martedì 13 novembre 2012

Bersani e Renzi, senza dimenticare Vendola: dopo il confronto (ma non solo) a Sky


Rispetto all’articolo tratto da ‘Lettera 43’ (post sotto) dissento sulla sintesi conclusiva: “Matteo Renzi batte Pierluigi Bersani”.

Matteo Renzi si è confermato efficace nei concetti slogan. Il suo punto forte. Se la valutazione è fatta in questo senso non lo batte nessuno e, allora, la sintesi conclusiva dell’articolo è corretta.
Vendola è sicuramente il meno adatto a esternazioni sintetiche, e partecipare a format come quello di ieri sera gli fa solo bene.
Non avevo mai sentito la Puppato che mi pare debba un po’ allenarsi alla sintesi. Tabacci, a parte un po’ di animazione, è quello che mi aspettavo.

Ma, nello specifico, e non solo per ciò che ho visto ieri, queste le mie osservazioni e conclusioni sul duo che dovrebbe contendersi il primato: Bersani e Renzi, per quanto, Vendola piace parecchio ai militanti del Pd e a gran parte di coloro che si sentono di sinistra e potrebbe prendere un bel po’ di voti alle primarie.

Pierluigi Bersani.


Ho trovato il segretario del Pd “tecnico” e, considerando che è il più anziano politicamente, non mi è sembrato “asincrono” rispetto al contesto, per quanto non propriamente tagliato per questo format all’americana.
Rimane il fatto  - e vale per Bersani non certo per Renzi – che dimostrare oggi di aver imparato ciò che si deve assumere dal governo tecnico, cioè un atteggiamento di analisi e identificazione di una possibile realistica soluzione – per quanto questa possa non avere in consenso degli italiani - mi sembra tardivo per ottenere una credibilità a rappresentare il paese.
Pierluigi Bersani mi è parso, sì, quello con il “vestito” più adatto per un ruolo di delega, di rappresentanza degli italiani, ma il suo passato parla più di ieri sera. E’ da tanti anni che fa politica. Ha fatto il ministro. Ma non sono delle 'lenzuolate' – tra l’altro discutibili – a dimostrare che abbia le caratteristiche adatte per fare il capo del governo in questo momento del paese. Perché il suo passato è di politico di sinistra-centro che, insieme al suo partito e ai suoi alleati, non è stato in grado di avviare progetti di cambiamento culturale e sociale, perché non è mai stato veramente alternativo al modello del berlusconismo. Occasioni per dimostrare di essere un’alternativa, Bersani e i suoi “compagni di merenda” ne hanno avute. Sprecate. Inutilizzate. Quando, addirittura, non hanno inciuciato con coloro con i quali dovevano negoziare non calare le braghe.

Matteo Renzi

E da qualche tempo  che si è “spostato a sinistra”. Di un'unghia. Non di più.
E questo perché lui si esprime secondo ciò che si aspetta chi lo ascolta. In base ai voti che vuole trovare. In questo, la copia esatta di Silvio Berlusconi. E, pertanto, per me inaffidabile. Matteo Renzi non dice sempre (voglio essere magnanima) ciò che pensa, ma pensa a ciò che deve dire in base ai suoi interlocutori, in base ai voti che vuole acchiappare per battere Bersani, sicuro che come candidato del Pd vincerebbe le elezioni.
Gli unici momenti di concretezza – seppure macro – sono i compitini fatti da alcuni suoi collaboratori che butta lì senza approfondire. E non è questione di limiti di tempo.
Faccio presente, qualora fosse sfuggito, che il boy scout Matteo Renzi non ha risposto sull’adozione dei figli da parte delle coppie gay. E questo è perfettamente in linea con il personaggio che dice ciò che gli altri si vogliono sentire dire. Non può dire di essere contrario (ora che si è spostato di un’unghia a sinistra per non perdere voti di militanti del Pd), non può dire di essere a favore, perché avrebbe contro certe specie cattoliche. Come ne esce? Rimandando a una fantomatica legge sulle adozioni. Che sarà necessaria, ma che non esclude che si possa, oggi, assumere una posizione precisa sull’argomento “figli a coppie gay”. Io sono e rimango contraria ma non certo perché la gerarchia cattolica lo vieta. .
Perché il cattolico in politica deve pensare e agire come cristiano laico.

Per quanto sopra, Matteo Renzi non può essere per me un politico di riferimento. La mia concezione è esattamente il contrario: un politico deve anche (non solo) sapere comunicare. Ma ciò non significa esternare in base a ciò che il “pubblico” si aspetta o serve per attirarlo e mantenerlo a sé. Significa saper trasmettere le proprie idee, le proprie proposte. Saper spiegare al paese “chi” “cosa” “perché” “come”.
Pierluigi Bersani, diversamente da Renzi – e non lo penso da ieri sera – mi sembra abbia la figura mentale adatta a rivestire un ruolo da presidente del consiglio. Sennonché..il suo passato di sinistra-centro – non certo solo per sua responsabilità – me lo fa scartare, perché da un politico mi aspetto degli errori ma non l’errore costante di far parte di un potere politico che non possiede un modello culturale-sociale che serve a un paese che è in parte povero mentalmente e moralmente come la classe politica che da troppi anni mangia pane a tradimento.

Ultima considerazione su Vendola. Logorroico ma dall’esternazione passionale. A tratti decisamente convincente. Guida una regione, ergo: lo si può anche valutare concretamente nel modo di amministrare. Dissento sui figli ai gay, ma questo non è certo il solo elemento della mia valutazione per un possibile ruolo di presidente del consiglio.
I dubbi su Vendola sono i soliti su certa sinistra: l’incapacità di capire che certi temi non sono di destra, la diatriba “pubblico o privato”. La sinistra non ha mai capito che il pubblico dev’essere applicato con criteri privati. Contrariamente: è assistenzialismo alla D.C, è corruzione, sperpero, incapacità di governare da seconda repubblica. E’ buco di bilancio. E’ voragine di bilancio
Che poi dev’essere colmata con le mie tasse. E di questa politica di “sinistra” ne ho pieni i coglioni. Tanto quanto del modello del berlusconismo. 


P.S: menzione doppia per Vendola. Quando ha detto che a Marchionne non ha mai creduto e quando ha citato come riferimento il cardinale Martini. Ecco, questa è la differenza sostanziale con Renzi. Se lo dice Vendola ci credo. "Arriva" come verità. Se lo dice Renzi, difficilmente mi convince che sia ciò che pensa. 

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