica sempre la seconda parte della gamba, vale a dire c'è sì l'equazione
sullo stampo moneta e prezzi, ma dall'altra parte c'è anche una formula
altrettanto valida che mette in relazione l'inflazione con la disoccupazione.
Vale a dire, se io sono in un paese dove c'è una forte disoccupazione e così via, è molto difficile che parta l'inflazione, perché significa che la
gente non ha i soldi per comprare fisicamente le cose, io sono disoccupato, non
ho reddito, non sale il mio reddito e se tu mi fai salire le pesche io non te
le compro; allora io negoziante, piuttosto di mantenere la pesca invenduta,
terrò bassi anche i prezzi. Per cui combinato questo, quindi alti tassi di disoccupazione, con un efficientamento molto forte delle produzioni a basso costo e così via,
che quindi spingerebbero invece ad abbassare i prezzi dei beni, ottieni
che abbiamo cose come la Cina, che secondo me, anche se dati non ci sono,
stampa soldi più di quanti noi possiamo immaginare, eppure ha una discreta
inflazione interna, perché sulla Cina siamo a buoni livelli di inflazione interna,
ma non così distruttiva o così alta come invece potrebbe essere. Nel '92 tutti
dicevano “ci sarà un'inflazione catastrofica a seguito della nostra
svalutazione” e similari, invece abbiamo visto che non c'è stata.
MESSORA: Tornando alla nostra conversione euro/fiorino, per non dire lira, c'è un altro nodo che si teme, cioè l'aumento della benzina. Perché tu parlavi di energia, poi c'è anche il petrolio. Però anche qua tu hai una teoria particolare.
MESSORA: Tornando alla nostra conversione euro/fiorino, per non dire lira, c'è un altro nodo che si teme, cioè l'aumento della benzina. Perché tu parlavi di energia, poi c'è anche il petrolio. Però anche qua tu hai una teoria particolare.
BORGHI: Il fatto è che c'è una fiscalizzazione clamorosa in Italia sulla benzina e non lo sto
scoprendo io, da accise che coprono la guerra dell'Etiopia e così via, il
risultato è che se noi prendiamo un
litro di benzina due euro, per semplificare possiamo dire che uno e mezzo sono tasse e mezzo è il costo della
benzina, in realtà un pochettino di più, però giusto per capire dove voglio
andare a parare. Supponiamo che svalutiamo
del 50%, cosa che, ripeto, non è assolutamente nel radar, perché io stimo al 20%, ma facciamo un regalo
alle nostre aziende che a quel punto lì comincerebbero ad esportare e ad
assumere talmente tanta gente che arriverebbero i flussi migratori dal resto
dell'Europa, e rimaniamo, ipotizziamo questo curioso 50%. A questo punto
significa che della componente oil, cioè del nostro prezzo del litro di benzina, da 50 passa a 75 centesimi perché svalutiamo del 50 e quindi dobbiamo pagarla in dollari e invece di pagarla 50 centesimi la paghiamo
75. Calo di 25 centesimi le accise
e il prezzo alla pompa non cambia. Quindi abbiamo un margine così clamoroso di
tasse assurde da ridurre potenzialmente sul prezzo...
MESSORA: Noi paghiamo ancora la guerra dell'Abissinia sulle accise della benzina.
BORGHI: Sì, appunto. Noi abbiamo un margine così clamoroso
che il disagio, cioè scene tipo 10 dollari... dieci euro al litro che ogni
tanto vedo da persone che fanno scenari catastrofisti su quello che potrebbe
succedere una volta usciti dall'euro, non sono assolutamente realistici, per
arrivare anche soltanto a 3 euro, per dire, che sono delle cose quasi inconcepibili,
non ne ho idea, dovremmo svalutare del 500%. A quel punto non starebbe in
piedi. La vedo già diversa per la Grecia. La Grecia invece farà una
svalutazione molto pesante, non ha grandi contropartite da offrire in termini
di industrie e così via, quindi praticamente quello che importa alla fine gli
rimane tutto sul gobbo e quindi lì sì sarà un problema, e non ha neanche poi
questo gran buffer fiscale da gestire. Noi invece...
MESSORA: Ecco, per metterci paura, in caso di conversione della valuta, ci dicono che l'Argentina, che pure adesso invece è ripartita, ha un PIL molto elevato, ha comunque passato due o tre anni di fame, di fame nera, dove alla gente si distribuiva il pane perché altrimenti non potevano mangiare. È uno scenario che secondo te ti sembra plausibile in Italia?
BORGHI: Innanzitutto gli enormi sprechi di denaro in
queste crisi vengono fatti in un brevissimo periodo di tempo. Vale a dire,
storicamente lo sperpero clamoroso che poi produce fame, rientro di capitali,
tasse e cose di questo tipo, si ha negli ultimi periodi, ma parlo di mesi se
non di settimane, se non di giorni, quando si cerca di puntellare una
situazione che è insostenibile. Nello specifico ne sappiamo qualcosa proprio
nel '92, vale a dire quando così, in
maniera scriteriata, per riuscire a mantenere il tasso di cambio in parità con
le altre monete, quando era evidente anche ai bambini che questo non avrebbe
funzionato, abbiamo incenerito tutte
le nostre riserve di valuta estera
detenute alla Banca d'Italia, stiamo parlando di miliardi e miliari di cui
nessuno... Chissà come mai quando si
tocca l'argomento – e i responsabili erano due: Amato e Ciampi – quando si tocca l'argomento invece “è una cosa doverosa”, “non si poteva
far altro”, si poteva smettere prima invece di buttare tutti i soldi nella
fornace e di andare. Io ero ragazzino, perché ero fattorino in borsa all'epoca,
quindi io andavo lì ogni giorno per vedere lo spettacolo quando c'era la grida
dei cambi dove tutto il mondo vendeva lire, le comprava tutte la Banca
d'Italia, l'omino della Banca d'Italia lì ai cambi, e tu eri lì a dire “quanto
dura? Quanto dura ancora?”. Io ero un ragazzino, avevo 20 anni, non capivo
niente, eppure ero lì e dicevo “quanto dura? Non può durare”. Quindi se lo
capivo io che avevo vent'anni, a maggior ragione secondo me chi era deputato poi a gestire queste cose, invece di incenerire miliardi di lire di
valute poteva fermarsi prima. In Argentina uguale. Ad un certo punto per
tenere artificialmente il cambio legato, del pesos legato al dollaro, negli
ultimi tempi si era fatto di tutto. Chi dice che l'Argentina è andata alla fame
e cose di questo tipo, è vero, non è che è stato un periodo piacevole per
l'Argentina quello, ad un certo punto, della svalutazione, del blocco delle
valuta, del corralito e così via, e in parte poi lo sconta ancora adesso con
sfiducia nei confronti degli investitori esteri e similari, però manca sempre
l'alternativa. Cioè io sono in una barca che affonda, allora a quel punto lì
dici “caspita, però tu ti butti in acqua e sei tutto bagnato, faceva un freddo
boia, quando sono arrivati con i soccorsi a prenderti avevi le labbra blu” e
così via. Va bene. Ma se stavo dentro una cabina? Cioè non è che le alternative
sono... Uno non dovrebbe neanche trovarsi in queste situazioni, ma una volta
che ti trovi non è che il fatto di vedere che ci sono state dopo delle cose
spiacevoli o similari ti esime dal pensare cosa potrebbero essere invece le
cose se tu non lo facevi. Cioè in questo
momento noi possiamo anche far finta di dire “andiamo avanti così”. Andiamo avanti così e stiamo andando bene?
Chi man mano si trova la fabbrica chiusa, licenziato, a casa, non si fa più
niente, il credito nulla, non c'è certezza sui pagamenti, tasse assurde...
MESSORA: E' quello che chiedevo io venerdì sera a “L'ultima parola”, dicevo “va bene, non si può uscire dall'euro, ma anche se stiamo nell'euro le prospettive sono così tanto più rosee rispetto a quella di uscire?”.
MESSORA: E' quello che chiedevo io venerdì sera a “L'ultima parola”, dicevo “va bene, non si può uscire dall'euro, ma anche se stiamo nell'euro le prospettive sono così tanto più rosee rispetto a quella di uscire?”.
BORGHI: E' quello. Uno ad un certo punto poi alla fine fa
delle scelte. Se non mi dai una prospettiva credibile, a quel punto io devo
cercare un'altra strada. La prospettiva
credibile che mi danno è “basta.
Facciamo le riforme, l'austerità, cose di questo tipo e poi tutto si sistema”.
Ma cosa mi state dicendo? Paradossalmente alcune
delle riforme che tu devi fare diventano
controproducenti. Perché tu supponiamo che oggi schiocchi le dita e dici “da oggi si può licenziare
tutti senza problemi”, e io sinceramente in condizioni normali non sono
contrario a un'impostazione del genere, perché sono liberista e per me il
lavoro dovrebbe essere dato da una contrattazione libera tra le parti e non c'è
nessuno che dovrebbe imporre la propria presenza ad altri. Tuttavia se domani
succede così abbiamo la gente per strada, tanta. Tanta. Senza neanche
possibilità dopo di doverla riassumere o prospettive serie di doverla
riassumere, a meno di... Non lo so. Cioè l'alternativa vera che uno dovrebbe
prendere in considerazione è quella di una progressiva
e costante riduzione dei salari.
L'unica maniera per riprodurre
artificialmente una svalutazione e ritornare competitivi come produzione è
quella che tutti i salari si riducono.
A quel punto, se noi domani riduciamo
tutti i salari del 20% e anche i prezzi,
tutto sommato, possibilmente, delle robe che vengono prodotte, perché quello è,
otteniamo come risultato un qualcosa che un po' assomiglia a una cosa del
genere. È fattibile? Secondo me no. Oltretutto tenuto presente che andrei quasi
ad impostare un discorso di decrescita, perché dopo il 20% ti risistemi e dopo,
fra un po', diventerà il momento di tagliare un altro 5 e così via. Il mondo
come lo conosciamo noi sta in piedi con delle prospettive di crescita. Tu compri una cosa se pensi che sia il momento giusto per farla. Se io penso
che domani sarà peggio di oggi,
questa cosa non la compro oggi e non la
compro neanche domani perché a questo punto domani penserò che dopodomani
sarà peggio ancora e così via.
Risultato:
crollo veloce, ma veloce, di tutto il
sistema. Per cui non sta in piedi.
MESSORA:
Un'altra argomentazione che di solito
coloro che sostengono la necessità di restare
nell'euro, nell'Europa, portano, è quella che il mondo non è più come quello di una volta ma ci sono dei
grandissimi attori, brics, emergenti, sono dei giganti come la Cina, arriva anche il Brasile, e l'Italia sarebbe una
zolletta, un sughero che naviga in maniera fragile su un fiume da sola, invece
l'unica alternativa è quella di mettersi tutti insieme e pararsi le spalle a
vicenda.
BORGHI:
Allora, sono degli scenari da old economy. Vale a dire, se io mi metto a
ragionare anche solo militarmente, sono cose che fanno senso. Se fossimo in un
mondo dove ti conquisti tu con gli eserciti il vicino, è evidente che tu, Stato
del Piemonte o Granducato di Toscana o cose di questo tipo, da solo non puoi
farcela e devi appiccicarti a un altro, che dopo magari ti può anche non stare
simpatico, e quindi in ogni caso uno dice “va bene, se devo fare la guerra
contro l'India, ad un certo punto io, Italia, da sola non ce la faccio perché
questi arrivano e mi invadono in due secondi. Io non sono una minaccia”. Ma
dato che tutto sommato non è così, vale a dire che gli scambi internazionali stanno diventando sempre più liberi e dettati dalla convenienza, gli spazi si sono
molto accorciati e la stessa limitazione
monetaria sta svanendo. Perché, quanti di noi sono andati in Svizzera a
fare la benzina a Chiasso, piuttosto che andare a comprare un vestito al Fox
Town, per dire, cose che sono vicine al confine, e si sono fermati a un
cambiavalute? Nessuno. Uno va là, prende la carta di credito, paga il suo
vestito e torna a casa. Quindi man mano che poi andremo verso la moneta elettronica, la facilitazione
dei pagamenti online e cose di questo tipo, il fatto di dover dire “ma io non
compro da te perché già solo il pensiero di dover cambiare i miei soldi in
lire, prendere quelle banconote strane, poi fare...” A quel punto lì non è più
una limitazione, perché tanto in ogni caso io farei un pagamento elettronico
gestito su circuiti internazionali, così come adesso non è un problema
importare le robe, anche per un privato, comprare le robe direttamente da
qualche parte, c'è il problema dei dazi, però il problema dei dazi poi è un
problema politico, non è un problema di sistema. In questo momento se io voglio
comprare qualcosa da Amazon, devo comprarlo da Amazon.it, non posso compralo da
Amazon.com americano.
MESSORA: Quindi la fragilità economica del singolo staterello rispetto ai giganti tu non la vedi?
BORGHI: Ma
no.
MESSORA:
Resta il problema dell'invasione militare, ma io stento a pensare a una Cina
che viene ad invadere l'Italia. E anche in quel caso, probabilmente, saremmo
comunque in grado di stringere delle alleanze là per là, sul momento, con
qualcuno a cui comunque non starebbe bene lo stesso di avere una Cina ai
confini della Francia.
BORGHI: Certo. Per cui penso sinceramente che il discorso di dire “tu da solo, fragile, che cosa puoi fare?”, mah! Cioè non è che è una cosa che capisco più di tanto. Certo, è molto comodo ed è molto bello Schengen. Il fatto di poter senza problemi viaggiare per tutta l'Europa con un'unica moneta e così via, è stata una cosa che dal punto di vista della civiltà è stata importante. Sarebbe stato anche forse più opportuno che fosse stata vissuta più come un'opportunità, vale a dire tanti giovani di casa nostra invece di aspettare che la fabbrica gli aprisse sotto casa, avrebbero dovuto anche approfittare di più di questa grande libertà e non essendoci il lavoro che andava bene prendere e andarlo a cercare altrove, insomma avere più flessibilità all'interno di un mercato unico. Però, ripeto, sono scelte politiche. Io non voglio pensare che se un domani ci sono diverse monete, automaticamente il fatto solo di avere un diverso strumento di pagamento mi debba automaticamente comportare che io ho della gente coi fucili alle frontiere che dice “tu che cosa fai?” e così via. Così come non ci sono i fucili alle frontiere in questo momento tra la Danimarca e il resto dell'Europa. Loro hanno la corona danese, eppure, guarda caso, non c'è nessuna frontiera fuori dalla Danimarca, sono in Schengen tanto quanto. Così come se io devo andare in Inghilterra, hanno la sterlina eppure non mi risulta che mi sparino se voglio arrivare a Londra o cose di questo tipo. Per cui è fuori dall'unione monetaria europea ma dentro l'Unione Europea. La cosa funziona. Io direi che funzionerebbe anche per l'Italia. Io sono convinto che se ci fosse la lira nord e la lira sud, sarebbe uno degli strumenti di emancipazione del sud, perché a quel punto la spiaggia a Tropea sarebbe molto più conveniente rispetto alla spiaggia in Liguria e a quel punto il ligure magari si sveglierebbe un po' e si metterebbe a dare, per quello che chiede, dei servizi più buoni e d'altra parte Tropea avrebbe tanta più gente che va a vedere quelle spiagge bellissime, sobbarcandosi anche un po' di costo del viaggio pur di avere una convenienza.
BORGHI: Certo. Per cui penso sinceramente che il discorso di dire “tu da solo, fragile, che cosa puoi fare?”, mah! Cioè non è che è una cosa che capisco più di tanto. Certo, è molto comodo ed è molto bello Schengen. Il fatto di poter senza problemi viaggiare per tutta l'Europa con un'unica moneta e così via, è stata una cosa che dal punto di vista della civiltà è stata importante. Sarebbe stato anche forse più opportuno che fosse stata vissuta più come un'opportunità, vale a dire tanti giovani di casa nostra invece di aspettare che la fabbrica gli aprisse sotto casa, avrebbero dovuto anche approfittare di più di questa grande libertà e non essendoci il lavoro che andava bene prendere e andarlo a cercare altrove, insomma avere più flessibilità all'interno di un mercato unico. Però, ripeto, sono scelte politiche. Io non voglio pensare che se un domani ci sono diverse monete, automaticamente il fatto solo di avere un diverso strumento di pagamento mi debba automaticamente comportare che io ho della gente coi fucili alle frontiere che dice “tu che cosa fai?” e così via. Così come non ci sono i fucili alle frontiere in questo momento tra la Danimarca e il resto dell'Europa. Loro hanno la corona danese, eppure, guarda caso, non c'è nessuna frontiera fuori dalla Danimarca, sono in Schengen tanto quanto. Così come se io devo andare in Inghilterra, hanno la sterlina eppure non mi risulta che mi sparino se voglio arrivare a Londra o cose di questo tipo. Per cui è fuori dall'unione monetaria europea ma dentro l'Unione Europea. La cosa funziona. Io direi che funzionerebbe anche per l'Italia. Io sono convinto che se ci fosse la lira nord e la lira sud, sarebbe uno degli strumenti di emancipazione del sud, perché a quel punto la spiaggia a Tropea sarebbe molto più conveniente rispetto alla spiaggia in Liguria e a quel punto il ligure magari si sveglierebbe un po' e si metterebbe a dare, per quello che chiede, dei servizi più buoni e d'altra parte Tropea avrebbe tanta più gente che va a vedere quelle spiagge bellissime, sobbarcandosi anche un po' di costo del viaggio pur di avere una convenienza.
MESSORA: E addio Garibaldi...
BORGHI:
Non penso che Garibaldi pensasse alle banconote, sinceramente, quando si
metteva nell'idea unitaria.
MESSORA: E all'epoca di Garibaldi non c'erano neanche le agenzie di rating. Perché tu parlavi di guerra. Ma esiste una guerra, allora, portata avanti come braccio armato dalle agenzie di rating?
MESSORA: E all'epoca di Garibaldi non c'erano neanche le agenzie di rating. Perché tu parlavi di guerra. Ma esiste una guerra, allora, portata avanti come braccio armato dalle agenzie di rating?
BORGHI:
Allora, io sono molto poco complottista e penso sempre, normalmente, quando
vedo la gente che fa delle cose molto strane, più che al disegno dei grandi
vecchi penso sempre che siano scemi. Io bene o male sono salito abbastanza
nella mia vita nelle gerarchie anche bancarie. Ho chiuso come managing
director di Deutsche Bank la
carriera, quindi bene o male ne ho viste tante, e in più mi sono fatto anche
tutti club e le associazioni e cose di questo tipo che normalmente magari
vengono viste come...
MESSORA: Tipo?
BORGHI: Ma
non so, Rotary, ne dico uno.
MESSORA: Non mi dire che sei del Bilderberg perché sarebbe una notizia.
BORGHI: No, non sono del Bilderberg, però, tanto per dire, prima del Rotary mi dicevano “ah, ma quelli del Rotary fanno chissà che cosa, para-massoni”. Man mano che poi uno prendeva e saliva, io di grandi complotti ne ho visti pochi, di scemi ne ho incontrati tantissimi. Per cui tendo a pensare che la spiegazione sia la scemenza. Detto questo, le scemenze sono sempre a due facce. Vale a dire, se io trovo uno che si comporta da scemo e gli do credito, a quel punto sono in parte colpevole anch'io, perché altrimenti lo lascio perdere. Le agenzie di rating sono inscusabili, secondo me, su come hanno gestito il sistema del debito sovrano in Europa, perché o evidenziavano, nel momento stesso – cosa che sarebbe stata correttissima – nel momento stesso in cui la Germania ha imposto la perdita sui titoli di stato greci, a quel punto dicevano “Alt! Qui c'è un fatto nuovo. Fino adesso questi erano titoli di stato, quindi considerati sicurissimi, garantitissimi e così via, da questo punto in poi, dato che si prende uno Stato membro e lo si lascia andare per il suo destino, imponendo perdite a chi aveva sottoscritto questi titoli, diventano non sicuri”. Allora a quel punto lì io prendo quelli italiani, quelli portoghesi, quelli spagnoli e cose di questo tipo, prima avevano A e diventano C, perché per me in ogni caso state facendo una cosa strana che non mi convince. Allora in quel caso okay. Poi miglioravano le situazioni, la gente... fosse funzionata l'austerità e cose di questo tipo, te lo tiravo man mano su come rating. Invece cosa succede? Non hanno fatto una piega e hanno cominciato uno stillicidio da A ad A-, tiro giù di uno, man mano che i titoli già crollavano. Allora cosa succede? Tu avevi una roba che già crollava, tu prendevi atto, praticamente, perché invece di essere proattivo in realtà tu stavi registrando un danno che si stava già realizzando, e quindi poi lo amplificavi. È come dire che uno vede la gente che scappa dal teatro in fiamme e “scappate! Le fiamme sono peggiori! Esploderà tutto!” e cose di questo tipo, invece di dire “no, calma che vi fate male”.
MESSORA: Non sono famose per le loro capacità previsionali. Basta considerare che la crisi del 2008 non l'aveva prevista nessuno.
BORGHI:
Assolutamente. Però, vedi, lì c'era un sospetto di conflitto di interessi, vale
a dire, tu avevi che i più grandi
emittenti di questi titoli, subprime e compagnia bella, erano questi operatori che poi pagavano a loro volta la
società di rating. Quindi lì potevi supporre che in ogni caso c'era una connivenza. Per il debito sovrano la
società di rating non incassa nulla, ha solo prestigio personale e così via,
quindi così facendo o non hanno capito prima o non hanno capito dopo oppure non
lo so.
MESSORA: Però anche i paesi emergenti si stanno attrezzando per creare la propria società di rating. Vedi la Cina, è andato Prodi per tirargliela in ballo. Qui c'è qualcuno che dice “facciamoci la nostra società di rating”, una specie di partita a tennis.
BORGHI:
sì, il fatto però è che bisognerebbe che tutti mettano sotto controllo le
proprie emozioni sul rating fino a farle diventare un po' come gli studi
societari sui titoli azionari che ti dicono “compra”, “vendi” o cose di questo
tipo e poi uno è liberissimo di seguirli o non seguirli. Perché costruirsi un
arbitro che ci dica le cose che ci piacciono non è esattamente entusiasmante
neanche quello.
MESSORA: Claudio, prima di lasciarti volevo chiederti il tuo scenario personale su come si evolverà questa crisi.
BORGHI: secondo me non abbiamo tanto tempo. Cioè il fatto già solo che si paventi la corsa agli sportelli e cose di questo tipo, mi fa pensare che prima o poi qualcosa di traumatico succederà. Quindi io sono discretamente ottimista, perché non è che se domani crolla anche in maniera inordinata l'euro o cose di questo tipo moriamo tutti. Si finisce questa pausa di incertezza e dopo si ricomincia a salire, insomma. Quindi penso che la fase di apnea sia vicina alla fine, perché non penso che la situazione attuale sia sostenibile ancora per molto tempo.
MESSORA: Quindi tu credi Grecia fuori dall'euro presto e Italia a seguire?
BORGHI: Grecia fuori dall'euro presto secondo me sì,
più che altro perché noi gli dobbiamo pagare tanti soldi in questo momento di
questo Piano Mashall e la gente non ha voglia di pagarli. Quindi anche qui
stupidità su stupidità. Dall'altra parte la situazione italiana non lo so, ma
mi auspico invece che prima o poi si sistemi in una maniera o nell'altra, o
VOTATA integrazione tra i popoli e governo totale dell'Europa, mi andrebbe
bene, ripeto, basta che mi fanno votare, oppure prima o poi usciremo anche noi.
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