da: Reuters
Approvata
la legge anti-corruzione, i punti principali
Le nuove norme per rendere più efficace la
lotta alla corruzione sono state approvate in via definitiva questa mattina
dalla Camera dopo il voto di fiducia incassato dal governo ieri sera, il terzo
del suo complicato iter parlamentare. Il sì definitivo della Camera è giunto
questa mattina con 480 sì, 19 no e 25 astenuti.
La legge si divide in due parti: una che
rivede fattispecie e sanzioni dei reati contro la pubblica amministrazione e
un'altra che contiene misure di "prevenzione" della corruzione,
attivando nuove procedure e controlli negli uffici.
LE NUOVE MISURE PENALI: LA CONCUSSIONE
SPACCHETTATA
Al vertice della piramide rimane il reato
di concussione, articolo 317 del codice penale, che è distinto dalla corruzione
per il soggetto attivo: nella concussione è il pubblico ufficiale che
costringe, abusando dei suoi poteri, il privato a pagare la tangente; nella
corruzione è il privato che "convince" con denaro o altra utilità il
pubblico ufficiale ad agire nel suo interesse.
La nuova legge tuttavia limita la
concussione alla sola ipotesi che il pubblico ufficiale abbia costretto, con la
minaccia derivante dalla sua autorità, un altro soggetto a pagare. In questo
caso la pena minima è aumentata dagli attuali 4 anni a 6 anni, rimanendo
invariata la massima di 12 anni.
Dalla concussione viene invece scorporata -
è questa la più controversa novità della legge - l'ipotesi di "indebita
induzione a dare o promettere denaro o altra utilità", dove la forchetta
della pena per il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio si
abbassa a 3-8 anni e si prevede una pena anche per il privato (fino a 3 anni).
Chi paga una tangente non perché "costretto", ma solo perché
"indotto" a farlo, non potrà più contare sull'immunità.
CORRUZIONE
Il codice penale non viene modificato in
questo capitolo nel suo impianto originario. Gli interventi normativi
riguardano la sostituzione dell'attuale articolo 318 del codice penale relativo
alla corruzione per atto conforme ai doveri d'ufficio con la nuova fattispecie
di corruzione per l'esercizio della funzione (pena da un minimo di 1 ad un
massimo di 5 anni), in grado di fornire una copertura anche all'ipotesi del
funzionario "a libro paga" dell'imprenditore.
Un forte aumento di pena - si passa da 2-5
anni a 4-8 anni di reclusione - viene previsto poi per la cosiddetta corruzione
propria, quella per effetto della quale il pubblico ufficiale compie un atto
contrario al proprio dovere d'ufficio.
Altri aumenti di pena coprono le ipotesi di
corruzione in atti giudiziari (come l'accusa a Berlusconi nel processo Mills,
poi finita in prescrizione), il peculato e l'abuso di ufficio.
NUOVI REATI: TRAFFICO D'INFLUENZE E
CORRUZIONE TRA PRIVATI
Il reato di traffico d'influenze illecite
punta a colpire soprattutto gli indebiti arricchimenti di chi, sfruttando le
sue relazioni nella burocrazia o la sua posizione di potere, si fa remunerare
un'attività di mediazione, che spesso è la premessa della corruzione.
Il reato è stato però parzialmente modificato
al Senato per proteggere il lavoro legale delle lobby, in quanto la pena da uno
a tre anni riguarda chi prende denaro per una mediazione illecita verso il
pubblico funzionario, ma solo "in relazione al compimento di un atto
contrario ai doveri d'ufficio o all'omissione o al ritardo di un atto del suo
ufficio".
L'altra novità è il rafforzamento della
risposta penale rispetto ai passaggi illeciti di denaro nel settore privato.
L'obiettivo è realizzato attraverso una revisione dell'attuale articolo 2635
del codice civile, chiamato "corruzione tra privati" (pena da 1 a 3
anni di reclusione).
Tra gli autori della corruzione privata la
legge include accanto ad amministratori, direttori generali, dirigenti preposti
alla redazione di commenti contabili societari, sindaci e liquidatori, anche
chi è sottoposto alla direzione o vigilanza di questi ultimi.
La magistratura può procedere su querela
della persona offesa, ma la procedibilità d'ufficio è fatta salva se dalla
corruzione "deriva una distorsione della concorrenza", il che
comprende comunque un largo ventaglio di interventi.
La legge infine amplia il catalogo dei
reati, alla cui condanna segue l'interdizione perpetua dai pubblici uffici: ai
delitti di peculato e concussione, già previsti dalla normativa attuale, si
affiancano la corruzione propria e in atti giudiziari.
NIENTE CARICHE ELETTIVE PER I CONDANNATI IN
VIA DEFINITIVA
Sul fronte della prevenzione, oltre a norme
che limitano il ricorso agli arbitrati nella pubblica amministrazione ed
escludono i giudici dagli arbitrati tra privati, il ddl delega il governo ad
adottare entro un anno dall'entrata in vigore della legge un testo unico
sull'incandidabilità a parlamentare e ad altre cariche elettive di chi è stato
condannato in via definitiva per delitti non colposi.
Il ministro della Pubblica amministrazione
Filippo Patroni Griffi ha detto che il governo, per la sua parte, è impegnato a
rendere esecutiva la delega in tempo per le elezioni politiche del 2013.
La legge prevede inoltre che i condannati
per reati contro la pubblica amministrazione non possano far parte di
commissioni giudicatrici e di quelle che scelgono i contraenti negli appalti
pubblici.
ARRIVA IL WHISTLEBLOWING
Ogni amministrazione ha l'obbligo di
predisporre un piano annuale anti corruzione.
I dirigenti possono essere chiamati a
rispondere di danno erariale e per danno all'immagine della pubblica
amministrazione qualora un reato di corruzione, accertato con sentenza
definitiva, sia commesso all'interno dell'amministrazione in cui operano.
Inoltre viene garantito l'anonimato a chi
segnala illeciti nella pubblica amministrazione, il cosiddetto whistleblower.
Per assicurare più trasparenza nella Pa, le
amministrazioni sono obbligate a pubblicare sui propri siti istituzionali anche
i bilanci e i consuntivi, oltre i costi di realizzazione delle opere pubbliche
e di produzione dei servizi.
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