Professioni e liberalizzazioni il bicchiere mezzo
vuoto "Passi avanti troppo timidi"
di Valentina Conte
Liberalizzazioni
flop. Doveva essere una "rivoluzione a 360 gradi". Ma alla fine il
decreto CresciItalia, varato la scorsa settimana, almeno per quanto riguarda il
capitolo dedicato alle professioni, sembra notevolmente ridimensionato.
L’aspettativa dei consumatori era molto alta. L’abolizione totale delle
tariffe, sia minime che massime, anche come solo riferimento, unito all’obbligo
di preventivo scritto, nel quale il professionista doveva indicare gli estremi
della polizza Rc, promettevano bene. All’ultimo minuto, però, quell’obbligo è
sparito, declassato a facoltà e solo dietro richiesta specifica del cliente. Un
passo indietro che rimanda a una serie di domande per ora senza risposta: alla
fine quale sarà il guadagno reale per i consumatori? Pagheremo di meno le
parcelle? Le tariffe e le prestazioni saranno più trasparenti? Il servizio
migliorerà? E quali nuove occasioni si aprono per i giovani? Sarà più facile e
veloce accedere alle professioni?
Il decreto, che ha
appena iniziato il suo iter parlamentare di conversione in legge, introduce
alcune novità anche sul piano di tirocini e praticantati che non potranno
durare più di 18 mesi. E di questi un semestre potrà essere svolto
all’università, sia durante il ciclo triennale che in quello specialistico. O,
in alternativa, dopo la laurea, presso un’amministrazione pubblica.
Tra i
professionisti più toccati dal CresciItalia troviamo notai e farmacisti. I
primi faranno i conti con un ampliamento della pianta organica di 500 unità (in
tutto saranno messi a concorso 1.500 posti entro il 2014, tra vecchi e nuovi).
I secondi dovranno misurarsi con l’apertura di oltre 5 mila nuove farmacie su
tutto il territorio nazionale, ma conserveranno la possibilità di vendere i
farmaci di fascia C con ricetta. Basterà questo per creare più concorrenza e
abbassare i prezzi?
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